Modena – volantinaggio Università Modena e Reggio Emilia
Modena – via Campi
Modena – via Campi
L’impegno ad approvare una legge sull’omofobia in sei mesi e una sulle unioni civili entro un anno, la conferma che non romperà l’alleanza con Vendola, che anzi vede come «uomo di governo», e poi l’offensiva contro un Berlusconi che «si sente minacciato se si parla di regole» e contro una Lega «che con le famose ronde padane non ha fermato la ‘ndrangeta, che anzi è si è infiltrata nella giunta regionale in Lombardia». Bersani va al rush finale della campagna elettorale senza cambiare registro, deciso a «non raccontare favole» e però annunciando quel che sicuramente farà una volta a Palazzo Chigi. Intanto, per quel che riguarda le alleanze: «Vendola sta governando una Regione, a differenza di quello che pensano tanti altri, io penso a lui come un uomo di governo», dice il leader del Pd a uso e consumo di Monti e soci. «Inutile che mi dicano “con Vendola no”, perché allora vuol dire no con Bersani, punto». Ma soprattutto, il candidato premier del centrosinistra mette in chiaro che non mancherà di fedeltà ai suoi …
Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) Ci avviciniamo al Terzo Reparto, e uno grida, rivolto prima al direttore, poi a tutti noi: «Me lo merito? Non me lo merito! Non me lo merito! ». Abbiamo già visitato il Primo Reparto, il direttore ci ha avvertiti: «Al Terzo è più dura». È il vecchio Reparto Agitati. Non ci sarà nessun atto inconsulto, solo facce e gesti gentili e ansiosi e tristi. C’è un giovane chiuso, con lui bisogna stare attenti, avvertono; è lui stesso a sbattere la porta blindata della cella addosso al cancello già chiuso. Le altre camere sono aperte, grandi e luminose, sei persone, niente letti a castello. Pochi stanno in branda: meno di quanti se ne troverebbero, a qualunque ora, in una galera “normale”. Sta passando il carrello del vitto, portato da due giovani signore dall’aria cordiale. Gli internati (si chiamano così) raccontano di sé succintamente, devono aver fatto l’abitudine ai visitatori e imparato a usare il minuto che può toccar loro. «Venivano come al giardino zoologico». Dicono il nome, l’età, gli anni che …
Si tirano le somme al centro congressi Frentani. I Giovani Democratici si ritrovano, dopo quattro anni di attività politica, per un bilancio insieme alla dozzina di parlamentari che provengono dalla loro organizzazione che verranno eletti nelle liste del Pd alle prossime elezioni. E con le decine di associazioni, reti, coordinamenti di precari e di giovani professionisti con cui hanno costruito la campagna Alta Partecipazione si ritrovano alla fine di questa lunga camminata tra le condizioni di vita dei giovani italiani. Un esperimento, piuttosto riuscito, di nuove relazioni tra partiti e attivismo sociale, che si é concluso ieri con una grande assemblea che ha visto la partecipazione di centinaia di ragazzi. L’Associazione nazionale archeologi, la rete degli studenti, la Link coordinamento universitario, l’associazione Giosef, la fondazione Benvenuti in Italia, e tante altre associazioni, hanno voluto sottoscrivere, con i giovani candidati alla Camera dei Giovani Democratici, l’elenco delle loro proposte. E tutti hanno voluto mettere la firma sul grande striscione che all’ingresso rassumeva il lungo elenco di proposte. E a siglare questo patto ieri c’erano anche Stefano …
Nadia Urbinati perché ha firmato l’appello per il voto a favore del centrosinistra? Quali sono le sue preoccupazioni? «Il mio principale timore è la frammentazione del voto a sinistra. Non è un appello al voto utile, visto che ogni voto lo è, bensì al voto intelligente. Strategico. Razionale. Bisogna considerare il nostro sistema elettorale ed evitare la perdita di rappresentatività. Anche dal punto di vista dello scopo: servono un governo e una maggioranza forti». Se, invece, alla fine il Pd non fosse nelle condizioni di «dirigere il traffico»? «A mio avviso, ci sono tutte le condizioni per tornare a votare poco dopo. È questo il motivo dell’appello. Bisogna rafforzare il centrosinistra per rendere più stabile l’eventuale alleanza con il centro. Altrimenti saranno più facili rotture, incomprensioni e tensioni a sinistra. Con il rischio concreto di elezioni anticipate». Al di là della loro consistenza numerica, come giudica le nuove forze in campo, da Grillo a Ingroia a Giannino? «Sono ovviamente diverse. Il M5S e Rivoluzione Civile sono movimenti demagogici e populisti. Usano uno scontento giustificato e …
Segretario Bersani, comunque vadano le elezioni, un’alleanza tra voi e Monti pare inevitabile. «Ho sempre detto che anche se avremo il 51 per cento ragioneremo come se avessimo il 49. In teoria un rapporto è possibile, ma fino a qui ho sentito solo critiche al Pd e assurde preclusioni nei confronti di Vendola». Le chiedessero di scaricare il leader di Sel? «Non esiste! Tre milioni e 200mila persone hanno deciso che questa è l’alleanza di governo: le critiche a Vendola mi irritano, la richiesta di liquidarlo mi offende». Si imputa a Monti una visione élitaria della politica… «In effetti, io cerco di stare all’altezza degli occhi della gente mentre lui guarda le cose dall’alto. Siamo diversi, io guido una forza popolare e tutti sanno che dopo Bersani ci sarà ancora il Pd, mentre mi chiedo cosa ci sarà dopo Monti così come dopo Berlusconi». I due si assomigliano? «Diciamo che hanno una comune tendenza al comando solitario». Sostenere che l’élite finanziaria vuole una politica debole significa fare della demagogia? «No, il rischio c’è. Ma dev’essere …
Che cosa è successo davvero al Paese in questi anni? Perché ci troviamo di fronte ad una devastazione dell’etica capace di evocare, talora in forme ancor più squallide e pervasive, il fantasma di Tangentopoli? Lo rimuovemmo per quasi vent’anni, quel fantasma, per riscoprire all’improvviso grandi e piccole vergogne. PER RISCOPRIRE le cricche e le banconote nascoste in un pacchetto di sigarette, o la risata di un imprenditore nella notte del dolore aquilano: da Tangentopoli, insomma, non eravamo mai usciti, e riprese poi una slavina che non ha risparmiato quasi nessuna istituzione o parte politica. Quasi nessuna area del Paese. E siamo ora a chiederci che cosa non abbiamo compreso del nostro passato e che cosa semmai è cambiato: da dove nasce cioè una violazione quotidiana della legalità che non riguarda più solo la politica. Era prevedibile, purtroppo, come era stato prevedibile quel che le indagini di Mani Pulite misero in luce. Italo Calvino aveva descritto lucidamente la realtà già nel 1980, in un “Apologo sull’onestà nel Paese dei corrotti” dall’inizio fulminante: «C’era un Paese che …