Al ritmo della “tammurriata nera”, e senza neanche bere la pozione magica che trasformava il dottor Jekyll in mister Hyde, ieri pomeriggio il dottor Berlusconi si è nuovamente trasformato in mister Silvio.
E al posto dello statista che diplomaticamente dichiarava di non avere proprio nessuna preclusione verso l’incarico a Bersani, e che anzi notava con intento dialogante come “i suoi otto punti siano in gran parte sovrapponibili ai nostri”, dunque non c’era proprio nessun ostacolo a un’alleanza di governo tra il Pdl e il Pd, ieri è apparso sul palco il suo alter ego. Il quale, a differenza del personaggio di Stevenson, somigliava in tutto e per tutto al gentiluomo che il giorno prima teorizzava con parole soffici la necessità di una Grosse Koalition all’italiana, ma ora parlava con un’altra voce (più tonante, più stentorea) e usava un altro vocabolario.
Intanto ha subito degradato il premier incaricato nel “signor Bersani”, e non c’era in quell’espressione l’incompresa delicatezza del prete che chiama “signora” sua eccellenza il prefetto, ma l’offesa consapevole del capoufficio che vuole umiliare l’impiegato. Poi ha ridimensionato il suo attuale ruolo istituzionale, spiegando con un sorriso ai suoi – felici di offrirgli i loro fischi di approvazione – che il segretario del Pd non ha avuto nulla di più di un “incarico precario”, e insomma non è un quasi-premier ma solo un co.co.co. del Quirinale. Quindi ha tirato fuori dal baule il suo numero preferito: l’anatema contro i comunisti, che sono sempre lì perché “il Pci è diventato Pds e poi Pd, ma loro non sono cambiati mai”, anzi sono diventati così numerosi che a furia di vederne tanti negli studi televisivi – parlava di quei bolscevichi di Floris, Gruber e Annunziata, pensate – “mi è venuta pure la congiuntivite”.
Già, perché a differenza del dottor Berlusconi, che soffriva di uveite (ma ora accusa anche sintomi di legittimo impedimento e presenta segni di legittima suspicione) mister Silvio se l’è cavata con una semplice congiuntivite e dunque può comiziare senza gli occhialoni neri da falso invalido e godersi quella piazza riempita da migliaia di fans accorsi, come dicevano i manifesti, per schierarsi tutti con lui “contro l’oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria”.
E se uno ripensa al cancelliere Kiesinger che poté contare sull’appoggio di Willy Brandt, o ad Angela Merkel che ebbe il via libera da Schroeder, viene un brivido a immaginarsi Bersani, “il signor Bersani”, che per far nascere la Grosse Koalition all’italiana deve trattare con questo mister Silvio che già evoca “il golpe” se al Quirinale non dovesse andare un uomo che piace a lui, e che userà anche gli appuntamenti con il presidente incaricato per allontanare di un’altra settimana, di un altro mese le temute sentenze dei suoi processi. Era già molto, molto difficile tentare di stringere un patto con il dottor Berlusconi. Con mister Silvio, però, è impossibile.
La Repubblica 24.03.13
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Sotto il palco tra i figuranti arrivati in pullman “Ci danno 10 euro, arrotondiamo la pensione”, di ALESSANDRA PAOLINI
Il look di Eleonora, sessant’anni o giù di lì, è quello delle trasmissioni del pomeriggio: golfini maculati, stivali sfrangiati da squaw, capelli cotonati biondo platino. È il look di una figurante, ovvero delle persone che riempiono gli studi di programmi Rai e Mediaset. E che ieri si è trovata a piazza del Popolo in uno spettacolo a suo modo speciale. Starring: Silvio Berlusconi.
Ce ne sono tanti come lei all’una davanti al teatro Brancaccio di Roma. Gente del mestiere, che si saluta con affabilità e risponde prontamente agli ordini di Armando, il capo claque. Probabilmente contattato nei giorni in cui non era chiaro che in tanti avrebbero risposto all’appello del Cavaliere. Armando, in total black e cravatta rossa lucida, invece, lavora per “Abavideo provini tv”, società che fa casting per film e pubblicità, e sceglie anche il pubblico per trasmissioni tv. Venire arruolati come fan a pagamento
di Berlusconi non è difficile. Certo, non si diventa ricchi: 10 euro la paga per restare un paio d’ore davanti al palco. «Una miseria», si lascia scappare uno dei figuranti, «ma ho una pensione da schifo e devo arrotondare». Armando ha una lista con le presenze dentro una cartellina col logo del programma “Così è la vita”. Ma basta dire «un’amica mi ha detto di venire al posto suo perché sta male», che subito lui ti accoglie a braccia aperte. Prende nome e cognome e via, «Sei dei nostri». Il lavoro da fare è semplice. «Hai mai partecipato a un programma? — chiede il capo claque — No? Vabbé, non ti preoccupare, oggi stai un po’ lì in piazza in mezzo alla gente e poi te ne vai. Ma se hai voglia in futuro di partecipare a dei provini, cerca il sito e iscriviti». Lui, il “reclutatore”, da Silvio non viene: «Non ci penso nemmeno». E quando il pullman arriva, saluta il “gruppo vacanze Piemonte” con un elegantissimo «Mi raccomando, non pomiciate!».
Sul bus l’atmosfera è quella delle gite di scuola ai tempi delle medie, anche se la comitiva è un po’
agée.
Una signora con i capelli rossi si mette il rossetto. «Attenzione che Berlusconi è sensibile alle donne», le fa il passeggero seduto al suo fianco. Risposta: «Vorrà dire che lo bacerò in bocca, chiaramente, dietro lauto compenso». Ilarità generale, commenti salaci. «Attenta però che quello c’ha la dentiera», grida uno dagli ultimi posti. Del resto, si sa, in fondo al pullman si siedono sempre quelli più indisciplinati. Nessuno però canta, come accade in ogni gita che si rispetti. E quando arriva la proposta «Ora tutti insieme intoniamo “E Silvio c’è”», si ride di nuovo.
Mancano dieci minuti alle tre. Il pullman, che si è unito ad altri tre bus al Circo Massimo con 150 persone a bordo raccolte a Testaccio, Tiburtina e piazza Bologna, scarica l’allegra brigata a un chilometro da piazzale Flaminio. «Ma che sono matti? C’è un sacco di strada da fare», grida una donna con le caviglie già gonfie. Qualcuno si mette ad aspettare l’autobus. «A furbi, non tornate a casa». Gli altri, accompagnati da un tutor in tuta azzurra della nazionale di calcio, conduce tutti a piazza del Popolo. Berlusconi ancora non c’è. La piazza è già gremita. E sulle note di “Azzurro” di Celentano stavolta anche le comparse cominciano a cantare.
La Repubblica 24.03.13