Mese: Febbraio 2013

Università, l'Italia a due velocità:si va dalle eccellenze al rischio default, di Corrado Zunino

I meno 58 mila in dieci anni – studenti iscritti alle università italiane, il segno del crack formativo di un paese che arranca – vanno spiegati nel dettaglio. E, facendo emergere i dettagli, si scopre che il futuro prossimo dell’istruzione superiore definirà impietosamente “sommersi” e “salvati”. E sì, perché ci sono atenei italiani che calamitano matricole, inaugurano corsi di respiro internazionale, ospitano in collegio studenti stranieri meritevoli, vedono crescere i finanziamenti “per merito” (il ministro Profumo nei suoi 14 mesi di mandato ha spinto su questa differenziazione dei denari). Altri atenei, undici sui 55 pubblici, sono a un passo dalla chiusura. La Cà Foscari di Venezia, la prima business school d’Italia, trenta lingue insegnate, il giorno dopo la pubblicazione del tragico dossier del Consiglio universitario nazionale ha fatto sapere che a Dorsoduro negli ultimi dieci anni le immatricolazioni sono cresciute del 36,61 per cento (quando la contrazione generale è stata del 17 per cento). Oggi gli immatricolati al primo anno, a Venezia, sono 6.194 e 19.199 gli iscritti. Negli ultimi tre anni, che poi rappresentano …

Se i genitori diventano «sindacalisti» dei figli, di Riccardo Bruno

La scuola italiana? Un campo di battaglia. Studenti in guerra contro insegnanti. Ma sempre di più spalleggiati dai genitori che non si fidano degli insegnanti, credono che tocchi a loro sopperire all’educazione inadeguata, alle carenze della scuola. Insomma, si sentono «sindacalisti dei propri figli», espressione che coniò l’allora ministro Fioroni (centrosinistra). Ripetuta qualche anno dopo dal ministro Gelmini (centrodestra). Lo studente, che si nasconde dietro il nome del pilota Fernando Alonso, chiede aiuto su Internet: «Un prof mi ha ritirato il cellulare e se l’è tenuto, posso denunciarlo?». Risposta pronta di Woody: «Sì. È Furto!!! Potresti registrare una conversazione, lo porti a dire che te lo ridarà quando vuole lui!!! Fallo, avrai il coltello dalla parte del manico!!! Odiosi prof!!!». Benvenuti nel campo di battaglia della scuola italiana. Studenti in guerra contro insegnanti. Come sempre. Ma, ed è questa la novità, sempre di più spalleggiati dai genitori. Liceo di Roma: alla professoressa gli studenti fanno sparire gli occhiali, lei perquisisce gli zaini. Quando a casa i ragazzi raccontano tutto, qualche papà invece di sgridare il …

La solitudine dell'Articolo 1, di Gustavo Zagrebelsky

Se, per esempio, l’Autore dei Ricordi dal sottosuolo fosse tra noi e riprendesse la parola, troverebbe nel nostro tempo ragioni per convalidare quella che, allora, fu formulata, e generalmente considerata, come la farneticazione d’un visionario: «Allora tutte le azioni umane saranno matematicamente calcolate secondo quelle leggi…oppure, meglio ancora, ci saranno pubblicazioni benemerite, sul genere degli attuali lessici enciclopedici, in cui ogni cosa verrà calcolata e stabilita tanto esattamente, che al mondo non si daranno più azioni né avventure » (ma si finirà nella noia mortale, aggiungeva Dostoevskij).FORSE, l’opera non è ancora conclusa, né tantomeno è conclusa con generale soddisfazione, ma certamente è in corso, come tentativo o, almeno, tendenza. Eppure, quel “fondata sul lavoro” che apre la nostra Costituzione vorrebbe essere il preannuncio di azioni e avventure indipendenti dalle tabelle di logaritmi econometrici. Vorrebbe starne fuori, anzi prima. Fuori dalle immagini letterarie, la questione è formulabile nei semplici termini seguenti. La Costituzione pone il lavoro a fondamento, come principio di ciò che segue e ne dipende: dal lavoro, le politiche economiche; dalle politiche economiche, l’economia. …

