Mese: Giugno 2013

"Lavoro, tre linee d'intervento", di Davide Colombo e Giorgio Pogliotti

Sgravi sulle assunzioni dei giovani, semplificazione dei contratti a termine e dell’apprendistato. Sono questi i principali assi d’intervento del pacchetto lavoro che sta avendo un’accelerazione e potrebbe vedere la luce già questo fine settimana, in anticipo rispetto alla scadenza di fine mese, alla quale ha fatto ríferímento il ministro Giovannini con l’obiettivo di «dare un segnale forte nella lotta alla disoccupazione». Le riflessioni dei tecnici ruotano attorno a tre strumenti tradizionali: il credito d’imposta, gli sgravi contributivi (a tempo e con scalettature varie), i finanziamenti in conto capitale ai datori che assumono giovani. Le valutazioni in corso riguardano la quantificazione economica dell’intervento e le compatibilità europee; la durata e la portata delle misure potranno essere definite solo quando si conosceranno i saldi dell’operazione. Tra le ipotesi che stanno prendendo corpo c’è un intervento di fiscalizzazione per due anni degli oneri contributivi a carico dell’impresa che assume un giovane con contratto a tempo indeterminato (per i anno se l’assunzione è con contratto a tempo determinato), intervento che avrebbe un costo complessivo di 1,1 miliardi di euro …

"La messa è finita", di Ilvo Diamanti

Vent’anni dopo la Seconda Repubblica è finita. Questo mi sembra il senso “politico” di questa consultazione. Che ha le specificità e i limiti di un voto “locale”, ma assume comunque un significato politico “nazionale”. Non solo perché ha coinvolto quasi 7 milioni di elettori, in 564 comuni. Tra cui, 16 capoluoghi di provincia e 92 città con oltre 15 mila abitanti. Ma perché, a mio avviso, conferma la svolta dalle elezioni politiche di febbraio. Segna, cioè, la fine della “rivoluzione” partita vent’anni fa, nel 1993, proprio dalle città. Dove, per la prima volta, si era votato “direttamente” per il sindaco. Quando, prima del ballottaggio, Silvio Berlusconi, “sdoganò” i post-fascisti, annunciando che, se, vi avesse risieduto, a Roma avrebbe votato per Gianfranco Fini. Ma la “rivoluzione” si produsse e riprodusse, soprattutto, nel Nord. In particolare, a Milano. La città di Mani Pulite dove Marco Formentini, candidato della Lega, divenne sindaco. Dove Silvio Berlusconi fondò Forza Italia, il suo “partito personale” e “aziendale”. Che l’anno seguente vinse le elezioni politiche. Aggregando Alleanza Nazionale, nel Centro Sud, e …

"L’occasione da non perdere", di Claudio Sardo

Roma torna a sinistra. E i candidati-sindaco del Pd vincono in tutti i Comuni capoluogo chiamati alle urne. Senza le qualità di Ignazio Marino, senza la sua capacità di allargare la coalizione a tanti «irregolari» come lui, la pessima stagione di Gianni Alemanno non sarebbe stata chiusa con un verdetto così drastico. Ma il risultato di ieri ha un’evidente valenza nazionale. Ci sono dentro i meriti personali di Emilio Del Bono a Brescia, di Giovanni Manildo a Treviso (che ha espugnato il «regno» di Gentilini), di Pasquale Cascella, firma storica de l’Unità, a Barletta, di Carlo Capacci a Imperia, di Bruno Valentini a Siena, di Emilio Gariazzo a Iglesias, di Leonardo Michelli a Viterbo, di Paolo Foti ad Avellino, di Simone Uggetti a Lodi, di Valeria Mancinelli ad Ancona. C’è il valore di Enzo Bianco, che tornerà ad essere il primo cittadino di Catania, dopo aver anche lui sconfitto clamorosamente un sindaco uscente di centrodestra. Tuttavia, non era mai accaduto che in una tornata amministrativa il risultato fosse così univoco. Il Pd ha vinto ovunque. …

