Per contrastare l’evasione fiscale che ogni anno costa all’Europa oltre mille miliardi di euro, i cinque Paesi più importanti di eurolandia (Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna e Spagna) stanno lavorando a un progetto pilota per stanare i furbi rafforzando lo scambio di informazioni. Se ne parlava nei giorni scorsi quando il portavoce della Commissione Olivier Bailly aveva invitato gli stati membri ad affrontare la questione soprattutto dopo la scandalo-inchiesta sui paradisi fiscali fatta da The international consortium of investigative journalists. Ora è ufficiale: i cinque ministri dell’Economia dei rispettivi Paesi hanno inviato una lettera alla Commissione per illustrare il progetto.
Se avrà successo potrà costituire una boccata d’ossigeno ai malandati conti pubblici europei. Oggi, tra l’altro, il Consiglio dei ministri italiano affronterà la definizione del Def (Documento di economia e finanza) che potrebbe certificare un debito pubblico al 130% dopo l’operazione sblocca debiti, mentre il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo ammonisce che un’eventuale abolizione della Tares costerebbe 1 miliardo di euro di minori entrate.
Le proposte dei cinque Paesi sul fisco si basano sulla «trasparenza» in linea con il modello applicato nel recente negoziato con gli Usa dove prevale l’ impegno a combattere l’evasione cercando un impatto minimo sull’economia. L’accordo tra le 5 nazioni big e la lettera a Bruxelles dimostrano la volontà di accelerare dopo che la Commissione — nel dicembre scorso — aveva invitato tutti gli Stati membri a raggiungere intese comuni per stilare una lista dei paradisi fiscali e rafforzare quelle sulla doppia imposizione tra i Paesi per evitare scappatoie giuridiche che possano favorire l’evasione. Il commissario alla fiscalità Algirdas Semeta ha accolto con grande favore l’iniziativa dei big five i quali nella loro missiva hanno invitato «gli altri Stati membri ad unirsi in modo che la Ue diventi leader nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni». Un dossier del Tax research London ha dimostrato che l’evasione a tre cifre non è una anomalia solo italiana. Secondo l’istituto di ricerca inglese (che ha realizzato lo studio per il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo) l’Italia evade 180 miliardi di euro all’anno, seguita dalla Germania con 158, dalla Francia con 120 miliardi, dalla Gran Bretagna con 74 e dalla Spagna con 72. Se si aggiungono gli altri 22 Paesi si fa presto a raggiungere la somma di mille miliardi di euro denunciati giovedì scorso dalla Commissione.
La scoperta di questa evasione collettiva ha colpito soprattutto la Germania che pensava di esserne fuori. E ha cercato di rimediare cercando per prima un accordo con la Svizzera per tassare al 25% i capitali esportati illegalmente ma senza trovare consenso in Parlamento. Però qualcosa si è mosso: la Corte di giustizia ha stabilito che per le frodi fiscali di oltre 1 milione di euro, scatta il penale, quindi la prigione. Così non è in Italia dove il reato di evasione è punito con sanzioni amministrative, va nel penale solo quando ci sono aggravanti come la falsificazione di documenti, la bancarotta, associazione a delinquere, eccetera.
Il Corriere della Sera 10.04.13