Una legge quadro nazionale sulle emergenze che indichi i binari entro cui ogni evento emergenziale trovi limiti, regole ed incentivi». È la promessa che il premier Enrico Letta fa agli amministratori riuniti ieri a Bologna, nella sede della Regione, per fare il punto sulla ricostruzione a un anno dal sisma che ha colpito il cuore dell’Emilia-Romagna. Un ritorno – quello di Letta nelle zone martoriate dalle scosse del 20 e 29 maggio 2013 – articolato in più tappe: dopo aver incontrato le categorie economiche, e i sindaci del “cratere”, con in testa il presidente della Regione e commissario straordinario Vasco Errani, il capo del governo è andato a visitare due aziende colpite dal terremoto a Medolla e Mirandola, per poi porgere un saluto al carabiniere gravemente ferito da Luigi Preiti davanti a palazzo Chigi, Giuseppe Giangrande, attualmente in riabilitazione al Centro di Montecatone, nell’Imolese. «L’ho trovato con spirito forte – ha commentato il premier all’uscita dalla struttura – e gli ho portato il ringraziamento dello Stato per il suo sacrificio».
Non è mancato il momento della contestazione: a Mirandola, infatti, una quarantina di aderenti ai comitati del “cratere” ha protestato con slogan e cartelloni. «Meno passerelle di politici, più soldi veri per i terremotati. La ricostruzione non è un lusso, ma un diritto», recitavano gli striscioni dei manifestanti. Letta, insieme a Errani, ha incontrato i contestatori in un confronto serrato ma con toni pacati durato oltre 20 minuti. Le preoccupazioni principali dei terremotati riguardano i mutui per ottenere i rimborsi delle case distrutte e i numeri della ricostruzione, che sarebbe molto più indietro di quanto riportato ufficialmente. È stato Errani a spiegare che «un terzo delle domande per le classi B e C sono già state accolte, delle quali molte in pagamento, e il numero delle situazioni risolte aumenterà esponenzialmente». Da parte sua, Letta punta sul decreto 43, che sarà approvato «nei prossimi giorni» e che conterrà molte delle «risposte che cittadini e istituzioni chiedono».
COLPITO IL CUORE PRODUTTIVO
Tra queste, «l’allentamento del Patto di stabilità» per i Comuni del “cratere”, in particolare la possibilità di assumere, «la garanzia della copertura dei prestiti per la ricostruzione», l’esenzione delle tasse sui risarcimenti ricevuti e la battaglia contro le mafie: «Qui non si infiltreranno», ribadisce Letta. Al premier, del resto, non sfugge come il sisma dell’Emilia abbia colpito al cuore la produttività di tutto il Paese. «La caduta del Pil è anche figlia del terremoto – aveva detto Letta, davanti alla platea degli amministratori -, è stato colpito uno dei pistoni che fa andare questo motore al massimo». I numeri del sisma – anche ieri alle 4 di mattina la terra ha tremato, con una scossa di magnitudo 2.9 tra Modena, Mantova e Reggio – sono impressionanti: 900mila le persone colpite, 27 i morti, 45mila gli sfollati, 13 miliardi di euro stanziati, di cui 6 alle aziende, 8mila volontari coinvolti, con l’aiuto di 500 associazioni. Se si pensa che 9 lavoratori su 10 in cassa integrazione dopo i danni hanno ripreso a lavorare, molto è stato fatto. Ma Errani sa bene che c’è ancora molta strada da fare: «I problemi ci sono e non li vogliamo nascondere – aveva ribadito in mattinata -. I terremotati hanno sempre ragione e noi vogliamo guardare in faccia a tutte le questioni», in particolare l’ostacolo della burocrazia troppo lenta.
Il sostegno del governo, per il governatore, «non mancherà», ma certo nel decreto 43 ci si aspettano risposte, in particolare sul «rinvio delle tasse: nessuno avrà un euro in più di quanto gli spetta – chiude Errani – ma la copertura per chi ha subito danni deve essere del 100%».
