Mese: Aprile 2013

"Il peso delle riforme incompiute", di Vincenzo Visco

Alcuni studi hanno valutato che l’effetto della decisione del governo spagnolo di liquidare lo scorso anno circa 30 miliardi di crediti delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni (circa 3 punti di Pil) è stato quello di rendere molto meno grave la recessione economica rispetto a quanto si sarebbe verificato in assenza dell’intervento. In Italia – come è noto – i debiti nei confronti dei fornitori raggiungono i 5-6 punti di Pil il che significa che il drenaggio di risorse operato nei confronti del sistema produttivo è stato enorme e con effetti devastanti, soprattutto in un periodo di forte restrizione creditizia come quello attuale, contribuendo in modo rilevante alla crisi attuale. Quindi l’approvazione del decreto legge che sblocca e rende possibili pagamenti di debiti pregressi per 40 miliardi è un fatto positivo, da tempo dovuto, e da altrettanto tempo rinviato, e la cui formulazione finale riflette anche un contrasto interno molto forte tra Tesoro e Sviluppo economico, risoltosi alla fine (forse per la prima volta) a favore di quest’ultimo. L’intervento tuttavia è limitato a meno …

Per gli elettori di centrosinistra urgenti misure sociali e per il lavoro

Sono stati oltre 18.800 i questionari online riempiti dagli iscritti del Pd e dagli elettori delle primarie, ai quali il Pd aveva inviato gli otto punti di programma per il governo di cambiamento proposti dal segretario, Pier Luigi Bersani, ed approvati dalla Direzione nazionale del partito. Tra le proposte sottoposte agli elettori del centrosinistra e agli iscritti sotto forma di risposta multipla, quella risultata più necessaria e condivisa, scelta dall’81,5% degli oltre diciottomila partecipanti, è quella sulle “Misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro”. Tra queste, figurano nell’ordine il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese, la possibilità che i comuni possano fare piccoli investimenti per creare lavoro e mettere in sicurezza scuola e ospedali, lo sviluppo della banda larga, la riduzione del costo del lavoro stabile per renderlo più conveniente del lavoro precario, la lotta all’evasione fiscale anche attraverso la riduzione dell’uso del contante, una vera revisione degli sprechi nella spesa pubblica. In questo capitolo molto indicate sono state anche le proposte del Pd sulla revisione dell’Imu, con lo sconto fino …

"Le responsabilità delle classi dirigenti" di Vittorio Emiliani

Gli industriali italiani esprimono ogni giorno il loro comprensibile allarme. Non pochi continuano a dirsi stupiti per la impossibilità di fare subito un nuovo governo di unità nazionale. Alcuni attribuiscono questa impossibilità ad una «casta» che pensa solo a se stessa. Due dichiarazioni mi sono sembrate particolarmente deludenti e pericolose: il presidente degli industriali emiliani, Marchesini, ha detto in sostanza «mentre l’industria muore, loro (quelli della Casta, n.d.r.) sono impegnati a concordare il prezzo del caffè alla buvette di Montecitorio»; Diego Della Valle ha affermato: i politici sono lì, «ad occuparsi delle loro sedie». Onestamente da due personaggi del loro livello era legittimo aspettarsi di più e di meglio. Magari un’analisi anche più dura, ma un’analisi vera. Queste sono battute da twitter grillino. Che, pronunciate da loro, «fanno opinione». Non è possibile che anche l’élite della classe dirigente del Paese riduca tutto – come fanno ormai alcuni grandi giornali – alla cosiddetta casta senza operare distinzioni fondamentali fra i partiti. Senza attribuire le colpe a chi ce le ha, ma continuando a sparare nel mucchio. …

"Né tecnocrati né folle virtuali", di Fabrizio Barca

«Non cerco adesione, ma confronto». Questa mia dichiarazione, rilasciata a Milano un paio di giorni fa, ha destato stupore in chi schiaccia la politica in una gara fra protagonisti e al tempo stesso dimentica che è solo dal con- fronto, dal conflitto acceso ma ragionevole fra idee, che viene il cambiamento. Il mio scritto «Un partito nuovo per il buon governo» è figlio dell’azione ministeriale per la «coesione territoriale», un’esperienza che mi ha portato a concludere che senza una nuova «forma partito» non si governa l’Italia. Ho dunque provato a immaginare i tratti e le funzioni di questa nuova forma, concentrando l’attenzione su un partito di sinistra, essendo questo ciò che risponde ai miei convincimenti. Per capire ciò di cui sto parlando, faccio riferimento alla storia più recente. Il solco profondo apertosi fra cittadini e «politici», la debolezza dei partiti nell’interpretare bisogni, e soprattutto nel promuovere nei territori il confronto sulle soluzioni, la loro incapacità di incalzare lo Stato, anzi la «fratellanza siamese» con esso, l’ho avvertita pesantemente in questi mesi di governo. L’ho riconosciuta …

