Il Porcellum «è un monstrum che non garantisce né rappresentanza né governabilità. Una vergogna, peraltro a rischio di incostituzionalità, che va superata al più presto». La riforma della legge elettorale, una delle ragioni di esistenza del governo di larghe intese, torna in superficie ed è proprio Enrico Letta a tirarla fuori dal cassetto. In un’intervista che uscirà sulla rivista dell’Arel, anticipata da “Europa”, il premier ribadisce infatti l’impegno preso «dinanzi al Parlamento» di abolire una legge assurda, «un sistema elettorale imploso», che dopo le elezioni di febbraio ha provocato il caos. Ma non basta, bisogna cambiare tutta la “governance” istituzionale: «Non dobbiamo cercare scorciatoie e cadere nell’errore di considerare la legge elettorale la causa unica di tutti i mali della politica italiana». È tutto il sistema a non essere più «all’altezza delle sfide con le quali un paese come l’Italia deve oggi misurarsi. Tanto più dopo vent’anni di bipolarismo muscolare e inconcludente che ha inibito ogni serio tentativo di riforma». Parole che arrivano proprio nel giorno in cui il Senato inizia il dibattito sull’istituzione del “Comitato dei 40” per la riforma costituzionale. «Governo e Parlamento — dice in aula il ministro delle riforme Quagliariello — dovranno procedere insieme dandosi il cambio alla guida, come se fossero in due su una Smart».
Il premier, intervistato in serata da Ballarò, insiste anche su un altro punto del programma, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Il governo ha già presentato in Parlamento il suo disegno di legge sull’argomento, ma i partiti — Pd e Pdl — resistono. Per questo Letta ribadisce di essere pronto a usare l’arma finale: «Ho già detto che siamo pronti ad un decreto».
Sulla legge elettorale l’incomunicabilità tra Pd e Pdl resta totale. Ieri il Pd è tornato all’attacco
con Anna Finocchiaro: «Se ci fosse un accordo sulla riforma elettorale, il Porcellum potrebbe essere cancellato anche domani mattina. Io mi auguro che questo possa avvenire il più presto possibile. È fondamentale che il Paese sia messo in salvo nel caso ci fossero elezioni a breve». Ma dal Pdl gli ha riposto il dirimpettaio presidente della commissione affari costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto: «Chi seguita ad incitare il Parlamento a varare al più presto una nuova legge elettorale rischia di alimentare i dubbi sulla reale volontà di centrare l’obiettivo delle riforme». La sensazione nel Pd è che il fronte berlusconiano non voglia toccare nulla nell’attesa della pronuncia della Corte costituzionale che in autunno potrebbe cancellare il premio di maggioranza. A quel punto resterebbe in piedi un Porcellum sfigurato, senza nemmeno il premio, che i critici hanno ribattezzato «Maialinum». Il Pd è pronto al contrattacco e chiederà che la questione della riforma elettorale venga messa al centro dell’agenda parlamentare da settembre. E tuttavia c’è chi, anche nelle file del Pd, dubita della reale volontà del governo di larghe intese di procedere al superamento del Porcellum: «Se Quagliariello — osserva il renziano Roberto Giachetti — teorizza che l’accordo si debba fare nelle segrete stanze dei partiti a me viene il sospetto che si stia costruendo un inganno, ovvero la nascita del Maialinum. È questo che intende Letta? Spero di no».
La Repubblica 10.07.13