Risorse non ci sono. Ma questo non vuol dire che il contratto non possa essere riaperto sotto il profilo normativo. Un’ipotesi, questa raccolta da ItaliaOggi, che trapela tra viale Trastevere e Palazzo Vidoni, rispettivamente sede del ministero dell’istruzione e della funzione pubblica. Il decreto che congela per due anni gli aumenti contrattuali, e con essi anche gli scatti di anzianità della scuola, fino al 2014, sarà licenziato questa settimana dalle commissioni competenti del parlamento dove il provvedimento è stato esaminato per il prescritto parere.
Rilievi potrebbero giungere dalle commissioni istruzione e cultura, ma si tratta di richieste che potranno presumibilmente trovare scarso ascolto presso il governo. Il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, non è affatto più tenero del suo predecessore, Vittorio Grilli, nel controllo serrato della borsa, stretto tra richieste variegate, dalla nuova Imu al rifinanziamento della cassa integrazione. Il ministro della funzione pubblica, Gianpiero D’Alia, proprio dalle colonne di ItaliaOggi (si veda il numero di giovedì scorso), ha confermato che il quadro economico non consente di finanziare i contratti del pubblico impiego, che hanno un costo stimato in 2,7 miliardi di euro, «purtroppo dovremo confermare il blocco del decreto Monti fino al 2014. Ci sono altre priorità. Altre emergenze». Ma questo non vuole dire non poter discutere sul futuro, programmare delle scelte organizzative di tipo diverso. Ed è questo spiraglio che i sindacati vorrebbero allargare per ridiscutere quanto meno di aspetti giuridici che magari consentano anche l’utilizzo di risorse interne alle amminsitrazioni o addirittura europee per rinforzare la busta paga dei travet. Sulla scuola, i profili normativi sui quali poter avviare un confronto sono vari, dall’organizzazione del lavoro, e dunque l’orario, alle funzioni svolte dai docenti e personale amministrativo. Un’indicazione in tal senso era giunta anche dal premier Enrico Letta quando aveva indicato tra le priorità del programma di governo, al momento del suo insediamento, il maggior tempo scuola contro l’abbandono scolastico. Un fronte che appunto può essere finanziato attraverso fondi europei, quelli per le regioni svantaggiate. Lo spiraglio insomma c’è, e i tecnici dei due ministeri stanno esaminando il dossier per produrre ipotesi di lavoro da offrire al confronto politico e sindacale. Sarà invece una battaglia a tutto campo quella che riguarderà il recupero degli scatti, che lo scorso anno sono stati salvati grazie all’intesa governo-sindacati e al riutilizzo di una quota del fondo di istituto.
Tra le emergenze in campo c’è il lavoro. Il lavoro anche dei precari del pubblico impiego, per i quali il decreto Imu ha prorogato la scadenza dei contratti fino al 31 dicembre 2013, evitando la tagliola dei 36 mesi di durata massima decisa dalla riforma Fornero. In attesa di una soluzione a regime, in cui i sindacati vorrebbero che si affacciasse il percorso della stabilizzazione. Percorso analogo a quello che da più parti si sta sponsorizzando presso il ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, per i precari della scuola. Che però sono oltre 112 mila solo tra quanti hanno un contratto di durata annuale, su un organico che non arriva ai 700 mila. Eliminare la differenza tra organico di diritto e di fatto, per approdare all’organico funzionale, potrebbe essere un primo approdo.
da ItaliaOggi 21.05.13