"La democrazia malata", di Carlo Galli

Dal voto buone notizie. Gli italiani premiano il Pd, gli dimostrano fiducia, nonostante le catastrofi elettorali e postelettorali; del governo con il Pdl danno la colpa al Movimento Cinque Stelle, mentre ai democratici riconoscono semmai spirito di responsabilità; della destra danno un giudizio molto negativo. Dunque, non siamo morti e anzi siamo più vivi e vivaci di Grillo e di Berlusconi. In parte è vero, certamente; ma è anche vero che qui c’è, invece, parecchio da riflettere. La legittima soddisfazione per i risultati conseguiti e per la fiducia di cui il Pd ancora gode, a livello amministrativo, non deve infatti far dimenticare l’altro dato, forse ancora più importante e anzi strategico, di questo passaggio elettorale: che metà dei cittadini non partecipa al voto. Una circostanza non facilmente aggirabile come una curiosità o come una casualità. Si può sostenere, al riguardo, e lo si è fatto, che il voto locale è sempre meno partecipato di quello politico nazionale; che nelle grandi democrazie del Nord e dell’Ovest basse percentuali di affluenza sono la norma, e che ciò, …

"L'Italia non tutela i suo figli. Minori sempre più poveri", di Luciana Cimino

Un «Paese socialmente disintegrato». L’allarme del Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora, che ha presentato ieri al Parlamento la Relazione annuale dei suoi uffici, non potrebbe essere più netto: «Se la classe dirigente di questo Paese non modifica l’approccio verso i temi dell’infanzia e dell’adolescenza, noi consegneremo alle future generazioni un Paese socialmente disintegrato e responsabile di essere rimasto indifferente nei confronti di una parte rilevante e strategica del proprio capitale umano». Spadafora parla chiaramente di «fallimento » delle politiche sin qui adottate. A partire da quell’«atteggiamento quasi caritatevole » tenuto dalle istituzioni sino ad ora e che andrebbe subito sostituito da «un’azione organica di lungo periodo, che dimostri di cogliere il valore cruciale delle giovani generazioni». Il Garante porta come prova i dati Istat: quasi due milioni di minorenni in uno stato di povertà relativa, 17,6% dei bambini e degli adolescenti. I17% è invece in una condizione di povertà assoluta. Di questi la maggioranza vive al Sud dove maggiore è l’incidenza della povertà se la famiglia è numerosa. Tanti non hanno nemmeno più …

"La normalità del non voto come negli Usa", di Elisabetta Gualmini

In Italia non andare a votare è diventata una cosa normale. Siamo tutti un po’ più americani. Metà dei cittadini – anche meno – ci vanno stabilmente, l’altra metà spesso sta alla finestra a guardare. Nemmeno il sindaco, il leader politico più a contatto con le magagne della vita quotidiana ci appassiona. Per andare al seggio ci vogliono buonissimi motivi, solide ragioni. L’abitudine non è più un movente idoneo. Nemmeno nel Nord, un tempo primo della classe, quando il senso civico si traduceva in senso del dovere elettorale, il quale a sua volta spingeva a «turarsi il naso» per sostenere il meno peggio. Sta qui uno dei tre fattori che spiegano la vittoria netta del centrosinistra: undici comuni capoluogo su undici. Lo avevamo già visto all’opera durante il primo turno delle amministrative. È il fenomeno dell’astensionismo asimmetrico: la fuga a gambe levate dalla politica che però stavolta colpisce in maniera di gran lunga prevalente il centrodestra. Un elettorato, quello del Pdl, meno incline a mobilitarsi secondo logiche di fedeltà ad un partito (semmai a un …

"Pensioni, Fornero al palo", di Franco Bastianini

Quella che inizierà il 17 giugno sarà una settimana di passione per le migliaia di docenti e di personale Ata della scuola per i quali la riforma Fornero aveva escluso dalla possibilità di poter fare valere, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla previgente normativa perché non posseduti alla data del 31 dicembre 2011. L’ufficio di presidenza della commissione lavoro della camera ha posto all’ordine del giorno dei lavori la proposta di legge n. 249, presentata il 15 marzo 2013, primo firmatario Manuela Ghizzoni (Pd). E un impegno a risolvere il problema è stato espresso anche dal ministro Carrozza, nel suo intervento programmatico davanti al parlamento. La proposta di legge, costituita di soli due articoli, prevede che le disposizioni in materia di requisiti per accedere al trattamento pensionistico di anzianità e/o di vecchiaia e di regime delle decorrenze vigenti prima dell’entrata in vigore dell’art. 24, comma 14 del decreto legge 201/2011 (per la pensione di anzianità non meno di sessanta anni di età e trentasei di contribuzione, o indipendentemente …