Saranno un paio di milioni di euro o poco più i soldi che arriveranno nelle zone terremotate emiliane oggi, 10 aprile, scadenza della quarta tranche per i pagamenti dei lavori di ricostruzione, attingendo ai 6 miliardi della Cassa depositi e prestiti. Controvalore di qualche decina di pratiche di privati, ma ancora nessuna di imprese. Una goccia nel mare. «Ma il meccanismo è partito e sta ingranando, le domande in lavorazione sono migliaia tra i nostri uffici, quelli dei comuni, le associazioni di categoria e i professionisti», ribatte l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli, che proprio stamattina incontra i vertici di Confindustria per fare il punto su iter delle domande e problemi tuttora aperti. Sono 62 le richieste Sfinge arrivate – a ieri – in regione per un importo di 54 milioni di euro, ma ancora nessuna è andata in pagamento. Si tratta delle pratiche telematiche completate e inviate dalle imprese attraverso le quali accedere ai contributi per la ricostruzione dei capannoni (con la copertura al 100% dei danni), per la sostituzione dei macchinari (80% dei danni) o per ripristinare le scorte (50% del valore perso). Poche, se si pensa alle stime iniziali di quasi 10mila imprese danneggiate, ma non solo l’iter delle domande – e, in particolare, delle perizie giurate – è complesso, «ma molti più imprenditori del previsto sono coperti da assicurazioni e finché non è chiusa la pratica assicurativa non si procede con le domande», precisa Muzzarelli ricordando che c’è una task force della regione che tre volte a settimana batte il cratere emiliano per affiancare tecnici e aziende nella compilazione delle pratiche e nella soluzione dei quesiti: all’attivo ha già 250 imprese supportate.
Procedono sicuramente più spedite le pratiche Mude, quelle dei privati. Quasi 2mila quelle in lavorazione, 397 in pagamento, per oltre 22,3 milioni di euro concessi e 5,6 in pagamento. Qualcosa già liquidato nelle precedenti tranche e un paio di manciate di pratiche che saranno pagate oggi nelle principali banche dell’area, per importi che non raggiungono mai il milione di euro per istituto.
Ma ci sono nodi che neppure la buona volontà della Regione Emilia-Romagna può sbrogliare e sono le carte ferme a Roma da mesi, che aspettano una firma per trasformare in denaro impegni presi, in alcuni casi, ancora l’anno scorso. Provvedimenti come i 50 milioni di euro per la ricerca o come l’estensione degli ammortizzatori sociali nell’area del cratere, di fronte ai quali l’inerzia del Governo non ha giustificazioni. Tanto che la squadra del commissario Vasco Errani sta intensificando proprio in questi giorni il pressing su Palazzo Chigi per cercare di portare a casa i decreti entro fine aprile. Anche perché il prossimo mese scadrà il primo anniversario dalle scosse del 20 e 29 maggio 2012 e sarebbe un buon risultato per Viale Aldo Moro poterlo festeggiare con la chiusura dell’apparato normativo e l’apertura dei rubinetti finanziari. Riuscendo magari a rimettere in pista anche gli oltre 5 miliardi che avanzano inutilizzati da dicembre dal plafond della Cdp per la moratoria fiscale.
Undici mesi di attesa senza aiuti economici concreti ma ben 140 ordinanze commissariali emanate sembrano però troppi alle imprese terremotate, anche se sono numeri che impallidiscono di fronte ai quattro anni e alle oltre 1.100 leggi dell’Aquila. L’industria emiliana non si può permettere il lusso di perdere mercato e clienti per i ritardi causati dalla burocrazia o da dubbie interpretazioni normative, nel mezzo di una recessione che continua a tagliare produzione, ordini e occupati. Intanto la fine dello stato di emergenza si avvicina, perché se non sarà varata una proroga, dal 1° luglio tutto nel cratere dovrebbe tornare come se non ci fosse più traccia degli 11,5 miliardi di danni causati dal sisma e dei costi straordinari che famiglie e imprese hanno dovuto sostenere nel frattempo.
«Difficile, se non impossibile, ricominciare a pagare tasse, contributi, mutui e bollette se non iniziano ad arrivare anche i rimborsi», fa notare la Cna di Modena, che sta assistendo mezzo migliaio di associati nella compilazione delle pratiche Sfinge, con ancora molte domande irrisolte e la certezza che i tempi saranno lunghi: «Stanno liquidando ora – raccontano gli artigiani – le pratiche di agosto e settembre 2012 finanziate dal Por Fesr 4!». Un’impasse che nell’industria pesa meno, grazie a spalle più grosse tra finanze e competenze tecniche interne e coperture assicurative, ma non è sottovalutata. Tanto che Confindustria Modena ha messo in pista una sua squadra di esperti – supportata da ingegneri e geologi esterni – che affianca in modo sartoriale le aziende danneggiate e cerca di interpretare la mole di norme in continua evoluzione.
Il Sole 24 ore 10.04.13