"Monito Eurostat: solo in Italia gli abbandoni scolastici non diminuiscono!", di A.G. da La Tecnica della Scuola

Se nell’Ue a 27 lasciano prematuramente i banchi di scuola il 12,8% di giovani, nel nostro Paese siamo fermi al 17,6%: centinaia di migliaia di giovani che vanno a riempire la lista dei neet. E all’Università va peggio: nel rapporto iscritti/laureati siamo gli ultimi. Ancora numeri allarmanti per l’Italia da parte dell’istituto di statistica europeo. Dopo quelli di alcuni giorni fa, riguardanti gli scarsi investimenti su cultura e istruzione, l’11 aprile è arrivato quello sul tasso di abbandono scolastico relativo allo scorso anno. Ebbene, se in Europa la tendenza è in calo, con una media del 12,8 per cento di giovani che lasciano la scuola prematuramente (ormai sempre più vicina a quel 10 per cento indicato dall’Unione Europea da raggiungere entro il 2020), in Italia si va verso la direzione opposta: il numero di alunni che lascia i banchi prima dei sedici anni rimane fermo al 17,6 per cento. Che in termini pratici si traduce in centinaia di migliaia di ragazzi che vanno quasi sempre ad allargare le fila deicosiddetti neet, ovvero dei giovani che …

"Calano gli occupati, riforma Fornero fallita", di Fulvio Flammoni*

Tutto, dalla disoccupazione al numero dei licenziamenti, conferma che il 2012 è stato un vero anno nero per il lavoro in Italia. Ma il peggio non smette di manifestarsi e il 2013 è iniziato molto male, come testimoniano i dati sull’occupazione e sulla cassa integrazione. Molti commentano: era prevedibile per il calo del Pil che continua per il blocco produttivo e dei consumi e per gli effetti di trascinamento di una crisi che non finisce. Ma proprio per questo è ingiustificabile la mancanza di interventi urgenti e di emergenza per cambiare questo stato di cose, sapendo che anche una eventuale ripresa (quando ci sarà e se non affossata dalle nuove tasse) non ha effetti direttamente proporzionali sull’occupazione. Nell’immediato le tendenze confermano sospensione o chiusura di attività, con una base produttiva che si restringe senza nemmeno certezze di copertura economica di tutta la cassa integrazione in deroga. Ma soprattutto, è sempre più frequente il passaggio al licenziamento e la progressiva mancanza di requisiti delle persone per accedere agli ammortizzatori a partire dalla disoccupazione. I dati sull’occupazione …

"Università. Maglia nera in Europa", di Rosario Trafiletti

Il dato relativo ai laureati in Italia è il peggiore d’Europa. Lo rende noto oggi Eurostat, segnalando che, nel 2012, solo il 21,7% di coloro che hanno intrapreso gli studi universitari si è laureato. Un primato allarmante che, purtroppo, è il frutto delle gravi carenze del nostro Paese sul fronte dell’istruzione, della ricerca e dello sviluppo. A determinare tale situazione, infatti, contribuiscono da un lato i costi, per molti proibitivi, delle rette e, dall’altro, la mancanza di incentivi per favorire l’accesso allo studio. È di pochi giorni fa la notizia che prospetta, nei prossimi tre anni, il taglio del 92% delle borse di studio. Tale mossa equivale alla condanna a morte del diritto allo studio nel nostro Paese. Un diritto che, ricordiamo, è garantito dalla Costituzione. Trascurare l’istruzione, inoltre, vuol dire infliggere gravi danni all’intero sistema economico. I fatti lo dimostrano. Sono 243 i brevetti importanti realizzati dai cinquanta migliori ricercatori italiani registrati all’estero che denotano grandi capacità intellettuali e scientifiche. Secondo uno studio dell’Istituto per la Competitività (ICom), si tratta di un valore di …