Di «lavoro» Cesare Damiano si è sempre occupato, con il Pd, e ieri è stato eletto presidente della commissione Lavoro alla Camera, dopo essere stato ministro con Prodi e, nell`ultima legislatura, capogruppo in commissione. Allora, è stato eletto con 34 sì e nove astensioni. Un consenso ampio che legittimerà di più la sua presidenza, no?
«Sì, anche con qualche voto in più rispetto alla maggioranza che ero sicuro di avere, 34 su 43. Ora, non so, ma alcuni del Movimento Cinque stelle dicono di avermi votato, però non saprei, il voto era segreto».
L`Italia è sempre in una situazione di emergenza e le previsioni non sono rosee per quel che riguarda il lavoro. Quali sono le priorità da affrontare?
«Le cose fondamentali? Applicare il programma che Enrico Letta ha indicato nel suo discorso di insediamento. Io partirei dalla cassa integrazione in deroga. Bisogna coprire il secondo semestre del 2013».
Se non si interviene quante persone rischiano di restare senza reddito?
«Bisogna finanziare il 2013. Per quest`anno manca all`appello un miliardo e mezzo di euro. Se non facessimo questo intervento, aumenteremmo gli attuali disoccupati di altre 700 mila unità, sarebbe gravissimo».
Dove trovare un miliardo e mezzo?
«Bisogna trovarlo. Io non dò indicazioni di copertura, che spettano al governo, dò delle indicazioni di priorità assoluta».
Quindi il problema della cassa integrazione è il primo che dovrà risolvere il governo?
«Certo, è il primo provvedimento che il governo deve fare. Del resto mi pare che Letta abbia fatto un discorso importante e positivo, che ha assunto la questione del lavoro come fulcro dell`azione del suo governo».
Il ruolo della commissione sarà anche quello di facilitare l`azione del governo, o ci saranno anche delle proposte di legge dei parlamentari del Pd?
«Dobbiamo concentrare la nostra attenzione soprattutto sui temi proposti da Letta e che sono alla base del programma del governo».
Esclusivamente del governo?
«Perché dobbiamo portare a casa dei risultati. Noi non facciamo della propaganda elettorale, dobbiamo portare risultati che il Paese, la gente a casa, aspetta. Quindi la cassa integrazione in deroga è il primo, il secondo sono le pensioni».
Una revisione della riforma Fornero?
«Dobbiamo rifinanziare il fondo costituito con la legge di stabilità del governo Monti, approvata nella scorsa legislatura. Nell`ultima legge di stabilità abbiamo istituito un fondo per salvaguardare i lavoratori rimasti senza reddito in seguito alla riforma previdenziale del ministro Fornero».
Gli esodati, insomma.
«Non solo: esodati, esonerati, prosecutori volontari, licenziati individuali, mobilitati, fondi speciali… e così via. Quel fondo va rifinanziato. Io stimo che, se vogliamo coprire la situazione da qui al 2015, per salvare tutti quelli che hanno il diritto di andare in pensione con le vecchie regole, servono almeno 2 o 3 miliardi di euro».
Che si aggiungono a quelli per la cassa integrazione…
«Se la cassa integrazione è un problema immediato, questo fondo è urgente. Allo stesso tempo si può anche pensare, come ha detto Letta, di rivedere tutta la riforma Fornero sulla previdenza, introducendo una gradualità e una flessibilità. Ad esempio, per chi ha 35 anni di contributi consentire di scegliere in un range, per chi ha tra i 62 e i 70 anni, quando andare in pensione».
Come?
«Con disincentivi fino ai 65 anni, incentivi dopo i 66. Con quegli anni di contributi e di età le persone possono andare in pensione scegliendo il momento più opportuno per loro».
Come trovare i fondi?
«Certo, tutto costa, ma con incentivi e disincentivi non dovrebbe costare troppo».
Altre priorità, i giovani?
«Sì, il tema dell`occupazione giovanile: quindi una diminuzione strutturale del costo del lavoro per le nuove assunzioni di giovani».
Con che modalità?
«Quelle si trovano. Al tempo del governo Prodi abbiamo diminuito il cuneo fiscale di tre punti».
E ora?
«Io propongo la detassazione strutturale del costo del lavoro per le nuove assunzioni dei giovani a tempo indeterminato».
Fermando i contributi, come proponeva Berlusconi in campagna elettorale?
«Vedremo, ci sono varie proposte».
E le facilitazioni per le imprese, per le start-up di cui si parla tanto?
«Anche le piccole imprese con questa soluzione avranno la loro convenienza. Non mettiamo troppa carne al fuoco, stiamo all`essenziale, facciamo tre o quattro cose, altrimenti è non si realizza nulla».
Crede che si possano raggiungere risultati su questi temi?
«Secondo me si, perché vedo un convergenze con il Pdl su questi punti indicati da Letta e, se non facciamo propaganda, forse riusciamo».
Lei però non era d`accordo con questo governo, e ora che ne pensa?
«Io non ero favorevole al cosiddetto “governissimo”, come tutti sanno tutti. Ora il governo c`è, cerchiamo di farlo funzionare realizzando pochi punti, trovando le convergenze, sentendo le parti sociali, uscendo fuori da questa crisi economica e occupazionale. Poi con una nuova legge elettorale si può andare al voto».
Come vede il futuro del Pd?
«Il Pd attraversa una fase molto delicata e complicata. Usciamo da una sconfitta e da una fase turbolenta. Dobbiamo ritrovare la strada. Del resto il congresso non è lontano, a ottobre».
L’Unità 08.05.13