Con la nomina di viceministri e sottosegretari si è chiusa la fase di formazione del nuovo governo e si è aperta quella delle scelte politiche, soprattutto in campo economico. Proprio ieri la Commissione europea diramava un quadro a tinte fosche per il nostro Paese. Rivedendo ulteriormente al ribasso le già scoraggianti stime di crescita per l’anno in corso. Con un’economia che ormai da tempo conosce solo la marcia indietro e con davanti agli occhi il dramma di milioni di persone senza reddito e senza prospettive, è davvero curioso che il dibattito pubblico sia monopolizzato dalla cancellazione dell’Imu. Certo, l’imposta sulla casa, così come tutte le tasse, è una gabella sgradevole e la sua introduzione in un contesto di forte crisi economica ha senza dubbio costituito un salasso per molte famiglie. Ma, rispetto ad altre forme di tassazione, l’Imu presenta almeno due vantaggi.
Innanzitutto è molto difficile da evadere, per l’ovvio motivo che è difficile occultare case e terreni. A pagarla sono tutti, sia quelli che conducono una vita da onesti contribuenti sia quelli che abitualmente le tasse tendono a non pagarle. Ed è forse per questa sua caratteristica che è particolarmente odiata. In secondo luogo, l’Imu rappresenta una forma di tassazione che è leggermente progressiva, ovvero tende a colpire proporzionalmente di più i ricchi. Le persone meno abbienti, infatti, difficilmente possiedono un immobile soggetto a tassazione. Quelli che vivono in affitto non pagano l’Imu e le famiglie che sono proprietarie di una abitazione modesta, grazie alla presenza di una detrazione costante, o riescono ad evitare il pagamento dell’imposta o contribuiscono in maniera proporzionalmente inferiore a quanto invece fanno i proprietari di immobili di pregio o di grandi dimensioni. A conti fatti, circa un terzo delle famiglie italiane non paga l’Imu. La scelta di eliminarla totalmente, così come vorrebbe il Pdl, potrebbe essere una opzione praticabile se da Bruxelles arrivasse il via libera all’allungamento dei tempi di risanamento dei nostri conti pubblici, oppure se si trovasse nelle pieghe del bilancio italiano un corposo tesoretto. Non è però questa la situazione in cui ci troviamo. Nonostante le aperture di Olli Rehn e le deroghe concesse ad alcuni paesi, nulla si è ancora mosso per quanto riguarda l’Italia. Di tesoretti non se ne vedono all’orizzonte e l’alternativa per trovare risorse, ovvero un immediato e corposo taglio della spesa pubblica, non sembra essere un’opzione praticabile né per i tempi ristretti – che ci spingerebbero inevitabilmente verso l’ennesimo pacchetto di tagli lineari – né per le conseguenze che questi avrebbero sulla già difficile situazione della nostra economia.
Gli enti locali sono stati messi in ginocchio dai ripetuti tagli ai trasferimenti previsti nelle ultime finanziarie. La scuola e l’università sono da tempo allo stremo e un’ulteriore riduzione degli stanziamenti finirebbe per allontanarci ancora di più dagli obiettivi dell’Agenda Europa 2020. Gli stipendi dei dipendenti pubblici sono bloccati ormai da anni e mostrano una preoccupante erosione del potere d’acquisto. Il fondo per le politiche sociali è stato pressoché azzerato. A questo si aggiungono le emergenze lasciate in eredità dal governo Monti: il problema degli esodati, la cassa integrazione in deroga, le agevolazioni fiscali per rilanciare l’edilizia, il rinnovo dei contratti temporanei per coloro che lavorano nei servizi pubblici essenziali, i contratti di servizio delle aziende pubbliche e le missioni internazionali. Infine, non bisogna dimenticare che per il gennaio 2014 è già in calendario un inasprimento dei ticket sanitari e per luglio di quest’anno un ulteriore aumento dell’Iva di un punto percentuale.
Quest’ultimo vale da solo circa 4 miliardi. Si tratta dello stesso ammontare di risorse che si dovrebbero trovare per cancellare l’Imu di quest’anno. L’Iva però colpisce tutti, ricchi e poveri allo stesso modo. Andrebbe a gravare pure su quel 30% di famiglie che l’Imu non la paga o perché non ha una casa o perché ce l’ha piccola. Soprattutto l’Iva avrebbe un inevitabile effetto negativo sui consumi, azzoppando una ripresa che già sembra lontana e mettendo in ulteriore difficoltà famiglie e imprese del nostro Paese. Evitare l’aumento di questa imposta avrebbe invece ricadute benefiche per tutti. Eppure si parla solo di Imu. Davvero la propaganda di Berlusconi deve valere più dell’interesse generale?
L’Unità 04.05.13