Fassino: «Ci sono soltanto due strade Esecutivo Bersani o del Presidente», di Aldo Cazzullo
Piero Fassino, lei come segretario Ds fu cofondatore del partito democratico. Ora teme per la sua sopravvivenza? «Qui non è in gioco solo il destino di un partito, e neppure solo del Quirinale e del governo, ma della democrazia. Il voto del 24 febbraio ha segnato la conclusione di una lunghissima era politica, la Prima Repubblica. Dopo tanto blaterare di Seconda Repubblica, in realtà l’assetto seguito alla guerra finisce adesso». Perché dice questo? «Perché l’Italia in cui siamo cresciuti non c’è più. Siamo cresciuti in una democrazia rappresentativa che aveva come pilastro i grandi corpi intermedi: partiti, sindacati, associazioni di categoria; soggetti di rappresentanza, mediatori di conflitti, elaboratori di proposte. Oggi un quarto del Paese non solo non si riconosce nei partiti, ma si organizza contestando la funzione di quei corpi intermedi. Come siamo mortali noi, sono mortali le forme della politica; e la democrazia del 2000 non può essere la stessa del ‘900. Del resto, è normale che sia così. Ogni secolo è segnato dall’evoluzione delle forme della politica. Il ‘700 con l’Illuminismo vide …