I test d’ingresso, che in alcuni casi preludono a un vero e proprio numero chiuso, entrano nelle scuole medie. Alcuni licei, linguistici, istituti tecnici, convitti hanno fissato diverse prove tra gennaio e febbraio (scorsi). Sono scritti di matematica e italiano, inglese e tedesco, di logica e di musica destinati a chi sta frequentando la terza media e con largo anticipo ha già scelto la scuola dove approdare.
I RISULTATI di questi test serviranno a presidi e rettori delle superiori per fare selezione basandosi sui meriti, le conoscenze e le attitudini. Il test “in età dell’obbligo” è un inedito pericoloso per la scuola pubblica italiana.
L’ultimo annuncio è arrivato dall’Istituto tecnico (e liceo delle scienze applicate) Fermi di Mantova. La preside Cristina Bonaglia, verificata la forte crescita delle iscrizioni on line, ha annunciato: «Siamo oltre i trenta alunni per ognuna delle nostre sei prime, troppi. Faremo come all’università: prova d’ammissione e numero chiuso. Useremo il criterio della meritocrazia, come ha già deciso il consiglio d’istituto. Invito i genitori a non allarmarsi». Con una circolare, la dirigente del provveditorato provinciale ha chiesto alle famiglie “in eccedenza” di accettare lo spostamento del figlio all’istituto indicato come seconda scelta. A Mantova, però, anche nel pari grado Belfiore le richieste d’iscrizione sono in crescita e il numero delle aule sempre fermo.
Come per l’università, il test per le scuole superiori nasce per esigenze di sopravvivenza — poche classi, troppi alunni —, ma rischia di diventare una discriminazione per quattordicenni in piena evoluzione. Il liceo europeo Altiero Spinelli di Torino propone il test dal 2007. La struttura ha introdotto addirittura la prova selezionante per le medie: in quinta elementare, chi vuole entrare allo Spinelli, si deve sottoporre a test. Deve conoscere pronomi personali e aggettivi possessivi in almeno due lingue straniere, a dieci anni. La preside Carola Garosci ne parla con rammarico: «Il test setaccio non ci piace per niente, ma dobbiamo farlo. Da anni chiediamo più spazio alla Provincia, condividiamo il palazzo con altre due scuole. L’ultima risposta è stata una circolare: non abbiamo la possibilità di dare a voi né ad altri nuove aule. Con cinque classi e trecento richieste dovremmo stipare sessanta ragazzi per classe e allora abbiamo optato per le prove annunciate sei mesi prima dell’iscrizione. Chi non passa, e quest’anno sono stati centosettanta, farà in tempo a provare altrove.
I test si basano sulle competenze dei ragazzi, da noi contano le lingue straniere. Altre scuole, raggiunto il quorum degli studenti ospitabili, lasciano a casa tutti gli altri, a primavera inoltrata. Noi, almeno, diamo un criterio e una logica alla nostra selezione». La logica del merito in età adolescenziale. La prova di ingresso non determina solo una graduatoria per l’ammissione, ma, si legge nel-l’offerta formativa della scuola, «fornisce uno strumento per la formazione delle classi». Intelligenze omogenee tutte insieme.
Anche il convitto Umberto I, sempre a Torino, ha organizzato il test d’ingresso a gennaio, «per motivare maggiormente i futuri alunni del liceo». La griglia di correzione consentirà di valutare, testuale dal sito: la capacità di attenersi alle consegne e di concentrazione, la velocità, la conoscenza della lingua italiana e dei rudimenti di quella inglese, le conoscenze logicomatematiche, le capacità di organizzazione del lavoro. Tolti di mezzo i non abili, i primi giorni dei quattordicenni prescelti serviranno a «sdrammatizzare il passaggio dalla scuola media alla scuola superiore allentando la tensione». Il convitto nazionale di Roma, Vittorio Emanuele II, seleziona con i test. Fra le materie da studiare c’è il cinese e, qui, le attitudini sono necessarie. Così come sono necessarie le inclinazioni per entrare in un liceo musicale, l’unico per il quale il test d’ingresso è previsto da una legge nazionale.
Carmela Palumbo, direttore generale del ministero dell’Istruzione, dice: «I test d’accesso per scremare sono discutibili, ma per ora limitati. Nelle circolari diffuse abbiamo chiesto ai consigli d’istituto di non selezionare sotto il profilo meritocratico, in una scuola e in una classe ci devono essere tutti i livelli di conoscenza». Alcune scuole (liceo classico D’Azeglio di Torino) affidano l’ingresso in aula degli alunni a un sorteggio. Altre (liceo Virgilio di Roma, sezione internazionale) usano i voti delle scuole medie. Gianna Fracassi, segretaria nazionale della Cgil scuola, attacca: «Siamo pronti a denunciare le scuole che allestiscono test d’ingresso per le prime superiori. Siamo in piena scuola dell’obbligo e ogni criterio meritocratico, qui, è solo un danno per gli alunni».
La Repubblica 19.03.13
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