Mese: Febbraio 2013

Non si parli di voto utile, ma disgiunto sì, eccome, di Fabrizia Bagozzi

Senza scomodare il voto utile, se le cose per il senato non vanno bene, perché non pensare almeno quello disgiunto? Scivolata dopo scivolata, il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia sta perdendo per strada la spinta propulsiva che gli aveva garantito il colpo di scena iniziale: la sua candidatura da magistrato simbolo di un modo di agire la lotta antimafia gradito a una certa sinistra alla testa di una lista di resistenza civile (così definita da uno dei deus ex machina dell’operazione – insieme a Leoluca Orlando – Luigi de Magistris, non a caso raffreddatosi un po’). Una lista che doveva scardinare i tradizionali rituali e schemi partitisti, evitando il sequel della Sinistra Arcobaleno depurata da Sel e mettere al centro la società civile. Tant’è che fra i motori del processo svettavano i professori di Alba-Cambiare si può, ora defilatisi. Perché poi c’è stata la polemica sui segretari dei partiti (Idv, Prc, Verdi, Pdci) – i quali, usciti dalla porta, sono rientrati dalla finestra (e nelle liste) – che ha spaccato Cambiare si può e …

Università, in dieci anni 58mila studenti in meno, di Luciana Cimino

Non sono una sorpresa per nessuno i nuovi dati che descrivono la lenta moria dell’Università italiana. Non per gli studenti, che negli ultimi anni hanno manifestato contro la loro inesorabile espulsione dall’istruzione. Non per i ricercatori, precari a vita, e neanche per i rettori che da mesi denunciavano l’impossibilità di gestire i propri atenei con le esigue risorse a disposizione. Ora è il Cun (Consiglio universitario nazionale) a mettere nero su bianco che una gran parte di italiani comincia a percepire l’istruzione superiore come un lusso non consentito. Tanto che le immatricolazioni sono crollate. In dieci anni sono scese da 338.482 (anno accademico 2003-2004) a 280.144 (2011-2012). 58mila studenti in meno e cioè il 17%, come se scomparisse un ateneo grande quanto la Statale di Milano. Il fenomeno riguarda tutti gli atenei, dal nord al sud (tranne Bologna). Nel rapporto che il Cun ha rivolto all’attuale governo e Parlamento, ai partiti impegnati nelle elezioni, «ma soprattutto a tutto il Paese», non c’è una sola voce con il segno positivo. Non il numero dei laureati: l’Italia …

Due innovatori a Firenze, di Stefano Menichini

Stasera torna sulla scena Matteo Renzi. Non sarà un one-man-show dei suoi, anzi l’opposto: sarà l’esaltazione dello spirito di squadra e di partito, lo spettacolo rassicurante e rinvigorente del candidato Bersani sostenuto dall’ex giovane sfidante. La rappresentazione, per una sera sola, del ticket che tanti ingenuamente sognavano ancora nel pieno dello scontro. La gran parte del Pd ha imparato ad apprezzare Renzi solo da sconfitto. Un po’ per un riflesso antico non proprio dei migliori, un sentimento collettivo che possiamo cogliere con un precedente illustre: quanto era popolare Pietro Ingrao nel Pci, a patto che rimanesse sempre ai margini… Molto però ha contato, in questa crescita di popolarità renziana ex post, il suo comportamento: fedele alla comunità (quando tanti amici e nemici lo davano per sicuro fuoriuscito), attento a non calarsi nel ruolo classico di capocorrente (alla fine davvero manderà in parlamento solo “i suoi amici”, alla lettera però, non in senso lato), non appiattito su una linea che aveva criticato e su un tipo di partito che voleva rovesciare dalle fondamenta. Quando Renzi dice …