"Festival di Modena. Quando filosofia fa rima con la voglia di spettacolo", di Francesco Rigatelli
Nel 2001, fra la via Emilia e il West, si aprì in Italia il secondo grande festival dopo quello di Mantova che partì nel 1997. Anche se Modena un primato lo può vantare lo stesso. Il Festival Filosofia diede infatti il via alla serie dei festival disciplinari. Perché se a Mantova importarono dall’Inghilterra l’idea di una manifestazione letteraria, sotto la Ghirlandina, da cui si buttò l’ebreo perseguitato Angelo Fortunato Formiggini facendo il gesto dell’ombrello al Duce, hanno inventato un nuovo formato poi esportato in Europa. Non era scontato allora che la Filosofia ce la facesse da sola. Per questo la fondatrice Michelina Borsari pensò a una parola chiave ogni anno diversa. E a due parti del programma. Una strettamente filosofica, con una cinquantina di relatori sparsi tra i centri storici di Modena, Carpi e Sassuolo, di cui una decina esteri, tradotti scientificamente sulla base dei loro testi scritti inviati prima. «Se no simultaneamente li traducono come per le ceramiche», rivelò una volta l’organizzatrice. E un’altra parte di arti visive, performative, musicali. Senza dimenticare i comici: …