"La convenzione ad personam", di Massimo Giannini
La democrazia è limite. Per saperlo non c’è bisogno di aver letto Montesquieu. Perché non si abusi del potere, occorre un altro potere che lo possa arrestare. Il Ventennio di Berlusconi, purtroppo, è una storia di abusi di potere. Una seducente accumulazione di conflitti di interesse e di conflitti tra poteri dello Stato. Esecutivo contro giudiziario, attraverso l’uso strumentale del legislativo. Governo contro organi di garanzia, dal Quirinale alla Consulta. Basterebbe già questo, cioè la pura e semplice cronaca dei fatti di questi anni, per capire e giustificare l’ovvio. E cioè che affidare proprio al Cavaliere la presidenza della Convenzione per le riforme istituzionali e costituzionali è sommamente dissennato. Ha fatto bene Massimo D’Alema a dirlo per primo, in un’intervista al Corriere della Sera, parlando di una candidatura «non inammissibile», ma di una «forzatura inopportuna». E hanno fatto ancora meglio Stefano Fassina e Matteo Renzi a ribadirlo, in una dichiarazione al nostro giornale: «Ora non esageriamo: un conto è fare un governo con il Pdl perché non ci sono alternative, altro è dare la Convenzione …