L’ultima istantanea sul laureato italiano è in Rete ed è stata presentata ieri a Milano. Intanto. È più giovane: rispetto a dieci anni fa un paio d’anni in meno, il titolo arriva a 25, non più a 27. E meno frequentemente è un fuori corso. Gli studenti in regola con tempi ed esami, che erano una minoranza, appena uno su dieci, sono diventati il 40%. Queste le buone notizie. Il contesto è quello denunciato dal consiglio universitario nazionale nei mesi scorsi: poche immatricolazioni, fuga dagli atenei («mancano all’appello quasi sessantamila studenti», denunciò il Cun). «Oggi i diciannovenni che si immatricolano sono soltanto tre su dieci», è stata la premessa anche ieri, alla presentazione dell’Identikit dei laureati 2012, rapporto confezionato annualmente dal consorzio interuniversitario Almalaurea.
Il messaggio. «Pensando ai 400 mila giovani e alle loro famiglie che stanno decidendo se continuare gli studi, vorremmo ribadire che con una formazione superiore si lavora meglio e di più: le opportunità per i laureati oggi, con la crisi, sono il 14% in più», ha detto Andrea Cammelli, direttore del consorzio, prima di raccontare con i numeri i nuovi laureati.
Lo studio è stato realizzato su 227 mila studenti delle 63 università nel consorzio, che significa l’80% del totale. Non hanno aderito la maggioranza degli atenei milanesi e lombardi. E a questo proposito da Milano è stato rilanciato l’appello ai rettori, dal Politecnico alla Statale, da Bocconi a Bicocca. «Almalaurea oggi ha un’anagrafe dei laureati con un milione e ottocentomila curriculum disponibili anche in inglese per le imprese di tutto il mondo, un peccato non avere una banca dati completa».
Poi la riflessione sull’identikit del laureato. Da notare che per la maggioranza dei neodottori (71%) la pergamena entra per la prima volta in famiglia: «Questo vale soprattutto per le triennali introdotte con la riforma del 2004, si scende al 53% se si considerano i corsi a ciclo unico». E c’è il dato nuovo sulla regolarità negli studi, con il numero dei fuori corso in netto calo. E sulla frequenza alle lezioni, che cambia a seconda dei percorsi, più alta per Ingegneria, Architettura e professioni sanitarie, più bassa per l’area giuridica.
Un altro numero da leggere: la crisi incide sulle esperienze di lavoro durante gli studi, dopo un periodo di crescita calano dal 77 al 71%. Mentre sono sempre più diffusi tirocini e stage: più della metà dei neodottori ha avuto un’esperienza di lavoro in azienda. Prima della riforma del 2004, gli studenti che avevano questa opportunità erano un terzo. Poi, le esperienze all’estero, a partire da Erasmus, anche queste in crescita: siamo al 14% e il numero sale fra i laureati magistrali. A proposito di studenti globali e internazionalizzazione, la capacità attrattiva dei nostri atenei è ferma al 3,5% di iscritti stranieri. Mentre i nostri studenti sono pronti a partire. «Nonostante i luoghi comuni è diffusa la disponibilità a effettuare trasferte frequenti di lavoro, è pari al 31%». E al trasferimento di residenza direbbero sì il 44% dei laureati. Un no è stato dichiarato soltanto dal 3%. Più disponibili e flessibili i nuovi laureati anche su lavori part time e contratti a tempo determinato. E adesso disponibili prima. L’età media della laurea nel 2004 era 26,8 anni, adesso il diploma di primo livello arriva a 23,9, di laurea magistrale a 25,2 e a ciclo unico a 26.
Il Corriere della Sera 30.05.13