Operazione trasparenza sui crediti vantati dalle imprese. I miliardi dovuti dalla pubblica amministrazione sarebbero, secondo Banca d’Italia, circa 90 per il 2011, con una correzione di 20 miliardi sulle stime fornite sinora dall’Istat. Lo ha rivelato il direttore centrale per la ricerca economica di via Nazionale, Daniele Franco, in un’audizione presso le commissioni speciali in Parlamento, specificando che l’ammontare dei debiti corrisponde al 5,8% del Pil (prodotto interno lordo). «I 40 miliardi, quindi, non bastano a chiudere l’intero processo, ma aiutano» ha aggiunto.
«Oltre il 10% del totale, circa 9 miliardi, è stato ceduto a intermediari finanziari con clausolapro soluto e pertanto è già incluso del debito pubblico» ha specificato. Se dunque la liquidazione dei 40 miliardi in due anni aumenterà il deficit di 0,5 punti, la liquidazione dei restanti debiti aumenterebbe temporaneamente il deficit di altrettanto. «Finalmente – commenta il leader degli industriali Giorgio Squinzi rispetto ai nuovi dati -. Mi fa piacere che piano piano arrivano sulle nostre tesi». A maggior ragione, fa sapere via Facebook il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, «è urgentissimo risolvere questo problema con soluzioni semplici e automatiche».
Soluzioni che potrebbero arrivare in un decreto già la prossima settimana, secondo il presidente della commissione speciale di Montecitorio, Giancarlo Giorgetti (Lega). Intanto martedì la relazione del governo sulla variazione del rapporto deficit/Pil dovrebbe essere approvata in Parlamento.
Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, audito a propria volta dalle commissioni speciali, non ha indicato tempi per il decreto, limitandosi a spiegare che sarà «immediatamente applicativo» senza decreti attuativi. Ma i pagamenti dovranno avvenire in ordine cronologico e «con un sistema a stadi che consenta un monitoraggio» per evitare di sfondare la soglia invalicabile del 2,9% deficit/Pil. Per questo, ha aggiunto, «consumare a priori tutti gli spazi sarebbe sbagliato. Chi ha spazi immediatamente paghi il 50%, poi le amministrazioni dovrebbero dire il totale dei debiti entro un mese, e spero che siano più sollecite che nel passato».
Ma come sarà organizzato il pagamento dei 40 miliardi? Grilli ha spiegato che saranno i Comuni a gestirne quasi la metà: a questi spetteranno 12 miliardi nel 2013 e sette nel 2014, al sistema regionale della Sanità cinque miliardi nel primo anno e nove nel secondo e allo Stato circa sette miliardi divisi nei due anni. Comuni e Regioni dovrebbero dar fondo agli avanzi di gestione e, in mancanza, usare prestiti a lungo termine, pagabili in 10-15 anni.
Quanto agli ulteriori debiti conteggiati da Bankitalia, anche Grilli rivela che le stime del Tesoro circa lo stock del debito «sono superiori ai 40 miliardi, ma una parte di questo è fisiologico. Partendo da questi 40 potremmo essere in grado, se necessario, di prevedere un’ulteriore tranche, di ampliare il meccanismo».
Intanto Grilli, mettendo fine a una questione sollevata dal Movimento 5 Stelle, ha chiarito che il governo vuole prima liquidare le fatture alle imprese e poi procedere con le banche che hanno scontato i debiti: per queste «dovrà esserci una terza immissione di liquidità o una parte minoritaria» dei primi 40 miliardi di rimborsi. L’obiettivo finale di tutta l’operazione è quello di immettere liquidità «che consente di far ripartire la domanda interna già nella seconda metà dell’anno in corso». Valutazioni forse troppo ottimistiche per Bankitalia, che ha ridimensionato le aspettative giudicando i potenziali effetti del decreto «contenuti e limitati». Ancora più preciso l’Istat: per il presidente Enrico Giovannini, audito dalle commissioni speciali, l’effetto sarà «nell’ordine di un decimale nel 2013, quindi con un effetto relativamente contenuto che poi si cumula nel 2014». Quanto alla ripercussione sull’occupazione sarà «molto limitata». Tanto dipenderà dai tempi di attuazione dell’operazione, spiega Bankitalia, e dalle modalità: «In situazioni normali interventi sulla liquidità delle imprese avrebbero effetti sul Pil relativamente contenuti — ha spiegato Franco —. Tuttavia nell’attuale fase ciclica il provvedimento potrebbe essere più efficace».
Il timore di Bankitalia e Istat è che l’aumento del rapporto deficit/Pil al 2,9% sia troppo vicino alla soglia del 3% e che possa pregiudicare il rientro della procedura d’infrazione. Ma Grilli ha assicurato che «anche in presenza di uno 0,5% in più i target sarebbero in ogni caso raggiunti», che il pagamento dei debiti «non comporta un allontanamento dal risanamento finanziario» e che l’Italia potrà dunque «uscire dalla procedura d’indebitamento eccessivo». Lo sfondamento dello 0,5% però potrà essere usato solo per il pagamento dei debiti e non per finanziare nuova spesa pubblica.
Il Corriere della Sera 29.03.13