"Commissioni pentastellate", di Manuela Ghizzoni
Potrei definirmi una tipica “parlamentare di commissione”, cioè una di quei parlamentati che ha sempre preso molto sul serio l’attività nella propria commissione e che in quel luogo, più appartato e raccolto rispetto all’Aula e pertanto più consono al confronto e alla discussione nel merito dei provvedimento, ha trascorso tantissimo tempo, ha appreso molto ed è cresciuta come persona e in competenze. Sarà che all’attività delle Commissioni la Camera dedica solo un resoconto sommario e non quello stenografico, riservato ai dibattiti dell’Aula, sarà che si discute nel merito e di rado la “si butta in politica”, sarà che i big (tutti) ne sono spesso esentati per non appesantirne l’agenda (e non lo sto dicendo in senso ironico) ed è quindi appannaggio di coloro i quali stanno sempre in seconda fila, ma al lavoro di Commissione è sempre stata attribuita una dignità inferiore rispetto a quello che si svolge in Assemblea. Tant’è che nel dibattito pubblico questa attività è spesso definita “oscura” e raramente assurge alla cronaca, se non nell’informazione specializzata. Ma grazie all’intemerata battaglia del …