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Europa divisa sull’austerità «Rischio di rivolta sociale», di Marco Mongiello

Per far ripartire l’economia l’Unione europea deve autorizzare a calcolare fuori dai vincoli del Patto di Stabilità su deficit e debito gli investimenti produttivi e il saldo dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese. È con questa richiesta che il premier Mario Monti, al suo ultimo vertice europeo, è arrivato ieri a Bruxelles per cercare di far breccia nel muro del rigore di bilancio, aiutato anche dal clima di protesta.
Mentre nell’edificio del Consiglio i ventisette capi di Stato e di governo dell’Ue discutevano del pessimo stato dell’economia, fuori oltre 15 mila manifestanti convocati dalla Confederazione dei sindacati europei (Ces) gridavano slogan contro l’austerità. Un centinaio ha anche occupato un edificio del dipartimento economico della Commissione ed è dovuta intervenire la polizia per convincerli ad uscire. C’è il rischio di una «rivolta sociale», ha ammonito il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker.
ALLARME PIAZZE E URNE
Più della piazza però ad allarmare i leader europei sono le urne. Al vertice dei conservatori, che ha preceduto il summit, Monti ha raccontato la debacle della campagna elettorale italiana. Su Beppe Grillo «c’è preoccupazione», ha riferito Pier Ferdinando Casini, che ha partecipato alla riunione.
All’incontro del Partito popolare europeo non hanno partecipato invece né Berlusconi, per motivi di salute, né Angelino Alfano, per impegni alla Camera. I due sono stati rappresentati da Antonio Tajani, commissario Ue all’Industria e vicepresidente del Ppe. I popolari europei, che in campagna elettorale avevano puntato tutto su Monti ed erano pronti ad espellere Berlusconi per anti-europeismo, ora chiedono coinvolgere il Pdl in un governo di larghe intese. «Deploriamo che l’offerta fatta al Partito democratico per dare un governo stabile, democratico ed europeista all’Italia non sia andata a buon fine», ha dichiarato il portoghese Mario David, uno dei vicepresidenti del Ppe. «Il Pd ci ripensi», ha insistito, ammonendo che se si torna a votare tra tre o quattro mesi «Grillo non potrà che aumentare».
Le elezioni in Italia non sono che l’ultimo eclatante segnale che la politica dei risanamenti di bilancio a tappe forzate imposta da Bruxelles e Berlino ha conseguenze disastrose e Monti ha invitato i leader conservatori a «riflettere in positivo e in negativo sul caso italiano, perché al di là dell’importanza dell’Italia, si presta a riflessioni più generali». Parole molto simili a quelle utilizzate dal presidente socialista dell’Europarlamento, il tedesco Martin Schulz, che ha aperto la due giorni di summit a Bruxelles rivolgendosi ai leader europei: «Voglio invitarvi a non sottovalutare le conseguenze del risultato delle elezioni italiane: qualunque sia l’interpretazione che vogliamo dare a tale risultato dobbiamo capire che abbiamo fallito nel trovare sostegno dei cittadini al nostro approccio riformatore».
Francois Hollande, che ha domandato più tempo per riportare il deficit della Francia in pareggio, ha sottolineato che «a un’eccessiva rigidità corrisponde un’eccessiva disoccupazione». Inoltre, senza nominare la Germania, il presidente francese ha chiesto che facciano qualcosa gli Stati membri che «hanno eccedenze di bilancia commerciale e dei pagamenti e che possono stimolare l’attività interna e quella europea».
Nei giorni scorsi anche uno studio pubblicato dal think tank brussellese Bruegel ha detto chiaramente che per uscire dalla crisi «la Germania dovrebbe dare un contributo netto alla domanda aumentando le importazioni più delle esportazioni».
Nell’immediato però Monti ha puntato tutto sulle misure di stimolo alla crescita, soprattutto ora che le nuove regole sui programmi di austerità approvate nei giorni scorsi dal Parlamento europeo, il cosiddetto two pack», indicano esplicitamente che vanno evitati tagli che danneggiano la crescita e vanno salvaguardati gli investimenti produttivi. «Sono stati introdotti margini ragionevoli di flessibilità nella disciplina di bilancio ha detto Monti chiederemo di poterci avvalere di questi margini».
La discussione ieri è andata avanti fino a tarda sera, limitata nel dopo cena ai soli leader dei 17 Paesi dell’eurozona. Le bozze di conclusioni in circolazione sembrano indicare che il Consiglio è orientato ad avvallare le richieste italiane. Nel testo si legge che «pur nel pieno rispetto del Patto di stabilità, possono essere sfruttate le possibilità offerte dalle norme di bilancio esistenti per equilibrare i bisogni di investimenti produttivi con gli obiettivi della disciplina di bilancio».
Una concessione che ha subito scatenato le proteste della Finlandia. «Non sono d’accordo», si è opposto il primo ministro finlandese Jyrki Katainen, «è difficile stabilire quali siano gli investimenti che possono essere considerati fuori dal calcolo». Quindi, ha concluso, «è più onesto calcolare tutto quello che si spende».

L’Unità 15.03.13