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Istat: sono 200 mila i dottori disoccupati Se la laurea non basta", di Stefano Rizzato

A fermarsi in superficie, si rischia di dare ragione a lui: Giorgio Tedone, romano, 26 anni, che a inizio febbraio ha messo il suo diploma di Scienze Politiche all’asta su eBay. La laurea sembra sempre più un inutile «pezzo di carta». Ma la verità è che – per quanto non offra la garanzia di trovare lavoro – per molti ha rappresentato un paracadute decisivo, proprio negli anni della crisi globale.

Dice l’Istat: nel 2012 i laureati under 35 a caccia di impiego sono arrivati a sfiorare quota 200 mila, in crescita del 28% rispetto al 2011 e di oltre il 42% rispetto al 2008. In tutto, senza guardare all’età, i disoccupati con laurea sono oltre 300mila: una città di medie dimensioni. Numeri impressionanti, ma che possono ingannare. Perché il nostro Paese sta vivendo un aumento generalizzato della disoccupazione giovanile. A ritrovarsi senza lavoro non sono solo i «dottori». Anzi, a ben vedere, la laurea ha aiutato molti a superare indenni gli ultimi tempi.

Lo spiega bene la quindicesima indagine annuale sulla condizione occupazionale dei laureati, stilata dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea. Tra il 2007 e il 2012, la disoccupazione è cresciuta del 67% per i giovani di 25-34 anni, ma «solo» del 40% per i laureati della stessa età. Insomma, la crisi ha colpito i giovani, tutti. Ma quelli con laurea hanno trovato un impiego un po’ più facilmente. Altro che «pezzo di carta».

«Gli studi universitari restano un vantaggio fondamentale», conferma il direttore di AlmaLaurea, il professor Andrea Cammelli. «È vero che a un anno dal titolo, gli occupati sono in calo, circa 7 su 10. Ma è vero anche che a cinque anni dal diploma, il tasso di disoccupazione tra i laureati è bassissimo: intorno al 6%. E, nell’arco di una carriera, i dati dicono che un laureato guadagna in media il 50% in più degli altri lavoratori».

Certo, le imprese italiane restano tra le meno propense in Europa ad assumere «dottori». Nel totale degli occupati italiani, solo il 17,6% ha una laurea. La media europea è di 29,1. Assumono persone con un diploma universitario grandi imprese, con orizzonti internazionali e alto livello d’innovazione. Il tipo di aziende che scarseggia nel nostro Paese.

Per uscire dalla crisi, dice il rapporto AlmaLaurea, abbiamo bisogno dei giovani più di quanto loro abbiano bisogno di noi. «Un laureato può aiutare una piccola azienda a capire i processi di internazionalizzazione. Se invece di vedere solo nero le nostre imprese decidessero di investire sulle competenze, sono convinto che loro – e insieme il Paese – sarebbero in grado di rilanciarsi».

La Stampa 25.03.13

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“Quasi 200 mila i laureati disoccupati”, di Barbara Corrao

Sono arrivati quasi a 200 mila i giovani laureati disoccupati. Nel 2012 i ragazzi e ragazze in possesso di una laurea ma non ancora di un lavoro, sono stati 197.000 nella fascia di età compresa tra 15 e 34 anni. Erano 154 mila nel 2011, 169.000 nel 2010 e 138.000 nel 2008, primo anno di crisi. La crescita della disoccupazione, dunque c’è stata ed è stata significativa anche tra quei giovani che hanno giocato la carta dell’istruzione e della formazione per costruirsi un futuro. Dati preoccupanti che hanno fatto scattare l’allarme: ormai nemmeno la laurea serve più a proteggersi dalla disoccupazione? A caldo sembra questa la prima impressione ma scendendo più in profondità dentro le cifre si scopre che non è così. O perlomeno che lo è solo in parte.
I NUMERI

Le cifre disaggregate rese disponibili dall’Istat, che pochi giorni fa ha presentato insieme al Cnel il Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile), sono chiare. Cresce del 28% il numero dei laureati disoccupati rispetto al 2011. Ma cresce anche il numero dei disoccupati totali. Lo scorso anno i senza lavoro sono aumentati complessivamente di oltre 600.000 unità rispetto al 2011. E il numero di giovani tra i 15 e i 34 anni in cerca di un’occupazione è salito a 1.426.000 unità. Il rapporto tra laureati e disoccupati, in quella fascia di età, in realtà è rimasto intorno al 13,8% nel 2012. Era arrivato al 13,6% nel 2011, al 14,5% nel 2010, tutti anni in cui la crisi ha picchiato duro sull’occupazione. Il rapporto laureati-giovani disoccupati pre-crisi si attestava al 14,3% nel 2007. Dati che indicano una sostanziale stabilità.
LE CONCLUSIONI

Come si spiega allora l’allarme sui laureati? Intanto, in assoluto, 197.000 laureati senza lavoro sono comunque una cifra record che dà la misura della sofferenza di una generazione colpita più di altre dalla crisi. In massima parte si tratta di ragazze: 125.000, pari al 63% del totale Anche in questo caso, il prezzo più alto lo paga il Sud dove i laureati senza lavoro sono 87.000 contro 65.000 al Nord e 45.000 al Centro.
Si assottiglia inoltre il vantaggio tra laureati e non laureati disoccupati: i primi sono aumentati del 27,6% rispetto al 2011, i secondi del 30,1%. La laurea rappresenta dunque ancora oggi un antidoto alla disoccupazione ma inferiore al passato: la durezza della crisi si accanisce soprattutto sulle fasce più giovani della popolazione attiva. Tuttavia se il tasso di disoccupazione dei laureati è del 13,8%, quello dei diplomati è del 18,9% e sale al 24,9% tra i ragazzi fermi alle medie. L’ultima considerazione riguarda l’aumento dei laureati in Italia che fa inevitabilmente salire la loro incidenza sui disoccupati nella fascia di età presa in considerazione. Eppure, siamo ancora ai livelli più bassi della Ue dove il 34,6% dei giovani di 30-34 anni ha un titolo universitario contro il 20,3% in Italia.

Il Messaggero 25.03.13