Le disuguaglianze sono un fardello». La ministro all’istruzione Maria Chiara Carrozza ha ben presente i dati che negli ultimi anni hanno evidenziato un calo degli iscritti all’università. È ricercatrice, è stata rettore, non ha bisogno sul tema di farsi una cultura. Negli ultimi due giorni in diversi impegni e convegni su scuola e diritto allo studio lo ha detto chiaramente: «Intendo affrontare il tema a tutto tondo con il ministero dell’economia e del lavoro, per dare un futuro alle giovani generazioni, dando piena concretezza all’articolo 34 della Costituzione ». Per cominciare parte dalle case dello studente, finora in numero nettamente inferiore agli aventi diritto. Dichiara che è il momento, dopo anni di tagli, di «affrontare in modo complessivo il tema del welfare universitario, considerando come priorità nel corso del mio mandato il tema delle residenze universitarie». E per la prima volta parla di «scandalo» in riferimento al fenomeno tutto italiano degli idonei non vincitori. E cioè coloro che pur avento diritto per reddito e per merito alla borsa di studio non la ricevono per la mancanza di fondi degli enti regionali preposti, «lo scandalo degli idonei senza borsa è testimonianza drammatica della distanza tra nord e sud». La ministra vorrebbe anche invertire la rotta che vede l’Italia ormai agli ultimi posti di ogni classifica europea su ricerca e brevetti. Nonostante la crisi economica i più importanti Paesi europei ha scelto di non tagliare sulla formazione, anzi di investire sulla ricerca per rilanciare l’economia. A titolo d’esempio la Svezia ha investito nell’Università 731 euro a cittadino, la Germania 304 euro, la Francia 303, l’Italia 109. Cifra peraltro in continua decrescita. Eppure la Crui, che come altre organizzazioni (tra cui quelle studentesche) chiede con forza il ripristino del fondo di 300 milioni, a più riprese ha evidenziato come questo serva in realtà giusto a far passare da 109 a 114 euro. «Stiamo parlando di 5 euro – dicono dalla Crui – Continueremmo a essere il fanalino di coda dell’Unione, ma almeno arresteremmo la frana». «L’Italia non può non avere un piano nazionale per la ricerca che definisca le strategie – risponde Carrozza – dobbiamo attivarlo subito». Intanto il tentativo è di riuscire a «investire sui ricercatori e capire se riusciamo aa uscire da quella logica del blocco del turn over che penalizza troppo università, ricerca e scuola». Lei vorrebbe subito una rivoluzione copernicana rispetto a quanto avvenuto nelle ultime legislature, «vogliamo riportare la scuola al centro delle strategie del governo». Prima di tutto lo stato in cui versano gli istituti. «La scuola fa parte di quel pacchetto di emergenze che devono essere affrontate in tempi brevi, a partire dall’edilizia scolastica». Sul tavolo del Governo la proposta di un fondo unico per l’edilizia scolastica. «Bisogna affrontare i problemi di manutenzione straordinaria e ordinaria delle scuole e della sicurezza dei nostri ragazzi. Le semplificazioni non sono uno slogan». Poi agganciare la scuola al mondo del lavoro in un progetto distante però dalle “Tre I” dei governi Berlusconi. «Vedo l’esame di maturità molto importante nell’ambito del percorso dei ragazzi, perché è una tappa fondamentale che ricorderanno per tutta la vita. È importante che gli studenti facciano l’esame di maturità pensando anche a cosa si vuol fare dopo. Ecco perchè è importante che il nostro Paese investa sull’orientamento».
L’Unità 16.06.13