Si rafforza l’asse imprese-sindacati nella richiesta di interventi contro la crisi. A una settimana esatta dalla mobilitazione sindacale, ieri la Cna ha rilanciato il grido di dolore di Cgil, Cisl e Uil sulla necessità di un miliardo per finanziare la cassa integrazione in deroga. «Accanto al milione di licenziamenti nel 2012, se non si interviene in tempi molto stretti, rifinanziando con un miliardo di euro la cassa integrazione in deroga, esiste il rischio concreto di bruciare, entro luglio, altri 100mila posti di lavoro». «Questo ammortizzatore sociale – spiega la confederazione nazionale dell’Artigianato – introdotto a seguito della crisi economica, viene sostenuto con finanziamenti che non consentono di andare oltre i primi sei mesi dell’anno. Stiamo parlando di uno stock di oltre 200 milioni di ore di Cig in deroga che sono state richieste dal comparto dell’artigianato negli ultimi 12 mesi». «È evidente – sottolinea la Cna – che ai 100mila lavoratori dipendenti a rischio potrebbero aggiungersi titolari e collaboratori di tutte quelle imprese che inevitabilmente chiuderebbero se fossero costrette a privarsi definitivamente della manodopera». Fra sette giorni, il 16 aprile Cgil, Cisl, Uil e Ugl si ritroveranno davanti a Montecitorio per chiedere proprio più fondi per la cassa in deroga. E ieri è stato il leader Uil Luigi Angeletti ha sottolineare la linea comune sindacati-imprese. Per noi «è scaduto il tempo, o riusciamo a metterci insieme e imponiamo davvero un cambiamento dell’agenda politica o non saranno i convegni a salvarci l’anima>>, ha dichiarato il segretario generale Uil, che ha ricordato come il «dramma sociale che sta attraversando il Paese,’ non consenta più «atteggiamenti opportunistici ». Angeletti è poi tornato a sollecitare la formazione di un esecutivo: «Non si può continuare a discutere di formule politiche: c’è bisogno di un governo che riduca drasticamente le tasse sul lavoro e i costi della politica. Queste sono le vere priorità: se non le si affronta seriamente, il 2013 sarà ancor più pesante in termini di distruzione dei posti di lavoro”, sottolinea il leader della Uil. Sempre ieri poi sono arrivati altri dati negativi sulla crisi. Sei milioni di posti di lavoro fantasma. Sono quelli che mancano all’appello in Europa rispetto ai livelli pre-crisi. È stata l’Ilo, l’International Labour Office a fornire un nuovo dato impressionante in uno studio pubblicato in occasione della nona Riunione regionale europea dell’organismo Onu per il lavoro, iniziata ieri a Oslo. Il rapporto in più segnala proprio l’Italia tra i Paesi a maggior rischio per le proteste sociali causate dalla crisi occupazionale, assieme a Cipro, Grecia, Portogallo, Slovenia e Spagna. L’Ilo ripercorre i dati della crisi: il tasso di occupazione europeo (15-74 anni) nel terzo trimestre 2012 era del 57,6%, ancora 1,6 punti sotto al terzo trimestre 2008 quando è scoppiata la crisi. Solo in 5 paesi su 27 (Austria, Germania, Ungheria, Lussemburgo e Malta) l’occupazione è tornata ai livelli pre-crisi. Nel febbraio 2013 erano ben 26,3 milioni i cittadini europei senza lavoro, 10,2 milioni più che nel 2008 e il tasso di disoccupazione era del 10,9%, 4,1 punti in più rispetto al febbraio 2008. Al tempo stesso la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli allarmanti, toccando lo scorso febbraio il 23,5% (l’Italia è al quarto posto, dopo Grecia, Spagna e Portogallo), e quasi il 30% dei giovani Ue e a rischio di povertà o esclusione sociale.
L’Unità 09.04.13