Per la prima volta dal 1975 si mette mano all’architettura interna delle scuole: nuove regole per costruire spazi d’apprendimento coerenti con le innovazioni determinate dalle tecnologie digitali e dalle evoluzioni della didattica. Ambienti capaci di rompere la vecchia modalità trasmissiva cattedra – banco e la centralità della lezione frontale. Cosi le scuole diventano “tessuto ambientale per l’apprendimento”, dall’atrio ai servizi igienici agli spogliatoi, alle pareti mobili. Una scuola pensata “in modo da lasciare sempre una possibilità di variazione dello spazio a seconda della attività desiderata”.
Stop alle vecchie aule. “Per molto tempo – si legge nelle Linee Guida varate su proposta del ministro Profumo dopo il parere della Conferenza Unificata – l’aula è stata il luogo unico dell’istruzione scolastica. Tutti gli spazi della scuola erano strumentali o accessori: i corridoi utilizzati solo per il transito degli studenti, o il laboratorio per poter usufruire di attrezzature speciali”. Oggi non può essere più cosi: la realizzazione degli edifici scolastici dovrà rispondere a parametri e criteri architettonici e dell’organizzazione dello spazio del tutto nuovi.
Le scuole “non luoghi”. Stop alle scuole anestetizzanti, tutte uguali, abbastanza tristi, con colori spenti o casuali, stop alle scuole “non luoghi”. “Oggi – si legge nelle Linee Guida a cui dovranno attenersi, in tutto il Paese, i progetti per le scuole – emerge la necessità di vedere. La scuola diventa il risultato del sovrapporsi di diversi tessuti ambientali: quello delle informazioni, delle relazioni, degli spazi e dei componenti architettonici, dei materiali, che a volte interagiscono generando stati emergenti significativi”. Ed ecco quindi che spuntano atelier e laboratori, spazi connettivi che diventano relazionali e offrono diverse modalità di attività informali individuali, in piccoli gruppi. Il docente non ha più un posto fisso ma si muove tra i vari tavoli offrendo il supporto all’apprendimento che all’interno di ogni gruppo prende forma.
Progettazione integrata e nuove tecnologie. Alla base delle Linee Guida c’è una nuova progettazione integrata “di microambienti finalizzati ad attività diversificate per offrire funzionalità, confort e benessere” insieme ad un’attenzione per il risparmio energetico ed alle fonti rinnovabili. “Ambienti che potremmo definire, mutuando un’espressione dal mondo degli ambienti on line, “interoperabili”, in cui si pratica una didattica coinvolgente che non ha paura di “pareti trasparenti” che consentono la condivisione oltre l’aula”. Dallo spazio inteso come “lo “spazio del fare” – e di qui l’uso del termine “atelier” per la creazione di contesti di esperienza – allo spazio informale e di relax con risorse a disposizione (libri, video, ecc), aree per giochi di gruppo e piccoli lavori manuali.
Scuole civic center. L’eliminazione degli spazi di mero passaggio e l’adattabilità degli spazi cambia anche all’esterno: “offrendosi alla comunità locale e al territorio la scuola si configura come civic center in grado di fungere da motore del territorio in grado di valorizzare istanze sociali, formative e culturali”.
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