«Se li possono riprendere questi otto euro. Non vogliamo essere presi in giro da nessuno». A parlare è Nicola, 49 anni, papà di una ragazza di 19 che frequenta il terzo anno all’Istituto di istruzione superiore di via Asmara. Gli otto euro di cui parla sono il contributo che il ministero dell’Istruzione ha deciso di destinare per l’anno scolastico in corso ad ogni studente con handicap. La cifra riguarda il periodo che va da gennaio ad agosto 2013, cui vanno aggiunti altri quattro euro per il periodo settembre-dicembre dello scorso anno. Totale: dodici euro l’anno a disabile, in pratica un euro al mese. «Un insulto, tanto valeva che se li tenessero, avrebbero risparmiato una spesa che in queste proporzioni è assolutamente inutile. Che cosa si può fare con otto euro?».
LE REGOLE
La decisione arriva dal ministero dell’Istruzione, più precisamente dal «programma per il funzionamento amministrativo-didattico del 2013». Una sorta di tariffario diramato dal dicastero di viale Trastevere a cui devono fare riferimento i presidi nella presentazione del bilancio preventivo. Alla voce «didattica alunni diversamente abili» c’è scritto «12 euro per alunno», importo da sommare al fisso che ogni anno ricevono gli istituti a seconda della tipologia (da 8 a 48 euro per alunno, a seconda dell’indirizzo didattico della scuola). A cosa servono questi soldi? «Fino ad un paio di anni fa c’erano dei laboratori integrati di informatica o di musica in cui gli alunni con disabilità potevano esprimersi con maggiore facilità. Tutto questo oggi è stato tagliato».
Al liceo scientifico Talete, quartiere Mazzini, è iscritto un solo alunno disabile. Quindi dal ministero sono arrivati solo 8 euro. «Fino a qualche anno fa c’era un capitolo di bilancio specifico di circa 6-700 euro e con quelle risorse era possibile pensare di acquistare alcuni strumenti per i ragazzi con disabilità – spiega il preside Antonio Panaccione – Oggi, se avessimo solo questi dieci euro scarsi non sarebbe possibile fare nessun tipo di investimento. Per fortuna ci sono le famiglie: grazie ai contributi volontari riusciamo ogni anno a mettere su un piccolo fondo di 600 euro. Ma non è giusto che si debba sempre fare affidamento sulla generosità degli altri genitori».
I PRESIDI
«Questo contributo è irrisorio e assolutamente insufficiente – denuncia Mario Rusconi, ex dirigente del liceo Newton, oggi alla guida dell’associazione presidi di Roma e del Lazio – Molti dirigenti scolastici sono costretti ad attingere dalle altre risorse della scuola per far fronte a spese che a volte sono davvero necessarie. Per esempio: se in una scuola c’è uno studente cieco sarebbe utile acquistare un sistema elettronico per consentire al ragazzo di ascoltare i libri su cui studia. Ma con dodici euro l’anno non si compra nulla». Secondo l’associazione presidi «questa situazione è il frutto di un’operazione selvaggia di tagli indiscriminati adottati dagli ultimi governi, a partire dalla riforma Gelmini. Chi amministra lo Stato sembra non capire che investire sulla formazione dei ragazzi disabili a livello fisico o psichico, può avere dei vantaggi anche economici nel medio-lungo periodo, perché l’aiuto che viene fornito dalla scuola può essere utile a queste persone per essere più autonome in futuro».
Il Messaggero 01.03.13