Ora è ufficiale: Olli Rehn mercoledì proporrà la chiusura della procedura per deficit eccessivo dell’Italia. Il Commissario europeo Affari economici proporrà la decisione al resto della Commissione per mettere fine alla vertenza aperta contro l’Italia nel 2009 per colpa del governo Berlusconi. Un passo fondamentale che premia il risanamento del governo Monti e la credibilità con la quale l’esecutivo di Enrico Letta si è presentato in Europa: secondo la Commissione l’Italia ha terminato il 2012 con un deficit al 3% e nel 2013 dovrebbe restare al 2,9%, dunque sotto l’asticella di Maastricht. Obiettivo che a politiche invariate centrerà anche nei prossimi due anni, condizione per chiudere la procedura. La decisione darà nuovi margini di manovra al governo, tanto che il premier Enrico Letta, pur con cautela e senza trionfalismi, con i suoi collaboratori si è detto «soddisfatto» del passo ormai imminente stando alle bozze che circolano a Bruxelles.
Rientrando tra i paesi virtuosi l’Italia non sarà più sottoposta a quei vincoli sulla spesa che hanno imbrigliato l’azione del governo in questi anni. E, al contrario di alcune indiscrezioni dei giorni scorsi, è un’uscita piena e senza alcuna condizione dal club dei paesi inaffidabili. Il che permette a Letta di aprire la vera partita europea su due fronti. Primo, beneficiare della flessibilità ottenuta da Monti per i paesi virtuosi, partita fondamentale che si gioca da qui a luglio quando Bruxelles sfornerà le regole sulla “Golden rule” stabilendo quali (e secondo quali parametri) sono le spese che generano crescita (l’Italia vuole inserire anche quelle che aumentano l’occupazione) che non vengono conteggiate nel deficit. Solo alla fine di questo negoziato si potrà capire con certezza su quanti soldi potrà contare il governo per rilanciare l’economia (i 12 miliardi stimati al momento sono ancora frutto di calcoli approssimativi). In secondo luogo lo stop alla procedura per defict permette a Letta di presentarsi al summit di fine giugno con maggiore forza politica per ottenere misure Ue a sostegno della crescita e dell’occupazione giovanile.
Insieme allo stop alla procedura, mercoledì la Commissione approverà le raccomandazioni di politica economica per ogni paese europeo, Italia compresa. Testi che mirano a migliorare la competitività dei singoli soci del club europeo e che hanno un forte impatto politico sui governi (in alcuni casi sono anche vincolanti) ma la cui applicazione non è una condizione alla chiusura della procedura sul deficit. All’Italia la Commissione rivolge sei raccomandazioni le cui bozze, fino all’ultimo passibili di modifiche, iniziano a girare nelle stanze dei bottoni di Bruxelles. La prima raccomandazione riguarda proprio i conti pubblici. La Ue, come da copione, chiede di «proseguire il risanamento con un ritmo appropriato ma compatibile con la crescita ». Un’indicazione, quella della Commissione, che rafforza Letta nella battaglia pro-crescita al Consiglio europeo, il consesso dei capi di Stato e di governo dei 27. Bruxelles chiede anche di mantenere un avanzo primario adeguato (il saldo tra entrate ed uscite al netto del pagamento degli interessi sul debito) in modo da ridurre il gigantesco debito pubblico italiano.
GIUSTIZIA E BANCHE
La seconda raccomandazione chiede all’Italia di insistere con la spending review, di migliorare l’efficienza della Pubblica amministrazione anche con una semplificazione del quadro regolamentare nei confronti di cittadini e imprese. Si indica poi la necessità di accelerare i tempi della giustizia civile, di rinforzare le norme anticorruzione e di migliorare l’uso dei fondi europei nelle regioni del Sud. Il terzo punto affrontato da Bruxelles è una new entry rispetto alle raccomandazioni degli anni scorsi e riguarda il sistema bancario. La Commissione riconosce lo stato di contrazione del credito per le imprese e per questo invita il governo a «migliorare l’efficienza del settore bancario». In particolare mette nel mirino la regola che impone tempi lunghi (fino a 18 anni) per permettere alle banche di eliminare dai bilanci i crediti che ormai non possono più essere riscossi. Una zavorra che pesa sui bilanci e limita l’erogazione di prestiti in tempi di crisi. La Commissione chiede anche di lavorare su mercati alternativi per diversificare e compensare la stretta delle banche, come quello finanziario e i fondi privati di finanziamento.
LAVORO E FISCO
La quarta raccomandazione chiede di attuare pienamente la riforma Fornero e di prendere nuove misure per l’occupazione giovanile e femminile. Anche questo un forte assist per Letta che in vista del summit di fine giugno sta portando avanti una battaglia politica per ottenere misure e fondi per l’occupazione giovanile. Al governo Bruxelles suggerisce comunque di migliorare il sistema di formazione professionale e i servizi pubblici per il collocamento dei neolaureati. Il quinto punto, che ha valore solo politico visto che sul fisco la Ue non ha competenze, ricalca il testo dello scorso hanno chiedendo di spostare il peso fiscale dal lavoro al consumo, alle proprietà immobiliari e alle attività che inquinano. Si chiede di rivedere le agevolazioni fiscali, di riformare il catasto e di mantenere alta la guardia nella lotta all’evasione. Infine Bruxelles invita Roma a proseguire le liberalizzazioni.
La Repubblica 27.05.13