Quattrocento scuole potrebbero anche non poter riaprire all’arrivo del prossimo anno scolastico, è il grido d’allarme del presidente dell’Unione province italiane, Antonio Saitta. Ci sono sempre meno soldi, l’assistenza e la manutenzione degli edifici dove sono collocate le scuole superiori è sempre più difficile, ha spiegato.
Le cause sono molto chiare secondo il rappresentante dell’Upi: «Molti istituti non potranno inaugurare nel prossimo autunno le attività a causa del patto di stabilità e dei tagli imposti dalla spending review». Secondo una rilevazione effettuata dalle Province sul piano programmatico delle opere scolastiche, gli enti nel 2013 avevano definito gli impegni di spesa per gli investimenti nelle scuole per oltre 727,9 milioni di euro.
Ma, «a causa dei tagli imposti e degli obiettivi del patto di stabilità, che – ha sottolineato il presidente dell’Upi Antonio Saitta stanno azzerando la capacità di programmazione in opere e infrastrutture, le Province sono state costrette a ridurre gli impegni di 513,2 milioni di euro».
Pertanto, ha concluso il presidente dell’Upi, «potranno essere realizzate nel corso di quest’anno opere per un ammontare complessivo di soli 212 milioni di euro». Quindi, solo un terzo delle spese programmate per le opere nelle scuole superiori potrà essere realizzato.
Il grido d’allarme ha ancora maggiore rilievo se si considera che proprio la neo-ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha indicato l’edilizia scolastica come il primo tema di cui occuparsi. Ma di qui a parlare di apertura a rischio è diverso. Dal Miur, infatti, ridimensionano le parole delle province considerandole un «allarme eccessivo». Il regolare avvio delle lezioni «dipende dal personale della scuola e quello lo assegniamo noi». Del resto, aggiunge, «la situazione di 400 istituti non mette in pericolo la normale apertura dell’anno scolastico e l’avvio delle lezioni».
A sostenere la battaglia delle province, invece, ci sono i dirigenti scolastici. «Quello delle Province è un grido d’allarme assolutamente fondato e opportuno», spiega il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado.
I dati dell’Upi parlano chiaro: a rischio ci sono 400 istituti sparsi lungo tutto lo stivale che avrebbero bisogno di interventi di manutenzione da realizzare durante l’estate. In mancanza di disponibilità immediata di fondi i lavori non verranno effettuati. Dal 2008 al 2012 – ricorda Saitta le Province hanno destinato alle scuole 10,4 miliardi di cui 8 per il funzionamento e 2,4 per investimenti in nuovi edifici, messa in sicurezza ed interventi strutturali. Dal governo, invece sono arrivati «zero euro» alle scuole e il 24% di tagli alle spese delle province per il funzionamento mentre l’Upi ha continuato a destinare «il 18% dei propri bilanci alle funzioni per le scuole».
La Stampa 10.05.13