Chi sono i nemici dei precari? Ovverosia coloro che gestiscono una partita gigantesca ai danni di un’intera generazione costretta a mendicare lavori e lavoretti senza tutele e diritti? Voi pensereste a legislatori miopi e compiacenti, oppure a imprenditori intenti solo a rincorrere i costi minori, sacrificando magari la qualità dei prodotti. Pensereste certamente a qualche sindacalista, nazionale e o di fabbrica, che ha preso sottogamba la questione, magari invocando solo una legge capace di stabilizzare in un colpo solo questa drammatica questione trasformando, come con una bacchetta magica, i precari in detentori di un posto fisso ben tutelato. Immaginate, a questo punto, di dover mettere in scena, per conto di una grande rete televisiva pubblica, una tale complessa tematica. Cerchereste, allora, il legislatore inventore del supermarket del lavoro flessibile (un nome a caso: l’ex ministro Maurizio Sacconi), l’imprenditore avido e poco lungimirante, il sindacalista corporativo. Nella vita reale, ovverosia negli studi televisivi delegati a tali scelte, non succede così. Lo comprendiamo leggendo, su Facebook, un post di Ilaria Lani, responsabile dei giovani Cgil. Racconta che il gruppo «Giovani non più disposti a tutto » ha ricevuto un «incredibile messaggio» da una giornalista di Rai Tre. Tale missiva informa che a metà giugno partirà, sempre sulla rete di Rai Tre, «La guerra dei mondi » un programma condotto da David Parenzo (tra parentesi un apprezzato giornalista, protagonista con Giuseppe Cruciani della «Zanzara» di Rai24). Spiega la giornalista che trattasi di «una trasmissione sullo scontro generazionale, in cui si scontreranno in blocchi contrapposti, giovani e anziani». Essendo la prima puntata dedicata al lavoro cercano «giovani precari che abbiano la voglia di dire la loro al mondo degli anziani (stiamo parlando di 50/60enni) che comunque hanno goduto di un lavoro fisso e pensione certa». Tra i protagonisti della puntata ci sarà, tra gli altri, «un sindacalista, contro il quale la tribuna dei giovani potrà esprimere pensieri, rivendicazioni, magari risentimenti». Questo dunque il «casting», gli attori, i personaggi della messinscena: precari contro anziani e contro sindacalisti. Non come avrei potuto immaginare io, legislatori e datori di lavoro. Con l’aggiunta, magari, nei panni del rappresentante dei lavoratori anziani (sempre nella mia ipotesi) di qualche compagno di quei portuali morti nell’ennesimo tragico incidente sul lavoro a Genova. Onde spiegare come siano precarie anche le loro anziane esistenze «privilegiate». Non resta che sperare in un ripensamento e in una correzione. Anche alla luce delle proteste avviate dal post di Ilaria Lani. Che ha scritto: «Mi chiedevo se ci sono volontari che vogliono andare a Rai 3 (e dico Rai 3!) per spiegare che non proviamo risentimento verso gli “anziani” che hanno avuto un posto fisso (e che oggi rischiano di perderlo o lo hanno già perso e vedono la pensione con il binocolo)… ma verso le scelte politiche condotte negli ultimi 30 anni che hanno svalorizzato e umiliato il lavoro e protetto la rendita e il malaffare». C’è poi qualche giovane che commentando il post di Ilaria racconta come suo padre abbia 58 anni e sia disoccupato, con tutta probabilità tra i licenziati (un milione) del 2012, difficilmente catalogabile come garantito. Un altro intervento spiega che il 20 maggio gli finirà la mini Aspi prevista dal ministro Fornero, la protezione in termini di reddito e non saprà come campare. Cosi le voci dei giovani precari si mescolano alle voci dei precari anziani. Un esercito che non ha certo bisogno di veder rinfocolate guerre intestine di poveri contro poveri. Oltretutto molti, come hanno dimostrato ricerche e studi, nella stessa moltitudine degli addetti ai lavori atipici, con contratti ballerini, vivono da numerosi anni, queste situazioni di flessibilità estrema, queste vere e proprie trappole. Sono giovani già anziani, poco splendidi ultra-quarantenni. Commenta ancora una ragazza, Rita: «Adesso si lucra anche su un inesistente scontro generazionale. Qualcuno dica loro che ai nostri genitori non è stato regalato niente. È alla nostra generazione che è stato tolto, in termini di diritti e dignità. Vergogna! Non ce l’abbiamo con i nostri genitori ma con chi ci ha governati fino ad oggi e con chi non ha intenzione di rimettere le cose a posto». Siamo certi che il loro appello, conoscendo la sensibilità di David Parenzo, non rimarrà inatteso.
L’Unità 13.05.13