Una delle regole d’oro dei banchieri centrali della Bce è che prima di riunirsi per discutere dei tassi, ogni primo giovedì del mese, tengono la bocca ben chiusa sulle mosse che riguardano il costo del denaro. «We never pre-commit», non ci impegniamo ex ante, ripete Mario Draghi come un automa ad ogni giornalista che prova a chiedergli se abbasserà i tassi. Ma c’è chi ama invece giocare d’anticipo, e in genere sono i «falchi», gli esponenti delle banche centrali dei paesi del nord. Così, il governatore della Banca centrale austriaca Nowotny ha fatto sapere ieri che «non è opportuno impiegare misure relative ai tassi di interesse», pur riconoscendo che «la situazione attuale della crescita è insoddisfacente». Insomma, niente calo dei tassi, fosse per l’austriaco.
Eppure, guardando anche ai dati diffusi ieri dal bollettino mensile della Banca centrale europea diffuso ieri, la pessima costellazione di dati sembrerebbe favorire un alleggerimento del costo del denaro. L’economia peggiora, anche se la Bce resta dell’idea che nella seconda metà dell’anno ricomincerà la ripresa, e l’inflazione continua a scendere.
Come anticipato giovedì scorso da Draghi, le previsioni sono state riviste in peggio e per la crescita dell’eurozona la Bce prevede una forbice tra -0,9% e 2% per l’anno in corso e tra zero e 2% nel 2014, con «rischi al ribasso». Allo stesso tempo l’inflazione continua a rallentare (1,2%-2% nel 2013 e 0,6%-2% nel 2014).
La Bce ha tracciato oltretutto un quadro preoccupante che riguarda l’occupazione. La situazione nel mercato del lavoro «è ulteriormente peggiorata negli ultimi trimestri, a causa della debole attività economica e degli aggiustamenti del mercato del lavoro in corso». E gli economisti di Francoforte non vedono «alcun miglioramento nel prossimo futuro».
A gennaio il tasso di disoccupazione dell’eurozona è salito all’11,9%, due punti sopra il livello di aprile del 2011, quando ha cominciato a salire. E le previsioni non lasciano adito a ottimismi: «la scarsa creazione di posti di lavoro e le debole aspettative congiunturali emerse dalle indagini – scrive la Bce suggeriscono un ulteriore incremento della disoccupazione nel breve termine».
L’Eurotower è preoccupata in particolare per la disoccupazione giovanile. Attualmente è «importante» per i governi «far fronte alla disoccupazione giovanile e di lunga durata e dei beni e servizi per creare nuove opportunità di occupazione, promuovendo un contesto economico dinamico, flessibile e concorrenziale».
Nel documento gli economisti di Francoforte hanno dedicato anche un focus al debito, mettendo in evidenza che i paesi afflitti da un livello oltre il 90-100% – come l’Italia – subiscono «in media, un effetto negativo sulla crescita di lungo periodo» e «significativo» nel breve termine.
Quanto alle prospettive di recupero dell’economia nella seconda metà dell’anno, il bollettino sostiene che sarà favorita anzitutto dal «rafforzamento della domanda mondiale». Secondo la Bce il Pil mondiale crescerà del 3,8% nel 2013 e del 4,4% l’anno prossimo. Se d’un lato sulla ripresa peseranno ancora le misure di aggiustamento che continuano a deprimere la domanda interna, è vero anche che «si ritiene che nelle economie emergenti l’espansione contineurà vigorosa». La domanda esterna dell’area euro è prevista aumentare del 3,5% quest’anno e addirittura del 6,3% nel 2014. E sarà «solo in parte compensata dalla minore competitività dovuta al rafforzamento dell’euro».
Un elemento di preoccupazione resta la stretta al credito: le condizioni per le piccole e medie imprese restano «restrittive», scrive la Bce. Mentre del Ltro a tre anni lanciato l’inverno scorso, il 40% circa è già stato restituito dalle banche alla Bce.
La Stampa 15.03.12