attualità, scuola | formazione

“Non c’è democrazia senza istruzione”: il Pd rilancia il problema di “Quota 96”, di Pasquale Almirante

Il Partito democratico riprende nel suo sito internet tutta la problematica relativa alla scuola con tutti gli impegni che in campagna elettorale ha preso. “Non c’è democrazia senza istruzione. Restituire risorse, stabilità, fiducia a Scuola e Università”, così si apre la pagina dedicata. Tra i punti anche l’impegno a risolvere la questione del personale di “Quota 96”.
E al paragrafo: Stabilità è sinonimo di qualità, al punto C, troviamo: “Mandare in pensione gli insegnanti Quota 96, come previsto da proposta di legge che stiamo ripresentando alla Camera e al Senato (4000 posti).”
Appare chiaro tuttavia che questa proposta di legge in fieri, di mandare cioè in pensione il personale di “Quota96”, si inserisce in un piano più ampio di miglioramento della scuola e quindi di eliminazione, si spera “totale”, del precariato.
Per attuare tale ambizioso progetto, esaurito (ma ci riuscirà mai qualcuno?) il quale finalmente si può pensare a piani razionali di assunzione dei neo laureati, il Pd propone l’assegnazione “a ogni scuola di una dotazione di personale stabile, ma stabilizzando coloro che da troppi anni stanno lavorando su posti vacanti con contratti annuali e quegli insegnanti di sostegno che sono fra i più precari e che invece dovrebbero garantire continuità didattica agli studenti più deboli. Si tratta di 50.000 posti che si possono stabilizzare subito per garantire continuità e qualità alla scuola e dare concretezza all’organico funzionale, senza spese aggiuntive per lo Stato.”
Liberare quindi altri 4.000 posti attualmente coperti dal personale “Quota 96”, che vogliono come è noto lasciare la scuola per avere già dato quanto la legge ha finora consentito ai loro colleghi nelle stesse condizioni, significa allargare la platea degli occupati, riducendo ulteriormente, se le proposte del Pd avranno concretezza di Governo, un precariato che negli anni si è sempre di più incancrenito e per sola ignavia dello Stato che ha chiamato al bisogno e poi ha ritenuto di abbandonare a se stessi. E infatti le tante sentenze della Corte europea di giustizia hanno dato, e non a caso, torto marcio a un tale distratto e tracotante datore di lavoro.
Ma non finisce qui la superficialità della legislazione in merito ai pensionamenti e anche per disinteresse del passato Governo Monti (con tutti gli altri meriti che da molte parti gli vengono riconosciuti).
Approvando infatti la legge detta “spending review, il Governo Monti ha concesso ai soli sopranumerai, in possesso dei requisiti invocati dal personale “Quora 96”, cioè la maturazione di 36 anni di contributi con età anagrafica di 60 anni o 40 di contributi ma con età anagrafica inferiore purchè la quota raggiungesse “96”, di lasciare il servizio al 31 agosto 2013.
E se tale dispositivo è legale per i sopranumerai, perché non estenderlo anche a tutti gli altri e in modo particolare a chi pensa di avere dato già alla scuola tutto quello di cui disponeva?

La Tecnica della Scuola 21.03.13

4 Commenti

I commenti sono chiusi.