"La lezione di Ruffilli", di Pier Luigi Bersani
Ricordare Roberto Ruffilli, non solo il suo sacrificio ma il suo servizio come intellettuale e come politico, significa rendere omaggio a uno di quei cattolici che nei decenni della Repubblica hanno custodito la Costituzione e le istituzioni dello Stato. Una lunga fedeltà alle idee dei padri che non diventava mai, però, conservazione. Fu lucidissimo a vedere per primo la crisi e l’affanno della prima Repubblica. Propose e provò ad attuare una via d’uscita. E quella strada – rendere il «cittadino arbitro» delle decisioni che riguardavano il governo – doveva servire nelle sue intenzioni a ricucire il rapporto che iniziava a logorarsi tra partiti e società. Ma la via d’uscita che indicava era ed è precisamente l’opposto delle scorciatoie antipolitiche e antipartitiche. Ruffilli credeva nella democrazia rappresentativa, e credeva nel ruolo dei partiti. Per questo lanciò per primo un’altra battaglia che abbiamo a cuore, purtroppo ancora oggi tutta da combattere: quella per dare all’Italia una legge sul funzionamento democratico dei partiti, in attuazione dell’articolo 49 dellaCostituzione. I partiti come istituzioni della democrazia, la riforma dei partiti …