Sbloccare 8-9 miliardi di pagamenti pubblici dovuti alle imprese tramite ordinanze dei sindaci o delibere di giunta per motivi di sicurezza sociale. Per evitare la bancarotta e la chiusura di migliaia di aziende e perdere di conseguenza centinaia di migliaia di posti di lavoro, i sindaci sono pronti a prendersi la responsabilità di derogare al Patto di stabilità interno.
A lanciare la proposta è il presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio. Che, forte dell’appoggio di imprese e sindacati, giovedì nell’Ufficio di presidenza dell’associazione dei Comuni proporrà a tutti i colleghi di fare lo stesso. «Come sindaci ogni giorno siamo davanti ad una tragedia, le aziende che chiudono, i lavoratori che vengono a chiederci aiuto. E la cosa grave è che noi Comuni potremmo benissimo pagare gran parte delle imprese, ma è il Patto di stabilità che ci blocca».
Il quadro dei conti è presto fatto: dei 79 miliardi di debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, 12-13 miliardi sono dei Comuni. «Si tratta di 20-25mila opere pubbliche, appalti con lavori già cantierizzati – spiega Delrio – E alla voce investimenti abbiamo almeno 8-9 miliardi a disposizione per pagarne la gran parte o garantire alle aziende una parte dei pagamenti per evitare che vadano in bancarotta, chiudano e licenzino i lavoratori e non finiscano neanche lavori di pubblica utilità».
Il sistema delle imprese intanto è sempre più vicino all’implosione. Prima fra tutte a rischiare sono quelle edili che nel giro di qualche settimana si troveranno davanti a un vero cataclisma con rischio di blocco per tutto il sistema appena le aziende che lavorano per loro in subappalto inizieranno a presentare ingiunzioni di pagamento. Con ricadute sui Comuni, i loro bilanci e, con un effetto domino sull’intera impalcatura statale. Il grido d’allarme lanciato dal presidente dell’Ance (associazione dei costruttori edili) Paolo Buzzetti assieme a tutte le associazioni datoriali della filiera dell’edilizia (Ance, Anaepa Confartigianato, Cna Costruzioni, Fiae-Casartigiani, Alleanza delle Cooperative italiane, Aniem e Federcostruzioni) per definire un piano di pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione, sembra caduta nel vuoto.
Ecco allora la proposta: «Abbiamo già avuto l’appoggio dell’Ance (l’associazione delle imprese edili, ndr), dei sindacati e delle Regioni. Bisogna fare qualcosa subito e allora io propongo che noi sindaci ci prendiamo la respon- sabilità politica di pagare i crediti sforando il Patto di stabilità. Per pagare però i nostri Ragionieri, i responsabili del bilancio di ogni Comune, hanno bisogno di una ordinanza del sindaco o di una delibera di giunta: i nostri legali stanno studiano quale sia lo strumento migliore e giovedì lo decideremo insieme all’Anci».
IL FLOP DELLA CERTIFICAZIONE
La situazione esplosiva è poi figlia del flop delle misure del governo Monti sullo sblocco dei crediti. Il sistema di certificazione dei crediti voluto dal ministro Corrado Passera ha prodotto pagamenti per la miseria di 3 miliardi sui 79 totali, considerando poi tutti gli 8 mesi di procedure. «Le procedure già farraginose – commenta Delrio – si sono allungate a causa dei ritardi della Consip (società del ministero dell’Economia che fornisce servizi di consulenza a ministeri e Pubblica amministazione, ndr) che ha impiegato mesi per predisporre la piattaforma informatica necessaria alle imprese per fare le domande. In più le banche che fattivamente devono effettuare il pagamento devono essere certe che le aziende non abbiano ceduto il credito ad altri e per questo devono fare lunghi controlli incrociati che prendono altri mesi di tempo». La constatazione è amara: «Qua i mesi passano e le aziende muoiono di austerità, il governo ci ha sempre fatto capire che una soluzione si sarebbe trovata per derogare al Patto di stabilità e invece l’unica cosa che ha fatto è stata allargare la stretta anche sui Comuni sotto i 5mila abitanti. Adesso non possiamo più aspettare o le nostre città scoppieranno di rabbia e di disoccupati», attacca Delrio.
Il dubbio, sollevato da alcuni, che una misura come questa faccia sforare all’Italia il Patto di stabilità europea viene rispedita al mittente: «Abbiamo fatto i conti – continua Delrio – con 8-9 miliardi di pagamenti si avrebbe un aumento del rapporto deficit/Pil del solo 0,3% che ci manterrebbe sotto il 3% definito dai criteri di Maastricht, dunque l’Italia non violerebbe alcun patto europeo».
L’Unità 11.03.13