Mese: Aprile 2013

"I limiti dell'emergenza", di Ezio Mauro

Una cornice drammatica più che solenne ha accompagnato ieri il giuramento di fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica di Giorgio Napolitano, appena rieletto capo dello Stato. Il vecchio Presidente si è commosso più volte durante il suo discorso davanti alle Camere riunite in seduta comune. Ma lui stesso ha voluto richiamare il dramma di una politica che 56 giorni dopo il voto non riesce a dar forma alle istituzioni democratiche e dopo cinque votazioni nulle, «in un clima sempre più teso», deve richiamare in servizio il capo dello Stato uscente, con uno strappo alla prassi costituzionale pienamente legittimo «ma eccezionale»: giustificato solo dal rischio di un avvitamento del sistema nel vuoto di un Parlamento indeciso a tutto. Napolitano vede dunque la sua rielezione come la scelta estrema di un mondo politico prigioniero dell’impotenza, incapace di autonomia nelle sue scelte, protagonista davanti ad un Paese disincantato di uno spettacolo inconcludente. Ma qui il Presidente sceglie di dare al suo secondo mandato un tono di denuncia esplicita, con un atto d’accusa preciso ai partiti, ai loro dirigenti, …

"Basta formule e chiacchiere è l'ora di tornare alla realtà", di Giorgio Napolitano

Ecco i brani-chiave del discorso di insediamento del presidente alle Camere. GRATITUDINE PER LA RIELEZIONE «Lasciatemi innanzitutto esprimere — insieme con un omaggio che in me viene da molto lontano alle istituzioni che voi rappresentate — la gratitudine che vi debbo per avermi con così largo suffragio eletto Presidente della Repubblica. E’ un segno di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze: e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia. E l’affetto e la fiducia dei cittadini che ho visto in questi ani crescere verso di me e verso l’istituzione che rappresento». NON PREVEDEVO DI TORNARE IN QUEST’AULA «Avevo già nello scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l’autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è “l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica”. Avevo egualmente messo l’accento sull’esigenza di dare un segno di normalità e continuità …

Vince Debora Serracchiani è il nuovo Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia

“Abbiamo vinto”, così Debora Serracchiani, uscendo dal suo ufficio del quartiere generale di Udine, a poche sezioni dalla fine dello spoglio ha ufficializzato la sua vittoria in Friuli Venezia Giulia. Dopo un fotofinish che si è protratto per tutto il pomeriggio, Serracchiani è stata eletta nuovo presidente della Regione a statuto speciale con il 39,4% dei voti, contro il 39% del candidato di centrodestra, il presidente Renzo Tondo. Non appena appreso del risultato, Tondo si è congratulato con l’avversaria per la vittoria. Flop del candidato del Movimento 5 Stelle, che si è fermato al 19,2%, con la lista dei grillini ferma al 13,8% contro il 27,2% preso alle elezioni politiche. La prima riflessione della neo eletta presidente è stata sulla scarsa affluenza alle urne – ha votato il 50,5% degli aventi diritto – che “impone un obbligo di riflessione”. Per la neo presidente della Regione è evidente che la gente non guarda più alla politica come a una soluzione, e quindi dobbiamo impegnarci tutti a far sì che la politica diventi di nuovo centrale, importante, …

"Napolitano: il governo subito", di Simone Collini

Alle consultazioni al Quirinale, insieme ai capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda, dovrebbe andare Enrico Letta. E però Pier Luigi Bersani potrebbe cedere alle pressioni, che in queste ore gli stanno arrivando da più parti, a restare alla guida del partito in questa fase di transizione verso il congresso. Due fatti in contraddizione? No, se valutati alla luce di quel che sta succedendo nel Pd. La rielezione di Giorgio Napolitano ha fatto uscire dall’impasse venuta alla luce con il naufragio delle candidature al Colle di Franco Marini e di Romano Prodi. Ma le difficoltà per i democratici non sono finite, anzi, e allora è meglio non aprire altri fronti e rischiare ulteriori lacerazioni. Le dimissioni di Bersani formalmente non sono operative (al quartier generale del Pd spiegano che vanno rassegnate di fronte a un organismo politico come la Direzione e non è sufficiente l’annuncio ai Grandi elettori) ma già si è innescata nel partito una discussione sul tipo di guida da dare in questa fase che precede il congresso. GABINETTO DI CRISI La reggenza ipotizzata …

"Una crisi dei partiti lunga vent’anni", di Carlo Buttaroni

La crisi politica è profondissima. Non riguarda solo il Pd, ma l’intero sistema dei partiti. E non nasce nelle ultime settimane. Basta scorrere i risultati elettorali degli ultimi vent’anni per rendersi conto di uno scenario che ha proposto dissolvenze più che evoluzioni, senza trovare mai una configurazione definitiva, incapace di andare oltre le contingenze elettorali e misurarsi con le sfide vere del Paese. Oggi il Partito democratico è impantanato in una crisi che riaccende antiche contraddizioni. Ma sei mesi fa in crisi era il Pdl. Una crisi d’identità, di politiche e di leadership, altrettanto profonda, tanto che lo stesso Berlusconi sembrava intenzionato a lasciare il partito per dar vita a una nuova «Forza Italia». La crisi del centrodestra, fino a prima delle elezioni si è riflessa nella vicenda delle primarie annunciate, rinviate e annullate, nella diaspora di una parte importante dei suoi gruppi dirigenti, nella sofferta ricerca di una nuova leadership, che ha trovato una soluzione approssimativa nel compromesso di una coalizione con più candidati alla presidenza del Consiglio. Pochi mesi prima delle elezioni, tutti …

"Processo ai 101 traditori e a un Pd che va rifondato", di Andrea Marini

Chi l’avrebbe detto, solo tre mesi fa, alla vigilia del voto, che in una domenica mattina di aprile i circoli e i dirigenti del partito cittadino, provinciale e regionale si sarebbero incontrati per “processare” il gruppo parlamentare Pd, prendere atto che il partito è a un passo dello sgretolamento e con la prospettiva di ritrovarsi “imprigionati” in un governo del presidente Napolitano a braccetto con Alfano, Monti e Berlusconi… Ma tant’è questa è la situazione. E ieri mattina in una delle più dure riunioni di partito è andato in scena un incrocio tra una sorta di psicoterapia di gruppo (di partito ndr) e un processo ai parlamentari, anche quelli modenesi. Doveva essere una riunione per i soli segretari di circolo cittadini, ma alla porta della sede sono poi giunti segretari dalla zona di Carpi e amministratori, sono stati invitati il sindaco Pighi, gli ex-parlamentari Bastico e Barbolini. Erano presenti due soli “reduci” dall’«entusiasmante» elezione di Napolitano: Stefano Vaccari e Manuela Ghizzoni. Certo le critiche principali hanno colpito i “vigliacchi”, i “traditori” coloro che affossando Prodi …