Giorno: 4 Marzo 2013

"Grillo e il lavoro tra statali e precari", di Bruno Ugolini

Col senno di poi oggi appare chiaro che sarebbe stato meglio aprire un confronto in campagna elettorale con i «contenuti» delle posizioni di Grillo e dei grillini, più che con le battute del teatrante, come quella relativa alla necessità di «abolire i sindacati». Sarebbe stata necessaria una battaglia politica aperta, anche per fare chiarezza tra i suoi stessi elettori, quelli che hanno contribuito senza esitazioni a una imponente ondata di consensi nelle roccaforti operaie e nel tumultuoso mondo composito dei giovani precari. Ovverosia i protagonisti di uno dei libri di Grillo SchiaviModerni in cui si parla, tra l’altro, di «Call center organizzati come istituti di pena». Avremmo dovuto, ad esempio, contestare l’idea che per soddisfare la collera giovanile bisogna conquistare non tanto esperienze di lavoro tutelate e dignitosamente pagate, bensì un reddito di cittadinanza sovvenzionato con il sacrificio di altri lavoratori, quelli occupati nei servizi pubblici. Ovverosia vigili del fuoco, infermieri, insegnanti, impiegati delle agenzie delle entrate, ministeriali, e via elencando. Tutti coloro per i quali proprio in questi giorni si discute di un ulteriore …

"Una primavera lunga un giorno", di Ferruccio Sansa

E se fosse una grande occasione? Eppure pochi sembrano rendersene conto, compreso chi ne è stato il propiziatore. Le elezioni che dovevano ridare slancio ci hanno portato un senso di impotenza. L’impasse riguarda il Governo, ma prima ancora noi cittadini. “Sono ottimista, vedo il bicchiere mezzo pieno. Di merda”, diceva una vignetta di Altan. Oggi, però, non è così. Tra pochi giorni a Roma arriveranno centinaia di nuovi parlamentari: medici, professionisti, impiegati, operai. Parliamo del Cinque Stelle, ma anche del centrosinistra o di Monti. Sono incensurati, non hanno conflitti di interesse. Gente comune nel senso migliore del termine. Potrebbero rifare del Parlamento il cuore della nostra democrazia, non il passacarte di governi e partiti. Hanno una responsabilità enorme: governarci, ma soprattutto ridarci la fiducia che servirà come motore della vita civile, del lavoro e dell’impresa. Sono inesperti, ma difficilmente faranno peggio di chi li ha preceduti. Chi dall’estero ci osserva con affettuoso timore o arroganza ne tenga conto: in nessun Paese d’Europa si è assistito a un tale rinnovamento della classe dirigente. Davvero questi giorni …

"E il Corriere ora «scarica» il comico", di Michele Prospero

Contrordine immediato al Corriere. Solo alcuni giorni fa compariva sul quotidiano un inno al «cosiddetto» populismo di Grillo. Che veniva esaltato per la sua sublime capacità «di stare dalla parte dei concittadini». Lo scritto di Ernesto Galli della Loggia era la logica conseguenza di un lungo corteggiamento che aveva scaldato i cuori a via Solferino. Grillo, scrutato con la lente dello storico, che si sa conosce la lunga durata, appariva in dignità al pari dei sovrani inglesi durante la guerra, cioè come un ammirevole leader capace nell’emergenza di «mettersi allo stesso livello della gente comune». Quell’innamoramento per l’eroe genovese, che pareva struggente, ora si rivela solo un piccolo matrimonio di convenienza. E volano già gli stracci. Il direttore Ferruccio de Bortoli se la prende con la sinistra che nientemeno tenta di sdoganare Grillo e non lo denigra più come faceva prima, quando al Corriere c’era qualcuno che il comico lo amava davvero. Ma come è possibile prendersela con la sinistra che «corteggia l’avversario» dopo il rapimento totale per il comico che ha scaldato la estasiata …

