Giorno: 29 Marzo 2013

"Il Pd finanzia Camposanto e San Possidonio", di Serena Fregni

Oltre duemila donazioni al partito che dirotta 149mila euro su biblioteca, palestra e aiuto ai disabili. Anche il Partito Democratico regionale, attraverso il proprio conto corrente cui hanno contribuito 2.149 donatori, è riuscito a raccogliere 649mila euro. Di questi fondi, 500mila sono confluiti nei fondi alla regione, e 149mila destinati a due progetti a Camposanto e San Possidonio. A Camposanto è previsto il recupero della palestra comunale, fortemente usurata durante il post-sisma, poi verrà installato un ascensore nel vano scala del municipio rendendolo idoneo anche ai portatori di handicap. A San Possidonio verrà realizzata una biblioteca comunale nel nuovo polo scolastico – culturale. Lo ha spiegato ieri Stefano Bonaccini, segretario regionale del Pd, nella sede del partito a Camposanto: «Siamo lieti di poter consegnare questi fondi per cause così importanti. Tutte le donazioni provengono dai tanti circoli presenti sul territorio, dalle feste del partito e anche da tanti privati che hanno deciso di dare il loro contributo», dice il segretario. Bonaccini prosegue ricordando il lavoro svolto dai tanti volontari in Emilia e ribadisce un secco …

"Costituzionalisti senza stelle", di Michele Prospero

Lo statista (non più mascherato) di Genova ha dettato la linea, che mescola intransigenza (verso la sinistra) e continuità (con Monti). Mentre con Berlusconi ostacola un governo di cambiamento, concede il via libera al governo tecnico. Dalla spiaggia privata, il leader del M5S gioca alla sedizione e ordina le condizioni di una resa immediata: lunga vita a Monti e morte a l’Unità. Quando non si copre il volto e scappa inseguito da mai servili giornalisti, Grillo si sente come il generale indiscusso di un esercito di conquistatori, implacabili nel colpire a comando. E perciò intima: niente governo, lavori solo il Parlamento. Qui, come l’opinione pubblica ha ormai appreso in questo fortunato avvio di legislatura, le sue truppe brillano per competenza, per autonomia e coraggio, per prestigio e dignità, per abilità oratoria. Insomma, per capacità di leadership. Con il voto di febbraio, un profondo ricambio di classi dirigenti ha offerto i galloni a una nuova élite del potere. Un ceto di inarrivabile levatura che compare soltanto in fasi storiche irripetibili è al servizio della nazione. Le …

"Così si è ristretto il vocabolario", di Mariapia Veladiano

È la lingua del mercato. Mi piace, non mi piace. Voglio, non voglio. Compro, non compro. Stupendo, orrendo. Santo, delinquente. Italiano, straniero. Fascista, comunista. Amico, nemico. Noi, loro. Semplificata, poche parole, scalpellate e puntute, da tirarsi in testa all’occorrenza. Poche idee. Scalpellate anche loro. Niente sfumature, solo quelle di grigio, rosso o nero, all’occorrenza. Chi insegna conosce bene questa lingua. La trova nei temi e nei saggi brevi, che dovrebbero argomentare e invece hanno la protervia (superbia insolente, arroganza ostinata, sfrontata, petulante, scrive il dizionario Treccani) di un oracolo a fine carriera. È fatta di frasi brevi, assertive. Parole pochissime, come fendenti. Gonfie, retoriche, slogan. Si spiega con rigore che la propria tesi va sostenuta con parole il più possibile chiare e condivise, che la tesi contraria ci deve essere sempre presente, perché qualche elemento di ragione ha da avere con sé e comunque si deve essere pronti a confutarla. Si ricorda che è un’arte il pensare, come il parlare. E invece. La lingua che la maggior parte di noi conosce e usa quasi non …

"All’Italia serve il governo politico", di Claudio Sardo

Siamo ai tempi supplementari. Ma non si poteva abbandonare così il solo, plausibile tentativo di dare un governo politico all’Italia. Il piano B – cioè un esecutivo simil-tecnico, sostenuto dalla stessa «strana» maggioranza di Monti – benché desiderato concordemente da Berlusconi e Grillo, sarebbe una condanna per il Paese. Lo sanno tutte le persone responsabili, anche se per prudenza o amor di Patria evitano di dirlo esplicitamente davanti alle difficoltà di oggi. I mercati sono pronti a mordere, anzi già lo fanno, e la stabilità dell’intera area-euro è fortemente minacciata dall’incertezza italiana. Ancor più minacciati siamo noi, sono i cittadini, le imprese, i lavoratori che perdono lavoro, i giovani che non lo trovano: è la nostra società, la nostra economia in crisi ad aver bisogno di un governo politico, che affronti con autorità i problemi in Europa, che assuma decisioni non scontate in Italia, che riapra un confronto pubblico trasparente tra opzioni diverse in temi di diritti, di politiche industriali, di riforma del welfare, di mobilità sociale. Un governo simile a quello di Monti rischia …

