Se nell’Ue a 27 lasciano prematuramente i banchi di scuola il 12,8% di giovani, nel nostro Paese siamo fermi al 17,6%: centinaia di migliaia di giovani che vanno a riempire la lista dei neet. E all’Università va peggio: nel rapporto iscritti/laureati siamo gli ultimi. Ancora numeri allarmanti per l’Italia da parte dell’istituto di statistica europeo. Dopo quelli di alcuni giorni fa, riguardanti gli scarsi investimenti su cultura e istruzione, l’11 aprile è arrivato quello sul tasso di abbandono scolastico relativo allo scorso anno. Ebbene, se in Europa la tendenza è in calo, con una media del 12,8 per cento di giovani che lasciano la scuola prematuramente (ormai sempre più vicina a quel 10 per cento indicato dall’Unione Europea da raggiungere entro il 2020), in Italia si va verso la direzione opposta: il numero di alunni che lascia i banchi prima dei sedici anni rimane fermo al 17,6 per cento. Che in termini pratici si traduce in centinaia di migliaia di ragazzi che vanno quasi sempre ad allargare le fila deicosiddetti neet, ovvero dei giovani che non studiano né lavorano.
Anche il resto dei dati fornite da Eurostat risultano davvero preoccupanti: se nell’Ue a 27 i diplomati sono in assoluto il 35,8 per cento, nel nostro Paese non arriviamo al 22 per cento. E non va meglio a livello universitario, visto che se l’Unione Europea detiene ormai circa il 36 per cento di “dottori” 30-34enni, rispetto a quelli che avevano iniziato gli studi, l’Italia nella stessa fascia di età si ferma al 21,7 per cento. Che rappresenta il risultato peggiore dei 27 Paesi europei esaminati. Anche se su questo fronte le cose vanno leggermente meglio rispetto al passato, è un dato di fatto che pure l’abbandono universitario assume una valenza tutt’altro che trascurabile. Ma quando se ne accorgeranno i nostri governanti? Quando capiranno che la situazione è sempre più allarmante?
da La Tecnica della Scuola 12.04.13