Ai saggi piace il modello nordico. Lezioni non solo frontali, gruppi organizzati in base ai livelli di apprendimento e non solo per classi di età. Tempo pieno esteso a modello generale del primo ciclo, attività pomeridiane di recupero individualizzate. E poi valutazione del sistema per il miglioramento delle performance.
La ricetta per innalzare il livello del sistema educativo è stilata nel documento presentato nei giorni scorsi dai saggi al capo dello stato, Giorgio Napolitano. Una lista ragionata di priorità, è l’intento del comitato che si è occupato delle riforme istituzionali e sociali, da sottoporre al prossimo esecutivo per un’azione mirata e condivisa su progetti specifici e da realizzare nel breve periodo. Un documento in cui si parte da alcune emergenze, come il contrasto all’abbandono scolastico, per le quali tra l’altro è possibile agganciare risorse fresche, come quelle già messe in campo dall’Unione europea per il piano di Coesione del ministro Fabrizio Barca. «Tutte le analisi condotte sul tema della crescita economica indicano nella disponibilità di un capitale umano di qualità uno degli ingredienti fondamentali per sfruttare a pieno le nuove tecnologie, per favorire l’innovazione e l’aumento di produttività», si legge nella sezione della proposta dei saggi dedicata all’istruzione. Le principali rilevazioni internazionali denunciano per l’Italia «il forte deficit in termini di qualità del capitale umano rispetto ai principali paesi europei». Si propone così di «adottare a breve termine misure in grado di alleviare alcune situazioni particolarmente gravi» e al tempo stesso di influire «sulla sostenibilità a lungo termine di un’area particolarmente rilevante per la pubblica amministrazione». Si parte dal contrasto all’abbandono scolastico: l’ultimo dato disponibile, riferito al 2011, dice che il 18,2% dei giovani non completa il percorsi di studi, lasciando il sistema senza un diploma e un titolo professionalizzante. In Europa il campione è quasi tre punti percentuali sotto.
I saggi propongono di incentivare il piano dell’azione di Coesione, in speciale modo nelle aree territoriali a rischio. Una delle misure individuate è il prolungamento negli anni del primo ciclo del tempo pieno, ovvero la scuola anche di pomeriggio. Ma come dovrebbero essere riempite le ore pomeridiane? Non più con lezioni frontali, ma con attività anche pratiche, non più con suddivisioni dei ragazzi per classi ma per gruppi, proprio così come avviene nei paesi del Nord. Lavorare su piccoli gruppi consentirebbe tra l’altro di sperimentare metodologie didattiche innovative e percorsi individualizzati, che possono ricomprendere per esempio i corsi di recupero per le competenze di base in cui i ragazzi hanno maggiori difficoltà. La proposta può raccogliere consensi a destra come a sinistra, visti i programmi messi in campo in questi anni dagli schieramenti. Restano però due problemi,a cui non si fa cenno nel documento: la sostenibilità finanziaria dell’operazione, visto che eventuali fondi europei non potrebbero coprire tutte le spese di personale e di strutture; una nuova e diversa organizzazione del lavoro, e forse anche provenienza, dei docenti e degli assistenti.
da ItaliaOggi 16.04.13