L’Unità 31.05.13
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Letta in Emilia a un anno dal terremoto
“Daremo risposte, qui si gioca il Pil”
di ANNA MARTELLATO
Da queste parti – nella fetta di Emilia colpita dal sisma in cui si produce il 2% del Pil nazionale – giovani o anziani, imprenditori o dipendenti, sfacciatamente o a denti stretti lo hanno sempre sostenuto: «Se ci rialziamo noi, si rialza il Paese». A un anno da quelle scosse che hanno inghiottito persone e aziende, a metterlo nero su bianco è un presidente del Consiglio, Enrico Letta, che dipinge questo pezzo di Penisola come il «motore di rilancio» dell’intera Italia.
Lo fa a Bologna, nella sede della Regione, prima di vistare a Medolla e Mirandola, tre aziende – il colosso alimentare Menù, quello del biomedicale Sorin e la Ptl, attiva nel settore dell’acciaio – simboli della voglia di rinascere della gente che vive in quello che è stato definito il “cratere” del terremoto. Gente con cui Letta non ha esitato a parlare e confrontarsi.
«Qui – ha osservato davanti al presidente dell’Emilia-Romagna, al ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio e, fra gli altri, all’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra e al vescovo di Carpi, Francesco Cavina – c’è un problema nazionale perché – ha scandito bene – c’è il motore della crescita del nostro Paese che è stato colpito. La caduta del Pil dell’anno scorso e di quest’anno – aggiunge Letta – è anche figlia del terremoto che ha colpito un pistone del motore dell’Italia».
Per questo, assicurando di volere «lavorare moltissimo per dare risposte» alla gente colpita, «l’Italia ha bisogno che questo motore vada al massimo. Per raggiungere di nuovo obiettivi di crescita e il segno più nel 2014 – ha spiegato ancora – bisogna cha il motore riparta con gli incentivi giusti». Priorità assoluta, tanto che, ha argomentato il presidente del Consiglio davanti all’assise in Regione, il decreto 43 sull’emergenza sisma «conterrà gli emendamenti necessari». Poi, ha ribadito su Twitter, «metteremo altre risposte nel decreto legge».
E pronto al «rilancio della politica di ristrutturazione ecocompatibile e contro il rischio sismico», cosa che «affronteremo domani nel consiglio dei ministri», il premier non ha mancato di ringraziare anche Franco Gabrielli «per avere accettato la mia richiesta di essere al fianco del Governo come capo della Protezione Civile», della quale, ricorda, «terrò personalmente la delega». Il tutto, senza dimenticare la necessità di «elaborare una nuova legge quadro nazionale sulle emergenze che indichi i binari» giusti, grazie a regole «che siano scritte prime, che siano chiare e note a tutti».
Passaggi importanti, su cui il presidente del Consiglio si è soffermato, pure fuori dai cancelli della Sorin, con una quarantina di persone in presidio davanti all’azienda con cartelli con scritto “Rimborso dei costi di ricostruzione effettivi” e “Meno passerelle dei politici più soldi veri”. Persone, rappresentanti di alcuni comitati di cittadini con cui Letta, accompagnato da Errani e saltando ogni filtro, ha dato vita a un faccia a faccia intenso ma dai toni pacati. Tra i punti maggiormente criticati, il meccanismo di garanzia per la concessione dei contributi alla ricostruzione, la fiscalità, i rapporti con le banche con una richiesta di moratoria dei mutui, e la richiesta di sospensione degli studi di settore per i commercianti. Prima di lasciare l’Emilia, Letta, non ha dimenticato un saluto, al Carabiniere, Giuseppe Giangrande, vittima di un colpo di arma da fuoco fuori da Palazzo Chigi e ricoverato in una struttura sanitaria di Montecatone, nell’Imolese. A lui, ha chiosato, «ho portato il ringraziamento dello Stato per il suo sacrificio, la vicinanza e il senso di profonda riconoscenza nei suoi confronti».
La Stampa 31.05.13