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"Il grido dei sindaci: ora i fondi per la crescita", di Laura Matteucci

I Comuni tornano a farsi sentire. E con loro, imprese e sindacati. Insieme, chiedono lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti del- le aziende, almeno 9 miliardi da «liberare» subito per impegnarli in investimenti e opere. Per questo, l’Anci ha organizzato un’iniziativa pubblica, stamattina a Roma, aperta alle parti sociali, ai soggetti istituzionali ed associazioni, in contemporanea con il Consiglio nazionale dell’associazione. «Senza risposte concrete da parte del presidente Monti – dice l’associazione dei Comuni – entro la prima metà di aprile chiederemo ai Comuni di autorizzare tutti i pagamenti dovuti, utilizzando un modello di delibera con l’obiettivo di garantire la coesione sociale e i servizi essenziali delle comunità». Secondo il presidente Anci, Graziano Delrio, per questo non serve l’autorizzazione da Bruxelles. «Il governo faccia un decreto che autorizzi i pagamenti alle imprese e non troverà alcuna opposizione in Parlamento». Una delegazione dell’Anci incontrerà anche il presidente del Senato, Piero Grasso. Una questione sempre più pressante, sulla cui urgenza anche il ministro del Tesoro, Vittorio Grilli, si dice d’accordo. «Dopo il via libera della Commissione europea non vedo ragioni per non procedere con un provvedimento d’urgenza per sbloccare i pagamenti», dice al Sole-24 Ore. Con un decreto? «Non vedo ostacoli». Ci sono «ancora molti aspetti tecnici da definire. Ma se è vero che siamo davanti a un’emergenza, e credo sia vero, è giusto partire prima possibile. Ci stiamo lavorando, poi toccherà a Monti decidere quando spingere il bottone». «Ovviamente – continua – servirà anche un consenso ampio del Parlamento, perché un eventuale decreto dovrà comunque essere convertito in legge dal Parlamento. Qui si tratta di cambiare, anche se solo una tantum, i saldi di bilancio. Non è un’operazione banale». Grilli spiega che tra i pagamenti ci sono innanzitutto le spese per investimento dei Comuni e in questo caso «molto spesso le risorse ci sono» e spendibili «attraverso un allentamento del Patto di stabilità». Per i debiti legati alla spesa corrente, invece, alcuni potrebbero essere pagati «direttamente con titoli di Stato». Parole «importanti» per Delrio: «Abbiamo vinto una prima fondamentale battaglia per le imprese e le famiglie», commenta. Il presidente dell’Anci va oltre, e ha anche scritto una lettera ai ministri Grilli e Cancellieri (Interno), con cui chiede di «riconoscere pienamente l’esigenza di una revisione ampia e fondata di tutti gli elementi che concorrono alla determinazione delle risorse comunali per il 2012 così da poter evitare squilibri ingiustificati nelle assegnazioni».
I DATI DEL DISASTRO
Legittimata dal governo, la manifestazione incassa anche la partecipazione di tutte le sigle delle associazioni datoriali della lunga filiera dell’edilizia (Ance, Anaepa-Confartigianato, Cna-costruzioni, Fiae-Casartigiani, Claai, Alleanza
delle cooperative italiane, Aniem e Federcostruzioni). Per l’Ance, infatti, «si tratta dell’ultimo atto, in ordine di tempo, della lunga battaglia che il settore in modo unitario sta conducendo da mesi per arrivare a una soluzione efficace relativa al grave problema dei ritardati pagamenti». E anche quella dei sindacati delle costruzioni Cgil, Cisl e Uil, che lan- ciano l’allarme per il settore, ormai allo stremo. I dati, relativi al periodo 2008-2012, sono disastrosi: ore lavorate -34%, operai iscritti -31%, massa salari -26%, imprese iscritte -26%. Mentre, ricordano, «la mancanza di liquidità che ha portato al fallimento anche molte imprese creditrici nei confronti della Pa».
Che il clima sia favorevole allo sblocco, almeno parziale, dei pagamenti, lo conferma anche la proposta di legge, a prima firma Angelo Rughetti (ex segretario generale dell’Anci) appena presentata dal Pd alla Camera: l’intenzione è di consentire ai Comuni, per l’anno 2013, in deroga agli obiettivi del Patto di stabilità interno, di «procedere ai pagamenti in conto capitale nel limite massimo del 26 per cento dei residui passivi in conto capitale entro il limite delle giacenze di cassa», per un totale di circa 13 miliardi, ottemperando ad obblighi già assunti con opere progettate o già cantierate, favorendo l’occupazione e sostenendo la domanda interna. Una proposta che si cala «in un contesto mutato – spiega Rughetti – perché la commissione Ue ha fatto un’apertura verso l’Italia, consentendo al governo di adottare iniziative». Ancora: «Si tratta di liquidità già disponibili, che consentirebbero di salvare 8mila aziende senza fare mutui o creare nuovo debito». Un esempio per chiarire: qualcosa che per la città di Firenze significherebbe azzerare nel solo 2013 il debito di 80 milioni che il Comune ha nei confronti delle imprese.

L’Unità 21.03.13