Attenti alle battute da due soldi di Berlusconi

“Berlusconi dice che la nostra situazione dipende dalla Germania? Bisogna stare attenti a queste battute da due soldi”. Così Pier Luigi Bersani, da Milano dove ha partecipato a un’iniziativa su Expo 2015 con Umberto Ambrosoli e Giuliano Pisapia, ha liquidato le affermazioni di Silvio Berlusconi, che in mattinata aveva parlato di un ‘braccio di ferro da vincere con la Germania’, pena ‘la fuoriuscita dall’euro, uno ad uno, di tutti i Paesi’. “Se noi avessimo fatto i compiti che dovevamo fare dopo l’euro e approfittato del calo degli interessi – ha ricordato Bersani –, certamente la Germania avrebbe ben meno da rimproverarci e potremmo parlare con voce più chiara, anche sulla Germania. Tutto quello che abbiamo buttato via ce l’hanno fatto buttare via loro, Berlusconi e la Lega. E adesso loro non hanno il diritto di lamentarsi”. Il segretario del Pd ne ha avuto anche per il M5S: “La proposta di Grillo di dare mille euro al mese a tutti per tre anni – ha detto – è una vergogna e mi indigna profondamente”. Quanto alle …

La sfida dei cattolici a sinistra, di Claudio Sardo

È rimasto deluso chi sperava che l’incoraggiamento dei vertici ecclesiali a Mario Monti si trasformasse in un imprimatur alla sua lista, in un nuovo «partito dei cattolici». Come erano rimasti delusi coloro che invocavano un investimento della Chiesa sul centrodestra post-berlusconiano, magari per renderlo più simile ai teocon americani che alla Cdu tedesca. Il pluralismo delle opzioni politiche dei credenti è ormai una realtà. È lo scenario della sfida che hanno di fronte la Chiesa nella sua missione e i laici cattolici nella loro vita di cittadini. Peraltro i sondaggi segnalano che oggi è il Pd il partito più votato dai cattolici praticanti: e questo oltre ad essere uno stimolo per rafforzare l’identità di partito di «credenti e non credenti» e per sviluppare ancor più la ricerca di un «umanesimo condiviso» dimostra l’originalità italiana, dove il personalismo e il solidarismo cristiano sono stati, e sono tuttora, alimento fondamentale della cultura della sinistra. Altro che «bipolarismo etico»! Se è vero che l’onda montante individualistico-radicale rischia di occupare tutti gli spazi della secolarizzazione, il pluralismo dei credenti …

Il discensore sociale, di Ilvo Diamanti

Il lavoro non è “finito”, come preconizzava Jeremy Rifkin. Ma è cambiato profondamente. Sulla spinta della crisi, oltre che delle trasformazioni economiche e tecnologiche. Anche gli orientamenti verso il lavoro, in Italia, sono cambiati, negli ultimi anni. In modo rapido e non lineare. È ciò che suggerisce la lettura dei dati del sondaggio condotto da Demos Coop per la Repubblica delle idee. 1. Il “lavoro in proprio” e la “libera professione” non costituiscono più un mito condiviso, come negli ultimi vent’anni. Nel 2004 – considerati insieme – costituivano il primo riferimento per oltre metà degli italiani (53%). OGGI per meno del 40%. Per contro, ha ripreso a farsi sentire il richiamo del lavoro dipendente nella piccola e, ancor più, della grande impresa. Ma, soprattutto, il “pubblico impiego” oggi è (ri) diventato il lavoro preferito dalla maggioranza degli italiani: il 31%, 5 punti più del 2004. Le spiegazioni di questo mutamento di opinione sono diverse. 2. La più importante, forse, è l’insicurezza. Tra coloro che, nell’ultimo anno, affermano di aver lavorato, la quota di quanti dichiarano …

Il Pd riparte dalla foto di Firenze, di Giovanni Cocconi

«Bersani e Renzi? Insieme vincerebbero» aveva detto Roberto Benigni quando, in piene primarie, forse nemmeno lui sperava di vederli insieme. La “foto di Firenze” scattata ieri in un teatro strapieno, palesemente inadeguato a contenere l’entusiasmo del Pd pride, è qualcosa di più del profumo di vittoria alle elezioni. E rende più concreta la certezza che Pier Luigi Bersani ha consegnato alla platea quando ha detto che «questo partito, che non ha nomi sul simbolo, fra dieci, venti, trent’anni sarà ancora qui». Ieri all’Obihall tra i due leader (arrivati insieme in auto elettrica) non è nato un ticket, il due di coppia non si ripeterà in campagna elettorale dove d’ora in poi ognuno andrà dove serve, ma l’evento sigilla l’esistenza di un Pd forte, largo, in salute (nonostante i sondaggi in calo), capace di lasciarsi alle spalle le tossine per lavorare in una sola direzione. Più comizio elettorale quello di Bersani, («il prossimo presidente del consiglio» lo ha salutato il sindaco di Firenze), più discorso sul futuro quello di Renzi, che ha usato la sua Firenze …