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"L’asse tra Grillo e il Cavaliere a dispetto dell’Italia" di Pietro Spataro

La commedia degli insulti e i giochi di potere si incrociano. Un inedito asse tra Grillo e Berlusconi sembra sbarrare al tentativo di Bersani: il vaffanculo del comico si unisce ai veti del Cavaliere e insieme rischiano di mandare all’aria l’impegno per un governo di cambiamento. Se nelle prossime ore, prima che Bersani salga al Quirinale, non dovesse aprirsi uno spiraglio l’Italia precipiterebbe in una fase turbolenta e pericolosa.
Non solo perché il tempo non gioca a favore e le trattative per un nuovo esecutivo ci renderebbero fragili e indifesi in una situazione finanziaria già terremotata. Ma anche perché, è inutile girarci attorno, un’altra soluzione tecnica sarebbe la soluzione peggiore quando servono scelte politiche chiare e il coraggio di osare. Una «soluzione greca» ci getterebbe dentro un vortice pericoloso. L’esempio di Atene, con il dramma di una crisi economica incontrollabile e di una condizione sociale insostenibile, solo a citarlo fa venire i brividi. Ora starà alla saggezza e all’equilibrio di Napolitano trovare, nelle condizioni date, la via d’uscita migliore. Non è semplice, perché la ferita che rischia di aprirsi non sarà facile da rimarginare e sicuramente non è compatibile con alcuna ipotesi di governissimo che si basi su un patto tra il Pd e il Pdl. Siamo a un passaggio ad alto rischio. E in questa confusa fase politica ci sono state forze che hanno giocato al tanto peggio tanto meglio. Lo ha fatto Grillo che ha preso l’enorme consenso ricevuto dagli italiani e lo ha usato, tra insulti e ingiurie, come una clava. Se durante la campagna elettorale le sue volgarità potevano far sorridere qualcuno, oggi appaiono quel che sono: la dimostrazione che a Grillo dell’Italia non gliene importa nulla. In preda a un ossessivo «vaffanculismo» sta impedendo ogni possibile soluzione. Perché, in fondo, è sulle macerie che il comico genovese spera di prosperare. E perché, alla fine, dall’alto di un Suv, dei milioni di reddito e delle ville adagiate sulle dune non si capisce davvero la vita dei pensionati, dei precari o degli esodati che gli sembrano solo personaggi in cerca di autore per uno show di successo. Ma qui non siamo al Bagaglino e la commedia dell’ingiuria rischia di trasformarsi in una tragedia.
Non a caso nella parabola della demagogia ha incontrato una destra che resta prigioniera di Berlusconi. Anche il Cavaliere, rimanendo nell’ombra, sta guidando il suo partito avendo cura solo dei suoi interessi personali. Preferisce non misurarsi con la sfida di una convenzione per le riforme che potrebbe essere l’occasione di un vero cambiamento istituzionale e si chiude nel suo bunker pensando solo al nuovo capo dello Stato. Se le cose dovessero andare male potrà vendersi il successo di aver fatto cadere Bersani con la speranza di un governo che diventerebbe davvero il trionfo dell’ingovernabilità.
Sarebbe un brutto epilogo. Certo, i margini sono stretti ma la buona politica, nelle condizioni più avverse, spesso riesce a trovare la spinta che sembra impossibile. Aspettiamo che Bersani salga al Quirinale e speriamo che le porte non siano tutte chiuse. Nel caso contrario serviranno, soprattutto nel Pd, nervi saldi per gestire una nuova fase senza cedimenti e con la consapevolezza di essere comunque il primo partito. Tutto servirà nei prossimi giorni, tranne un partito diviso.

L’Unità 28.03.13