Un fenomeno emergenziale. È questa la percezione restituita dalle principali testate giornalistiche locali e nazionali: sulle cui pagine campeggiano da mesi casi legati al femminicidio e alla violenza sulle donne. Un’attenzione mediatica che se da una parte enfatizza giustamente il problema, fino a farlo diventare un argomento di stringente attualità, dall’altra non aiuta a fare chiarezza sulla reale portata del fenomeno. E solo i numeri istituzionali possono aiutare ad analizzare in maniera oggettiva la situazione. Il dato più significativo proviene probabilmente dalla rete ospedaliera territoriale. Alla sezione “violenza di genere” dei pronto soccorso sparsi lungo la provincia modenese, i casi segnati sotto l’anno 2012 sono 841. In deciso aumento rispetto all’anno precedente, quando la casistica stentava a toccare quota 790. Numeri oltretutto, che potrebbero risultare sottostimati, a causa di problemi tecnici legati al sisma dello scorso anno. Numeri, ancora, di cui disponiamo solo una tendenza recente, dato che fino a pochi anni fa questa sezione non esisteva e i casi di violenza sulle donne dovevano essere estrapolati dalla categoria residuale “opere terzi”. «Teniamo conto – spiega Carlo Tassi, direttore provinciale del Dipartimento emergenza-urgenza dell’Ausl – che si tratta di cifre bassissime rispetto alla reale entità del problema; è noto, infatti, che solo un 10% delle donne riesce a denunciare». Che ci sia un aumento tendenziale, secondo Tassi, è però indubbio. «Sicuramente troviamo una maggiore disposizione ad “uscire dall’omertà”, abbinata probabilmente ad un aumento della propensione degli infermieri a rintracciare i segnali sospetti al pronto soccorso. Ma questo non significa che tale fenomeno sia costante, anzi». Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’assessore alle politiche sociali Francesca Maletti. Anche i dati in possesso dell’ente comunale sembrerebbero parlare da soli. I casi seguiti dal centro “Donne contro la violenza” sono sempre di più: quasi raddoppiati rispetto a tre anni fa. Dai 140 del 2010 si passa infatti ai 262 dell’anno passato, in un trend che, tenendo conto anche dei poco più di 200 del 2011, non lascia spazio a dubbi ed incertezza. Anche i cosiddetti progetti congiunti, corrispondenti alle donne seguite attraverso una collaborazione del centro con i Servizi sociali del Comune, si allineano all’andamento, arrivando a superare la ventina di episodi tra gennaio e dicembre 2012. I numeri segnalati dalle due istituzioni consegnerebbero insomma una fotografia di un fenomeno in costante aumento. Proprio per questo Giuseppe Maggese, dirigente della divisione anticrimine della Questura modenese, rappresenta in parte una “voce fuori dal coro”: «Se guardiamo alla realtà modenese non possiamo parlare di un fenomeno emergenziale – spiega Maggese – non vuole assolutamente dire che non vada affrontato o che la risposta messa in campo da parte dello Stato non fosse necessaria». Una risposta di buona qualità, quindi, ad una situazione che, almeno a Modena, «non è mai stata trascurata». Guardare alla casistica, però, piuttosto difficile. La Questura non ha certo competenze statistiche, e nell’archivio la “violenza di genere” non è in alcun modo desumibile dalla macrosezione “lesioni dolose”, che peraltro vede negli ultimi anni un trend «altalenante ma in costante discesa». L’unico dato a disposizione rimane quindi quello dell’ufficio antistalking diretto dallo stesso Maggese, che negli ultimi anni ha seguito circa 45 casi.
La Gazzetta di Modena 31.05.13