Finalmente qualcuno ha deciso di occuparsi della preoccupante rinascita del Troll. Lo ha fatto Beppe Grillo, con un’esemplare chiamata alle armi del suo popolo contro quegli sgradevoli scherzi della natura. Ora il Troll è stato ufficialmente messo al bando: non lo merita, ma potrà almeno gloriarsi di un’immeritata dignità di nemico da sterminare. Mai prima, il Troll ebbe tanta veemente valutazione del suo potere di disturbatore mercenario. Sappiamo che ora è al soldo del lato oscuro della forza, quella stessa forza del Web che, nella sua dimensione di luminosità penta stellare, é virtuosamente rappresentata dai manipoli che presidiano l’area sacra del blog di Grillo.
Si pensi che l’evocazione del disturbatore compulsivo delle preistoriche comunità Internet risale ai gloriosi tempi di Usenet; fu infatti agli albori della Rete che avvenne la cyber riesumazione di questi mostriciattoli dalla narice colante, nativi della foresta nord europea (quindi euro-entusiasti).
Fu allora strenua negli antichi Newsgroups la resistenza verso questi cocciuti portatori di pensiero deviante. La razza dei Troll inquinava i topics più rigorosi con il loro petulante reiterare obiezioni, strampalate, derive di pensiero, ossessioni complottistiche.
Folli ideologie devianti che andavano dall’urinoterapia, alle scie chimiche, al mito della grande madre Gea. Costoro furono eliminati al grido: «Nessuno dia da mangiare al Troll! ». Tanto che tutti pensammo che i Troll fossero tutti morti di fame, soprattutto che nessuno di loro fosse riuscito a sopravvivere al crollo del regno di Windows98.
Invece ecco che scopriamo che sono rispuntati proprio adesso, quando di web 2.0 parlano oramai solamente nei circoli delle bocce. Più pericolosi e organizzati che mai i Troll (che hanno sette vite) hanno ripreso la loro attività malvagia, foraggiati da chi vorrebbe che in rete siano restaurati i principi passatisti e decadenti della contaminazione dei saperi e del diritto al dissenso. Morte al Troll, senza se e senza ma. Siano marchiati e avviati verso una soluzione finale del problema della loro cyber esistenza. Era ora che qualcuno affermasse che Internet é di chi sappia conquistarla, guai a chi disturba i navigatori, a chi osa seminare dubbio e sospetto, Siamo certi che Internet sarà la salvezza dell’umanità… Ma proprio tutti tutti no! Avranno facoltà di post solo coloro che serreranno i ranghi assieme al popolo del «like» e acconsentiranno di marciare, compatti e indefessi, sotto il vessillo del fiero pollice eretto.
La Stampa 27.03.13