II ministro Giovannini smentisce lo stanziamento di 12 miliardi per sostenere il mercato del lavoro e la Cig in deroga. I sindacati: «I fondi sono inadeguati»Risorse limitate e tempi stretti. Il successo del confronto tra il governo e le parti sociali appena avviato per sostenere l’occupazione dipende tutto da queste due variabili. Scontato l’obiettivo: «Il lavoro è la priorità, soprattutto quello dei giovani ». E condiviso anche il percorso per raggiungerlo, fatto non solo di regole, cioè di «interventi di modifica alla legge 92 da fare col cacciavite», ma anche di politiche attive, perché «l’occupazione non si fa a costo zero». Da questo punto di vista, le parole con cui il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha commentato la conclusione dell’incontro di ieri pomeriggio, «il primo di una serie che coinvolgerà anche altri soggetti», non sono dissimili da quelle usate dai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. Ma saranno il quanto e il quando degli interventi in esame a dare sostanza al piano per il lavoro che l’esecutivo vorrebbe adottare entro l’estate. Il responsabile del Welfare, infatti, ha insistito sul mese di settembre come termine ultimo, perché «se per allora imprese e lavoratori non avranno segnali d’inversione mi preoccupa molto l’autunno». E ha precisato che tutti i provvedimenti rispetteranno i vincoli di finanza, dunque «in questo momento non siamo in grado di dire quante risorse sono a disposizione e dove saranno prese», e sarà comunque «difficile » arrivare allo stanziamento di 12 miliardi di euro di cui si è parlato in questi giorni sulla stampa. Una puntualizzazione che preoccupa i sindacati, secondo cui la discussione non può prescindere dalla certezza di copertura finanziaria per tutto l’anno della cassa integrazione in deroga e dalla ricerca di una soluzione al problema degli esodati. Il nodo del confronto, per una volta, non riguarderà tanto il merito delle misure da prendere: «Molti dei suggerimenti vanno esattamente nella linea che il ministero ha già avviato e che sono emersi nella discussione in Parlamento» ha sottolineato Giovannini, citando l’emergenza dei giovani disoccupati e inattivi, quella degli estromessi dal mercato del lavoro in seguito a ristrutturazioni aziendali, e quella del Mezzogiorno «dove la situazione si è aggravata rispetto al passato». Nei prossimi mesi la situazione congiunturale dovrebbe migliorare, ma non sarà «una ripresa vigorosa» in grado di riassorbire la disoccupazione. Per questo, ha spiegato il ministro del Lavoro, è necessario capire «come possiamo accelerare una trasmissione della ripresa economica al mercato del lavoro». Allo studio c’è la possibilità di mettere mano alla riforma Fornero con «interventi di modifica da fare col cacciavite» specie sui contratti a termine, la possibilità di «rivedere gli ammortizzatori sociali, specie quelli in deroga, fino alla revisione dei centri per l’impiego e ai processi di semplificazione », per mettere in campo delle proposte operative entro luglio che consentano alle imprese «di avere un quadro normativo chiaro». E, in merito alle politiche attive per l’occupazione, Giovannini ha assicurato che si sta lavorando «a ipotesi costose e meno», concentrandosi in particolare «su ipotesi di defiscalizzazione e decontribuzione ». Ma per i sindacati le ipotesi finora sul tavolo della trattativa potrebbero non bastare. «L’occupazione non si crea intervenendo solo sulle regole. Servono risorse, programmazione e progettazione» ha affermato la segretaria confederale della Cgil, Serena Sorrentino, secondo cui i finanziamenti per gli ammortizzatori sono «inadeguati » e vanno integrati. «Bisogna sì dare certezza alle imprese, ma anche alle lavoratrici e ai lavoratori che questa legge 92 l’hanno subita». Anche il segretario nazionale dellla Cisl, Luigi Sbarra, è tornato sulle emergenze della cassa integrazione e degli esodati per tornare a «dare serenità » a chi è stato colpito dalla recessione: «Al quinto anno di crisi è illusorio pensare che modificare le regole della legislazione possa assumere un peso decisivo nel creare occupazione. Quel che serve sono politiche per la crescita». Toni parzialmente critici anche dal segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, secondo cui c’è bisogno di avviare un tavolo specifico per gli esodati: «L’impianto della riforma Fornero va seriamente modificato, non toccato semplicemente con un cacciavite».
L’Unità 23.05.13