Con l’incarico conferito a Bersani le istituzioni imboccano la strada meno precaria per tentare di rispondere a una crisi di sistema che, dopo il voto, minaccia una lunga paralisi e ingovernabilità. L’assenza di maggioranze certe in un ramo del Parlamento può essere l’occasione per innescare tensioni catastrofiche. La cura della tempesta perfetta scatenata dalle urne potrebbe però anche rivelarsi una crisi di crescita, capace di favorire la maturazione di nuovi equilibri.
Gestire la crisi odierna con intelligenza politica significa anzitutto scongiurare le tendenze alla dissoluzione traumatica della legislatura e privilegiare le residuali forze esistenti per avviare un arduo percorso che assicuri la tenuta del quadro politico in una giuntura critica assai allarmante. Consentire il decollo di un governo inedito per la Seconda Repubblica, come quello affidato a Bersani, e che forse solo in aula potrà mostrare la consistenza dei suoi numeri, sarebbe una prova di raggiunta responsabilità istituzionale e di consapevolezza storica da parte dei nuovi attori del sistema politico.
Quello che tra le difficoltà sta cercando di costruire Bersani è il solo governo politico realisticamente disegnabile nell’attuale situazione parlamentare. Non è pensabile che sul suo cadavere si possano attivare altri circuiti supplementari di ricerca e promozione di maggioranze diverse da quelle politico-elettorali e che le chiavi dell’enigma siano affidate a protagonisti diversi da quelli legittimati nel gioco della rappresentanza. La via stretta, ma non del tutto ostruita, intrapresa da Bersani conduce a una parlamentarizzazione della gestione della crisi di sistema. Altre soluzioni adombrate o rischiano di apparire insensibili (se non provocatorie) rispetto al recente pronunciamento del corpo elettorale (che ha umiliato la strana maggioranza che sorreggeva il governo tecnico facendole mancare circa 10 milioni di voti) o appaiono affrettate, non fondate su solidi presupposti politici e programmatici.
Nelle insidie del momento la politica può tornare a svolgere un ruolo. Racchiude bene il senso istituzionale da imprimere alla nuova stagione politica la formula del doppio binario. Da una parte opera il governo, che sfida i tempi dell’emergenza sociale con segnali di forte innovazione e con provvedimenti urgenti sui quali sarà agevole incassare il necessario sostegno in aula. E, dall’altra, si inserisce il Parlamento, che recupera margini di autonomia funzionale smarriti nel corso del bipolarismo muscolare. Uno scambio trasparente e virtuoso è possibile. Alla responsabilità di non opporsi al varo di un esecutivo di cui non si fa parte, come segno dell’affidabilità democratica dell’intero sistema deve corrispondere la forte valorizzazione del Parlamento. Il ventennio trascorso ha fiaccato più di ogni altro proprio il ruolo, i tempi e i simboli del parlamentarismo con raffiche di voti di fiducia, di maxiemendamenti, di decreti, di deleghe. L’occasionalismo di maggioranza ha anche stravolto il senso autentico del riformismo istituzionale. E, a cominciare dal 2001 per approdare al 2005, delle riforme costituzionali di ampia gittata (nuovo titolo quinto e premierato assoluto) sono state imposte con la dura logica dei numeri, e quindi senza neppure ricercare il coinvolgimento, sempre indispensabile, delle opposizioni.
Proprio un governo che al momento sembrerebbe annunciarsi come un esecutivo di minoranza, la cui formazione non viene osteggiata però al Senato da gruppi decisi a non cavalcare un insano spirito di avventura, può essere un tassello prezioso per restituire piena funzionalità al sistema parlamentare, per aggiustare equilibri delicati nel congegno istituzionale andati inesorabilmente distrutti in questi anni di oscuramento della cultura delle regole.
Con un preciso scadenzario indicato per l’approvazione delle sue proposte essenziali nel campo economico-sociale, con una verifica temporale accurata delle realizzazioni sul terreno dei costi della politica, con un dialogo serio con tutte le forze politiche sulle manutenzioni costituzionali non più rinviabili, quello che si appresta a costruire Bersani si presenta come un governo che, sebbene scaturito da una situazione di eccezione, può contribuire al recupero di funzionalità e credibilità di un sistema altrimenti spacciato e privo di alternative robuste al salto nel buio del voto anticipato annunciato da Berlusconi.
L’Unità 24.03.13