"L’etica tedesca e lo spirito dell’euro", di Marcello De Cecco
Quando le elezioni politiche tedesche si saranno finalmente svolte in settembre finirà la più lunga campagna elettorale del dopoguerra, che dura da non meno di tre anni. Tra i molti mali che questa lunghissima campagna avrà scatenato bisognerà contare, forse al primo posto, il ritorno massiccio della morale in politica. Pareva che la riunificazione tedesca, tanto caparbiamente voluta e preparata in silenzio da uomini poco interessati alla ribalta, come il ministro degli esteri Genscher e persino il Cancelliere Kohl, fosse da citarsi come il trionfo della realpolitik, basata su una apparenza di motivazioni ideologiche e nei fatti ben ancorata agli interessi elettorali di Kohl e alla necessità di espansione dell’industria tedesca. Al contrario, il costo enorme dell’annessione dei sette laender orientali, sebbene sopportato anche dai paesi dell’Unione Europea, che acconsentirono che l’operazione di annessione fosse finanziata come se si trattasse dell’entrata nella Ue di uno stato sovrano, fu accettato in silenzio dagli altri stati membri. Ma la gran parte della ricostruzione della Germania Est per portarla agli standard dell’altra Germania, distruggendone allo stesso tempo l’industria …