Abuso d’ufficio è l’accusa formulata dalla Procura di Roma. Presto sentiti alcuni dirigenti. «Pillole del sapere» della Gelmini comprate senza bando. Sprechi, favoritismi, appalti pilotati e una «cricca» ad orientare gli stanziamenti del ministero in fatto di ricerca. E poi un corvo e un dossier segreto recapitato ai giornali e alla procura. È su questo scenario che indagano i pubblici ministeri romani che hanno aperto una inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione dei fondi per la ricerca da parte del ministero dell’istruzione e dell’Università. Un fascicolo che riporta, come ipotesi di reato, la dicitura «abuso d’ufficio» e che potrebbe portare nei prossimi gio ni a sfilare a piazzale Clodio, nell’ufficio del pm Roberto Felici, alcuni funzionari del ministero ed imprenditori, previa iscrizione sul registro degli indagati. A loro i magistrati chiederanno dell’esi- stenza di una presunta «cricca» di dirigenti e consulenti del dicastero che, in cambio di tangenti, favori e altre utilità, avrebbero gestito ingenti somme di denaro a beneficio di aziende amiche, per le quali erano stati formulati bandi di gara «ad hoc». Al centro dell’indagine anche la destinazione di soldi per i prodotti didattici multimediali denominati «Pillole del sapere».
La vicenda su cui indaga la procura di Roma ha inizio nel novembre del 2012 quando nel ministero di viale Trastevere siede ancora Francesco Profumo. A svelare i segreti dell’esistenza di una cricca è un lungo memoriale anonimo inviato ai pm romani e al Fatto Quotidiano e le rivelazioni successive fatte dalla trasmissione di Rai3 Report. Nelle oltre cento pagine l’anonimo raccontava un «siste- ma» solidamente strutturato creato in uno dei centri di spesa principali del go- verno: la Direzione Generale della Ricerca, responsabile dell’erogazione di 6,2 miliardi di contributi comunitari a fondo perduto, 3 miliardi di budget statale e un miliardo l’anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca. Un flusso di finanziamenti in parte già finiti al centro di alcune inchieste per truffa, dal dissesto dell’Idi romana al Gruppo Silva che dirottava al nord i fondi europei per il Meridione. Secondo l’anonimo, che nell’esposto elencava nomi e cognomi della presunta truffa, erano decine le aziende che, con la compliità dei funzio- nari del ministero, potevano godere di trattamenti di favore nell’erogazione dei fondi, ovviamente pur non avendone i requisiti. Tangenti, scambi di favore, appalti pilotati, assunzioni e consulenze che avrebbero oliato il sistema in grado di «orientare» stanziamenti per centinaia di milioni di euro e influire sul destino di progetti spesso bocciati dagli esperti ministeriali . «Le compagini di progetti che vinceranno sono organizzate dall’interno, prima ancora dell’avvio dei bandi», ha scritto l’anonimo nel suo dossier. Storture che sarebbero state rese possibili dalla costante violazione delle norme e dei ruoli negli uffici che si occupano della validazione dei progetti presentati al ministero e al successivo controllo, in cambio di utilità diverse, dal semplice fare carriera all’ottenere danaro o consulenze dalle stesse imprese. E nell’elenco dei nominativi inclusi dall’anonimo nel dossier comparirebbero, secondo indiscrezioni, anche alcuni stretti collaboratori degli ex ministri Gelmini e Profumo. Il quale, una volta avuta notizia del dossier, ha avviato una indagine interna i cui risultati sono stati poi trasmessi alla procura. Stando alle indiscrezioni episodi di corruzione non sarebbero finora emersi dai primi accertamenti mentre, con riferimento al programma didattico denominato «Pillole del sapere», è al vaglio della procura un finanziamento di poco superiore a 900mila euro con una assegnazione su misura ad una società. Sulla vicenda anche la Corte dei Conti del Lazio ha avviato accertamenti sulla gestione dei fondi pubblici.
Il progetto «Pillole del sapere», su cui Report di Milena Gabanelli ha indagato a lungo, è relativo ad un format di 12 mini filmati divulgativi da 3 minuti che il Miur, ai tempi della Gelmini, ha acquistato attraverso Ansas, l’agenzia ministeriale che si occupa di autonomia scolastica,senza alcun bando da una società p gandoli 40 mila euro l’uno. A realizzare le pillole e alcuni formato (per un totale di circa 730mila euro) è stata la Interattiva Media, azienda di proprietà di Ilaria Sbressa, moglie di Andrea Ambrogetti, responsabile relazioni istituzionali di Mediaset e presidente di Dgtvi, l’associazione per il digitale terrestre. Dopo la denuncia di Report la Ragioneria di Stato aveva inviato i propri ispettori al Miur in quegli stessi uffici in cui si sono presentate anche le Fiamme Gialle. Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, non in carica all’epoca dei fatti, ha assicurato «massima trasparenza e collaborazione». «Ho rispetto e fiducia – ha detto il ministro – nel lavoro della magistratura».
L’Unità 25.06.13