Il voto di genere. Succederà alle elezioni amministrative del prossimo fine settimana, quando gli elettori, per la prima volta, potranno indicare una seconda preferenza che però, per esser valida, dovrà indicare un candidato o una candidata di genere diverso dalla prima opzione. La norma è rivolta a favorire l’elezione di un congruo numero di donne nei consigli comunali e nasce sul modello delle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società presenti in Borsa.
Alle elezioni amministrative del prossimo fine settimana gli elettori si troveranno per la prima volta di fronte a un esperimento. Potranno, se vorranno, indicare una seconda preferenza che però, per esser valida, dovrà indicare un candidato o una candidata di genere diverso dalla prima opzione. La norma è chiaramente rivolta a favorire l’elezione di un congruo numero di donne nei consigli comunali. Pur con differenze di metodo l’esperimento ricorda molto quello delle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società presenti in Borsa. E proprio per questo motivo va visto con favore, dovrebbe infatti servire ad aumentare la circolazione delle élite che nel nostro Paese non avviene fisiologicamente ma ha bisogno di provvedimenti ad hoc o di eventi straordinari. Sarà interessante vedere come (e se) gli elettori useranno la chance che il legislatore ha dato loro. Con le nuove tecniche demoscopiche probabilmente saremo anche in grado di capire come uomini e donne, separatamente, avranno usato la doppia preferenza.
È presto per dire che tutto ciò agevolerà la riforma della politica ma di sicuro costituirà un test socio-culturale di grande valore e servirà forse a dare alla parola «cambiamento» un significato meno politicista di quello che ricorre nel dibattito delle élite. Di fronte a queste potenzialità sconcerta il silenzio assoluto fatto registrare finora attorno all’esperimento della seconda preferenza.
Avendo scelto questa strada le autorità preposte avrebbero dovuto quantomeno farla conoscere agli elettori e spiegarne l’utilizzo. Non è mai troppo tardi e la prossima settimana può essere utilmente usata a questo scopo. Del resto che si vada nella direzione di un maggior protagonismo femminile in politica lo testimoniano le scelte dei partiti, che alle ultime politiche hanno disegnato un Parlamento nel quale la componente «rosa» è arrivata al 30%. In proposito sarà interessante vedere quando arriverà in discussione alle Camere l’annunciato provvedimento anti-femminicidio quale sarà la risposta di un emiciclo molto più sensibile alle tematiche di genere di quello che lo ha preceduto.
Il Corriere della Sera 18.05.13