Nove miliardi da sbloccare subito, altrimenti si autorizzeranno tutti i pagamenti rimasti in sospeso. Con uno sforamento senza precedenti del Patto di stabilità interno. È questa in soldoni la richiesta dell’Anci, che ha indetto per il 21 una manifestazione di protesta a Roma. La questione è quella dell’ormai insostenibile rinvio dei pagamenti per lavori già fatti, che non si possono onorare per non sforare i parametri di bilancio, anche nel caso in cui si abbiano le casse piene. Tutti i tentativi per aggredire la montagna di debiti accumulati dalle pubbliche amministrazioni (si parla di circa 40 miliardi complessivi per i soli Comuni) finora sono falliti miseramente. Il sistema dello sconto dei debiti attraverso le banche ha risolto esposizioni per appena 3 milioni: nulla. Intanto le aziende chiudono, i lavoratori perdono il posto, la questione sociale irrompe su una scena già drammatica. E le amministrazioni locali sono in prima linea, come testimoniano gli ultimi episodi di Perugia e di Bari. I sindaci si riuniranno il 21 al cinema Capranica di Roma. «Abbiamo chiesto e ottenuto – ha spiegato il presidente Anci Graziano Delrio – l’adesione di numerose forze politiche sociali, che hanno in questi giorni pienamente sposato il nostro appello a sbloccare i pagamenti per salvare l’economia dal completo dissesto. Ma ci rivolgiamo anche a tutte le forze politiche in Parlamento perché assumano iniziative legislative che possano portare a soluzione le nostre richieste». Secondo il vertice dell’associazione dei Comuni, non ha bisogno di alcuna autorizzazione da Bruxelles: basterebbe un semplice decreto del governo. Del resto «se la Spagna ha rinegoziato 27 miliardi non capisco – continua Delrio – perché non lo possa fare l’Italia che è il Paese con il miglior rapporto deficit/Pil. A noi pare che l’austerità è diventata mortale, chiediamo una sobrietà intelligente». Insomma, la richiesta dell’Anci si lega a doppio filo con la «mission» di Monti in Europa, dove si punta a ottenere maggiori margini di spesa pubblica, in cambio di maggiore trasparenza sul debito accumulato. Gianni Alemanno, sindaco di Roma e presidente del consiglio nazionale dell’Associazione, ha parlato di «una scelta dell’Anci molto forte che è un segnale al governo. Come associazione ancora una volta abbiamo preso una decisione totalmente unitaria, i Comuni potrebbero dare una spinta alla crescita ma il patto di stabilità paralizza qualsiasi scelta. Per questo motivo il primo punto in agenda del nuovo governo deve essere la discussione sul patto di stabilità». LE CIFRE DEI SINDACIStando ai numeri forniti dalla stessa associazione oggi ci sarebbero circa 13 miliardi immediatamente utilizzabili (se solo fossero sbloccati) e ben 45 miliardi di residui passivi da poter utilizzare più a lungo termine. Ma tutto resta bloccato per norme miopi e senza alcun senso economico. Gli esempi di una macchina ormai impazzita si sprecano. Che dire, ad esempio, del Comune di Pavia a cui il governo chiede di assicurare una nuova sede del tribunale che accorpi quelle di Vigevano e Voghera, ma che non può sborsare neanche un euro per farlo? Oppure del rompicapo di Piobbico, un Comune delle Marche, che ha avuto la brillante idea di costruire una palestra per le scuole e per la cittadinanza, sul cui tetto ha installato i pannelli fotovoltaici. Un sistema che ha garantito all’amministrazione buoni incassi, fino al giorno in cui una abbondante nevicata non ha fatto crollare il tetto. Ebbene, l’assicurazione è pronta a rifondere le spese per ristrutturare lo stabile e ripristinare l’installazione. Ma il Comune non può spendere. Il risultato è che molto probabilmente perderà l’assegno dell’assicurazione, non riavrà l’istallazione dei pannelli fotovoltaici e la popolazione non potrà più utilizzare la palestra. Un gioco da masochisti. Eppure finora nessuno è riuscito a riscrivere questo patto perverso, ideato da Giulio Tremonti. La decisione dei Comuni ha incassato il plauso della Cgil, che con Danilo Barbi e Fabrizio Solari condivide le richieste di Delrio. E non solo. A schierarsi a fianco dei sindaci c’è anche Luca Zaia, governatore del Veneto. Dalle Regioni, poi, arriva un’altra richiesta che coinvolge comunque le amministrazioni comunali: il rinvio della Tares al 2014. La richiesta è scritta nero su bianco in una lettera inviata al presidente del Consiglio.
L’Unità 15.03.13