Giorno: 9 Marzo 2013

"Dalle operazioni di Previti alla conversione di Razzi e Scilipoti tutte le campagne acquisti di Silvio", di Sebastiano Messina

E ancora una volta gli aveva affidato il comando delle operazioni, diciamo così, sotto copertura. Il guaio numero uno, il Grosso Guaio, era che il Polo aveva vinto le elezioni del 27 marzo 1994 ma non aveva la maggioranza al Senato: servivano almeno altri tre voti, oltre ai suoi 156, per ottenere la fiducia. Il guaio numero due, il problema del giorno, era che alla prima votazione per il presidente del Senato era in vantaggio Giovanni Spadolini. Ed era stato proprio Previti, quando Berlusconi era tornato dal Quirinale rivelando di aver confidato a Scalfaro la propria disponibilità a votare per Spadolini, a stopparlo seccamente: «Abbiamo vinto noi, le presidenze ce le prendiamo tutte e due: la Pivetti alla Camera e Scognamiglio al Senato ». Berlusconi, alla fine, si era convinto. Ma adesso le cose non stavano andando come dovevano andare, e Previti era a caccia di voti. «Ci hanno presi uno per uno, promettendoci questo e quello» confidò sottovoce a un cronista il romagnolo Romano Baccarini, senatore centrista e dunque – sulla carta – corteggiabile. …

«Quello che emerge è un attacco alla democrazia», di Giulio Santagata

Giulio Santagata non è stato chiamato a testimoniare dalla procura di Napoli. Oggi è un consulente di Nomisma, fuori dalle luci della politica. All’epoca dei fatti su cui si indaga, però, era forse l’uomo più vicino al premier Romano Prodi, in qualità di ministro per l’Attuazione del programma. E ripensando a quei tempi, a quelle sedute al cardiopalma, con i Turigliatto, i Mastella, i senatori a vita da richiamare, vede un filo rosso che da quella tormentata vicenda porta al «momento complicato» di cui parla Napolitano. Ebbe la sensazione allora che ci fossero queste compravendite di parlamentari? «Mi auguro ancora che le vicende ipotizzate non siano vere, cioè più che altro continuo a sperarlo, a sperare che in questo Paese non sia stato raggiunto un simile livello di degrado dell’azione politica. Ma non mi stupisco più di niente. E quando vedo il distacco che c’è tra i cittadini e la politica, il disgusto che accomuna tutti, trovo una giustificazione. Ora si ricorda di quel tempo solo la litigiosità ma Prodi non galleggiava, governava, riuscendo a …

"Ultima chiamata", di Massimo Giannini

Solo i miopi attori del provinciale teatrino italiano possono credere alla quiete apparente che regna sui mercati finanziari. L’Italia non è il Belgio. Né per estensione geopolitica, né per dimensione socio- economica. Di fronte a un Paese «sgovernato» la comunità degli affari e l’establishment internazionale non possono indulgere troppo a lungo. Lo spread sui nostri titoli di Stato, che da tre giorni staziona miracolosamente intorno a quota 300, è solo «caos calmo». Pronto a riesplodere e a rifarsi «violento » di fronte al perdurare dell’instabilità. DUNQUE c’è poco da illudersi. Come dice giustamente il presidente della Repubblica, «la crisi non aspetta». L’Italia deve superare in fretta questo momento, e «darsi al più presto un governo ». In questa chiave la bocciatura decisa da Fitch, che ha retrocesso il nostro debito sovrano appena due gradini al di sopra del girone infernale denominato «spazzatura», suona davvero come l’ultima chiamata. I «signori del rating», per fortuna, non sono più da tempo i padroni del nostro destino. Le agenzie che decidono, spesso in conflitto di interessi, sul «merito» delle …

Lo tsunami delle urne “I giornali sotto accusa”, di Gianni Riotta

Se chiedete nella redazione di un giornale, o al bar della piazza di paese, «Da dove vengono i guai della stampa?» la risposta tuonerà «da internet». Come tanti luoghi comuni, però, anche questo va in pezzi confrontato con la Maestra Realtà. Sapete infatti qual è l’anno record delle tirature dei giornali negli Stati Uniti? Il 1974, ben venti anni prima del web. In Italia, ancora a metà degli anni ’80 cioè venti anni prima del boom web di casa nostra, i giornali aumentavano di pagine e influenza. Non dal web nasce la rivoluzione nell’informazione. Il mutamento è la fine della società di massa del XX secolo, impiegati, imprenditori, studenti, casalinghe, operai, contadini, soldati, destra, sinistra, cattolici, ceti o gruppi di opinione omogenei tra loro, che potevano leggere lo stesso editoriale, la stessa inchiesta, con soddisfazione condivisa. Quando, dopo 1968, Concilio Vaticano II, declino della catena di montaggio, femminismo, scuola dell’obbligo, va in pensione «l’uomo a una dimensione» deprecato dal filosofo Marcuse, ogni cittadino si scopre con gusti, idee, curiosità, bisogni, interessi variegati, diversi. Per quasi …

"Delitti contro le donne le colpe dell'informazione", di Giovanni Valentini

Le donne sono il primo Altro degli uomini e nell’immaginario maschilista sono le depositarie insieme del passato e del futuro, delle tradizioni e dell’identità della nazione così come della sua continuità. (da “Contro il decoro” di Tamar Pitch – Laterza, 2013 – pag. 12) Finora, nel gergo dell’informazione quotidiana, li abbiamo chiamati sbrigativamente reati passionali, delitti d’onore, raptus di follia, drammi della gelosia. Ma in realtà sono omicidi di genere, commessi dagli uomini contro le donne, come atto estremo di una serie di abusi, sopraffazioni e brutalità, spesso all’interno della stessa famiglia. Per motivi sessuali, di prepotenza o di sfruttamento. Il femminicidio, per usare il neologismo coniato già per la strage di circa cinquemila ragazze compiuta in vent’anni nella città messicana di Ciudad Juarez, non è però soltanto un fenomeno criminale. Ha anche una dimensione mediatica, di comunicazione e di cultura. E perciò interpella direttamente tutti noi, operatori dell’informazione, in rapporto alle rispettive responsabilità. È stata dunque un’iniziativa più che apprezzabile quella promossa dalla Commissione Pari opportunità dell’Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti Rai, sotto …

"Un patto per cambiare se non ora quando?", di Remo Bodei Roberta De Monticelli Tomaso Montanari Antonio Padoa-Schioppa Salvatore Settis Barbara Spinelli

Caro Beppe Grillo, cari amici del Movimento 5 Stelle, Una grande occasione si apre, con la vostra vittoria alle elezioni, di cambiare dalle fondamenta il sistema politico in Italia e anche in Europa. Ma si apre ora, qui e subito. E si apre in questa democrazia, dove è sperabile che nessuna formazione raggiunga, da sola, il 100% dei voti. Nessuno di noi può avere la certezza che l’occasione si ripresenti nel futuro. NON potete aspettare di divenire ancora più forti (magari un partitomovimento unico) di quel che già siete, perché gli italiani che vi hanno votato vi hanno anche chiamato: esigono alcuni risultati molto concreti, nell’immediato, che concernano lo Stato di diritto e l’economia e l’Europa. Sappiamo che è difficile dare la fiducia a candidati premier e a governi che includono partiti che da quasi vent’anni hanno detto parole che non hanno mantenuto, consentito a politiche che non hanno restaurato ma disfatto la democrazia, accettato un’Europa interamente concentrata su un’austerità che – lo ricorda il Nobel Joseph Stiglitz – di fatto «è stata una strategia …