"L’illusione del Cavaliere e la rismonta del Pd", di Ilvo Diamanti

Il recupero del Cavaliere è soltanto una illusione. E anche il Pd si è smontato. Insieme hanno perso nove milioni e mezzo di voti AMMETTO di essermi sbagliato. L’ho già scritto alcune volte, di recente, nell’incipit delle mie Mappe, analizzando i cambiamenti politici in atto. Anche alcuni risultati delle elezioni appena avvenute mi hanno spiazzato. Ad eccezione di uno – peraltro importante. La prestazione del Centrodestra e del PdL, guidati da Silvio Berlusconi. Sostengo, infatti, da tempo, che il “berlusconismo” è finito. Ebbene, almeno su questo non mi sono sbagliato. A dispetto delle letture che parlano di “rimonta” e perfino di “miracolo” di Berlusconi. IL PDL e il Centrodestra hanno toccato il punto più basso della loro storia elettorale, che coincide con la biografia della Seconda Repubblica. Partiamo dai dati (che ricavo dal Dossier Lapolis dell’Università di Urbino). Il PdL ha ottenuto il 21,6% dei voti validi. Il 23,6% se si considerano anche i “Fratelli d’Italia” (e del PdL). Circa 14 punti meno delle precedenti elezioni, quando aveva superato il 37%. Ma 11 punti e …

"La frattura sociale che ha sconvolto la Repubblica", di Carlo Buttaroni

Non è vero che il terremoto elettorale ha origine solo nella crisi della politica. Mai come stavolta si è verificato uno scollamento tra generazioni e ha pesato la precarietà. Balzano agli occhi i consensi ottenuti dai 5 Stelle tra gli elettori più giovani e tra i disoccupati. Il che dimostra che la sfiducia verso la politica sono una chiave interpretativa non sufficiente. Sono passati sette giorni dal terremoto che ha sconvolto l’Italia della politica. Un sisma fuori scala, il cui epicentro non è nel sistema dei partiti, ma nella società. Dalle urne è uscito l’urlo di una generazione cui è stato sottratto il futuro. Poteva manifestarsi nelle piazze. È esploso, invece, nei seggi elettorali, materializzandosi in un contesto di istituzioni molto fragili, logorate, indebolite. Soprattutto, incapaci in questi anni di trasformare questi segnali in un’azione riformatrice. La forza di quanto accaduto, e la potenza degli eventi, non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica. E nemmeno in Europa, per come si è manifestato e per l’impotenza che adesso avvolge le istituzioni democratiche. Tutto è cambiato …

"La democrazia senza partiti", di Gad Lerner

PROTESO a realizzare il suo obiettivo dichiarato – cioè una democrazia senza partiti – Beppe Grillo ha garantito ai suoi elettori che, tanto per cominciare, questi partiti fra sei mesi non ci saranno più. Magari stroncandoli in un nuovo passaggio elettorale, che appare sempre più probabile. Ieri i neoeletti rivoluzionari 5 Stelle hanno avviato i preparativi per aprire il Parlamento «come una scatoletta di tonno», all’apparenza incuranti della drammaticità del momento. Lui medita, soverchiato dall’immensa responsabilità che gli tocca. Ma finora, dall’esterno, ha concentrato la sua vis polemica nel tentativo di frantumare l’ultimo partito che in Italia mantiene una significativa struttura nazionale, cioè il Pd. Altro che dialogo, collaborazione, alleanze. Grillo non demorde: Bersani è «fuori dalla storia»; e «quando si aprirà la voragine del Monte dei Paschi di Siena forse del pdmenoelle non rimarrà neanche il ricordo». La sua intenzione, a meno di un ripensamento, è estrema: ridurre anche il Pd a mero agglomerato di potentati locali, come di fatto sono già le altre formazioni politiche. Naturalmente s’impongono ottime ragioni per denunciare l’inadeguatezza burocratica …