"Lo stato d'eccezione", di Massimo Giannini

Da Pella a De Gasperi, da Fanfani a Andreotti. Chiunque cerchi precedenti, negli archivi della Storia Repubblicana, non lo troverà. L’Italia vive il passaggio più drammatico del dopoguerra. Abbiamo conosciuto molti «governi d’emergenza », ma non «governi impossibili ». Quello tentato da Pierluigi Bersani, almeno per adesso, lo è. A diradare la nebbia post-elettorale non è bastata una settimana di consultazioni (compresa una presessione con le parti sociali inutile e incomprensibile, se non giustificata dalla necessità di «comprare» tempo o di preparare, senza dirlo, la prossima campagna elettorale). Nel suo passaggio al Quirinale, il leader del Pd ha dovuto confermare al capo dello Stato l’impossibilità di costruire una maggioranza di legislatura, attraverso la scomposizione e ricomposizione delle tre «minoranze di blocco» uscite dal voto del 24-25 febbraio. Ora il leader del Pd cambia «status ». Da presidente incaricato diventa «presidente congelato». All’anomalia iniziale, quella del «pre-incarico» di venerdì scorso, si somma ora un’altra anomalia, ancora più eclatante: il presidente della Repubblica che scende in campo in prima persona, per verificare se gli ostacoli incontrati da …

"Gli arretrati dello stato a 90 miliardi", di Antonella Baccaro

Operazione trasparenza sui crediti vantati dalle imprese. I miliardi dovuti dalla pubblica amministrazione sarebbero, secondo Banca d’Italia, circa 90 per il 2011, con una correzione di 20 miliardi sulle stime fornite sinora dall’Istat. Lo ha rivelato il direttore centrale per la ricerca economica di via Nazionale, Daniele Franco, in un’audizione presso le commissioni speciali in Parlamento, specificando che l’ammontare dei debiti corrisponde al 5,8% del Pil (prodotto interno lordo). «I 40 miliardi, quindi, non bastano a chiudere l’intero processo, ma aiutano» ha aggiunto. «Oltre il 10% del totale, circa 9 miliardi, è stato ceduto a intermediari finanziari con clausolapro soluto e pertanto è già incluso del debito pubblico» ha specificato. Se dunque la liquidazione dei 40 miliardi in due anni aumenterà il deficit di 0,5 punti, la liquidazione dei restanti debiti aumenterebbe temporaneamente il deficit di altrettanto. «Finalmente – commenta il leader degli industriali Giorgio Squinzi rispetto ai nuovi dati -. Mi fa piacere che piano piano arrivano sulle nostre tesi». A maggior ragione, fa sapere via Facebook il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, …

"Fatta l'Europa, abbiamo perso gli europei", di Timothy Garton Ash

Dovremmo pensare con sollievo a ciò che non è accaduto – o non ancora e quanto meno non nella generalità dei casi. Fatta eccezione per i partiti neofascisti come Alba Dorata in Grecia, la rabbia europea non si è rivolta contro gli immigrati, le minoranze o ipotetiche quinte colonne. I tedeschi non danno la colpa dei loro guai agli ebrei erranti, ai musulmani o ai massoni, bensì ai greci inetti. I greci non danno la colpa dei loro guai agli ebrei erranti, ai musulmani o ai massoni: accusano i tedeschi spietati. Comunque la situazione è maledettamente rischiosa. Il 2013 non è il 1913, su questo non c’è dubbio. La Germania potrà anche dettar legge nell’eurozona, ma non ha mai cercato questo posto al sole. Ai tedeschi non è mai stato chiesto di scegliere se abbandonare o meno il marco – avrebbero detto no – e un tedesco su tre oggi dichiara di voler tornare al marco. Lo dice senza capire che una scelta del genere è contraria al suo interesse nazionale, ma questa è un’altra …