Mese: Febbraio 2013

"Gli studenti contro il decreto Profumo", di Mario Castagna

Dopo le critiche delle regioni e le proteste nelle facoltà, arriva lo stop anche dei rappresentanti del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Il decreto di riforma del diritto allo studio del ministro Profumo sembra essere destinato ad uno stop quasi definitivo. Giovedì l’organo di rappresentanza degli universitari, eletto direttamente dagli studenti nelle elezioni del 2010, ha espresso il proprio parere negativo allo schema di decreto proposto dal ministro. Alla riunione hanno partecipato solo gli studenti delle liste di centro destra e gli studenti di Comunione e Liberazione, mentre gli studenti delle liste democratiche e di sinistra hanno addirittura disertato la riunione per esprimere con maggior forza la propria contrarietà al decreto. Lo stop è comunque ormai trasversale e gli studenti di tutti gli schieramenti hanno chiesto al ministro Profumo profonde modifiche. «La maggioranza del Cnsu ha approvato il parere necessario, nel tentativo di non risparmiare critiche, ove necessario, al ministro Profumo, ma sottolineando il proprio auspicio che si possa presto giungere all’approvazione delle riforma – ha dichiarato Marco Lezzi, componente del Cnsu, aderente al Coordinamento …

«Università al capolinea Sei interventi per salvarla», di Mariolina Iossa

Poi si parla di fuga dei cervelli. E ci si stupisce del crollo delle immatricolazioni. Oppure si guarda con ansia alle migliaia di studenti che rinunciano a laurearsi. Ultima fermata, per i nostri atenei, arrivati al capolinea prima del disastro. «Se vi fosse una Maastricht delle Università, noi saremmo ormai fuori dall’Europa». Eppure ovunque ci si volti, dice il presidente della Conferenza dei rettori, Marco Mancini, da nessuna parte si offrono ricette per i mali dell’università e della ricerca italiane, non ci sono soluzioni nelle agende politiche di chi si candida a governare il Paese. Proprio per questo, la Crui ha scritto una lettera aperta al prossimo presidente del Consiglio con 6 proposte per il futuro dell’Università. «Serve una forte discontinuità con il passato — spiega Mancini —, la politica ci ha messo fra parentesi e parla di futuro? Per noi, sia chiaro, l’università è un aspetto fondamentale del futuro». I rettori stavolta sono decisi, non si tireranno indietro. Che non si dica poi che sono rimasti a guardare o che si sono limitati a …

"La sfida dell'educazione permanente", di Fulvio Fammoni*

Finalmente in una campagna elettorale in cui si discute davvero troppo di merito e pochissimo del ruolo della formazione, è stata avanzata da parte di Bersani una proposta concreta. Basata su investimenti, sicurezza delle scuole, ruolo degli insegnanti, interventi sulla precarietà. È esaustiva? No, sicuramente serve anche altro. Ma almeno si sfugge a insopportabili banalità e luoghi comuni e si comincia ad entrare nel merito. La differenza eclatante con gli anni del centrodestra è passare da tagli a investimenti e affrontare temi drammatici come la dispersione scolastica non con slogan, o ancora peggio abbassando di fatto l’età per il lavoro minorile. Partiamo allora da un concetto di fondo: se la piena realizzazione della persona è l’unità di misura della legittimazione dell’agire economico e della sua equità sociale, la conoscenza non può che essere un tratto fondamentale del lavoro e della società. I dati dimostrano la nostra arretratezza: ad una quota di analfabetismo strutturale si aggiunge l’analfabetismo di ritorno; è sotto la media europea la diffusione e l’uso di internet; troppo alta la quota di abbandono …

Bersani: “Da Milano parte la svolta ora tocca a noi, usciremo fuori dal buio”, di Alessia Gallione e Matteo Pucciarelli

Questa volta, l’arcobaleno che apparve dopo la pioggia due anni fa tra le guglie della cattedrale a salutare la vittoria di Giuliano Pisapia non c’è. Non ancora, dice Pierluigi Bersani. Ma arriverà. Ed è a quella manifestazione, a quel risultato strappato nella culla del berlusconismo e della Lega, che ha pensato il segretario del Pd. Lo ha fatto da lì, è da una (stessa) piazza Duomo gremita da almeno 30mila persone che il centrosinistra ha voluto lanciare la volata. Ancora una volta è questo l’epicentro politico della sfida. Ed è «da qui che partirà la svolta», ha esortato il candidato premier. Dal «luogo da cui, nel bene e nel male è sempre partito tutto, gireremo una pagina ventennale. Noi tireremo fuori dal buio la Lombardia e l’Italia ». E la foto finale è di gruppo. Tutti insieme, i leader della coalizione: Bersani, Nichi Vendola, Bruno Tabacci, insieme al sindaco Pisapia e al candidato al Pirellone Umberto Ambrosoli. Con un uomo in più a giocare quella che è diventata una doppia partita decisiva: Romano Prodi salito …

"Lavoro e povertà. I veri problemi del mezzogiorno", di Guglielmo Epifani

Vista da Napoli la campagna elettorale appare davvero surreale. Con l’eccezione del Pd, e in parti- colare dello sforzo di Bersani, quasi tutto il dibattito ha preso una direzione totalmente rovesciata rispetto alla priorità dei problemi. I temi del lavoro, del- la crescita e della sua qualità, del Mezzogiorno, della coesione, della inoccupazione giovanile e della precarietà, avrebbero dovuto costituire il cuore del confronto dei programmi vista la pesantezza della crisi. E invece sono stati sostituiti dal fisco, dalla tassazione della casa, dalla fantasia delle promesse e dalla irresponsabilità diffusa. Sui problemi del Welfare, dalla sanità all’istruzione, su quelli della povertà e dell’esclusione sociale, sulla condizione dei pensionati, anche qui con l’eccezione del Pd, il confronto elettorale non ha registrato sostanzialmente nulla. Tutto questo naturalmente impoverisce la serietà e la qualità del confronto, allarga e non riduce il distacco tra cittadini e politica, finendo per alimentare ogni suggestione populista e antidemocratica. Insieme conferma l’anomalia tutta italiana dei partiti e dei movimenti personali che per definizione non sono in grado di produrre un credibile progetto di …

"In fuga dalle domande e dalla democrazia", di Ilvo Diamanti

Confesso di non averci creduto. Al ritorno annunciato di Grillo in tivù, a Sky. In un’intervista in diretta, dal suo camper. Infatti, nel pomeriggio il ritorno è stato rinviato. A mai più. Perché, ha scritto Grillo su Twitter, piuttosto che nei salotti tv, preferisce recarsi «nelle piazze, tra la gente ». Così si è servito, una volta di più, della televisione come strumento di propaganda. Ma senza andarci, direttamente. E senza accettarne le regole, anche le più elementari. Tra le altre: accettare il confronto con un giornalista, rispondere a domande, magari critiche. Non ho mai creduto davvero che Grillo si sarebbe fatto intervistare in tv. Per alcune ragionevoli ragioni. Anzitutto, perché non gli conviene. In una fase in cui tutti i sondaggi registrano la crescita impetuosa del M5S. Spinto dagli scandali che hanno scosso gli ambienti politici, finanziari ed economici. Hanno colpito a destra, a sinistra e al centro, alimentando il vento che gonfia le vele del vascello di Grillo. In secondo luogo, andare in televisione, accettare un’intervista, avrebbe significato, per Grillo, contraddire il proprio …